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Scuola, organizzarsi per affrontare il futuro
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1. Scuola, organizzarsi per affrontare il futuro
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da Messaggero Veneto
Venerdì, 2 Agosto 2002

Scuola, organizzarsi
per affrontare il futuro

Mentre insegnanti (non tutti) e alunni si godono le giuste vacanze, nelle scuole si sta vivendo un momento molto delicato, che andrà a incidere su quelli che sono gli equilibri interni di ogni istituto. Che i tagli si facciano d’estate e che le procedure per la partenza regolare dell’anno scolastico vengano tolte da ogni contesto con il solo risultato di aumentare la crisi delle scuole per un risultato di facciata è ormai una “lezione” che il ministro Letizia Moratti sta dando per il secondo anno consecutivo sia all’opinione pubblica che ai lavoratori della scuola.
Quello che in questa fase alle scuole manca è la capacità di fare sistema: non parlo qui degli accordi di rete o della costituzione di poli scolastici per la nomina dei supplenti, che sono iniziative importanti, ma comunque legate a dinamiche che stanno fuori dalla logica progettuale di ogni singola scuola, mentre parlo proprio della costituzione di un “Sistema scuola pubblica”, che riesca a far fronte a quelle che sono le emergenze del futuro e del presente.
Personalmente vedo due grossi problemi venire avanti nel 2003: la ridefinizione del piano di dimensionamento scolastico; il problema della formazione dopo la scuola dell’obbligo. Entrambe le questioni verranno affrontate se non contro le scuole, almeno senza le scuole. E tutto questo avviene perché le scuole non sanno fare sistema.
Sulla ridefinizione del Piano di dimensionamento scolastico se ne stanno sentendo molte, nessuna delle quali per ora scalda gli animi. Si sente infatti dire che a Udine sorgeranno alcuni istituti comprensivi, che l’ambito di Pasian di Prato – che attualmente prevede tre istituti (due direzioni didattiche e una scuola media) – sarà trasformato in un ambito con due istituti comprensivi, che sparirà l’istituto di Sedegliano e via di seguito. Notizie senza logica si rincorrono in un mondo come quello scolastico avvolto nelle emergenze e che per questo ha problemi a progettare. Ci sono istituti comprensivi con più di 1.000 alunni (Tricesimo, Tarcento) e direzioni didattiche cittadine con 11 scuole (III Circolo), ma invece di ragionare sul complesso del sistema scolastico dimensionato si ragiona su singole situazioni slegate dal resto e tutto questo lo si fa fuori dalle scuole.
Mentre cioè nelle scuole gli insegnanti si occupano, nella maggior parte dei casi della propria classe, qualcuno pensa di rivedere il sistema in modo da produrre istituti giganteschi che riducano le presidenze (e quindi rendano obsoleto il 1º concorso per dirigenti scolastici) e creino ancora altri anni di incertezze per stabilizzare situazioni nuove dopo aver rotto quelle vecchie di soli tre/quattro anni.
Il secondo problema è quello della formazione: solo se il sistema regionale dell’istruzione pubblica verrà riconosciuto come sistema formativo avremo una possibilità organica di gestione dei ragazzi e del personale scolastico. Altrimenti si assisterà al depotenziamento della scuola secondaria pubblica e alla nascita di attriti e competitività per la “caccia” all’alunno.
Se tutto questo non merita la creazione di un vero “Sistema della scuola pubblica” non so che cosa lo merita. Anche perché su questioni come i tagli agli organici (che senso ha inviare l’elenco delle scuole della Regione con meno di 9,5 alunni per insegnante e poi assegnare ad alcune di queste scuole altri insegnanti peggiorando la loro percentuale?), l’insegnamento del friulano (che non si può svolgere – a opzione ormai richiesta – secondo quanto previsto dal documento, non messo in discussione, della Direzione regionale), lo sviluppo delle nuove tecnologie, il potenziamento dell’insegnamento dell’inglese, il mantenimento nell’organico dei docenti più impegnati nelle attività di istituto e non solo di quelli più anziani (non so se a qualcuno è chiaro cosa succede quando in una scuola a perdere il posto è un docente con funzione obiettivo o un referente di area) vanno aperti tavoli di dibattito al fine di realizzare un vero sistema della scuola pubblica del Friuli-Venezia Giulia.
Ma nulla di questo si vede all’orizzonte e il perché non e chiaro: ognuno sembra solo interessato alla propria emergenza, quasi che il problema della scuola non meriti un dibattito aperto, ma solo singole discussioni su problemi settoriali.
dirigente scolastico Pagnacco


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Date: 02 Aug, 2002 on 09:41
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