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DOPO L’ESAME PIÙ FACILE
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1. DOPO L’ESAME PIÙ FACILE
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da Corriere.it
Venerdì, 26 Luglio 2002

Licei e geometri, esiti diversi

DOPO L’ESAME PIÙ FACILE

di ERALDO AFFINATI

Quando finiscono le interrogazioni degli studenti che il prossimo anno andranno all’università, Roma assume a vista d’occhio una dimensione estiva. Perfino le scuole più ritardatarie hanno ormai esposto nelle bacheche i quadri dei risultati del nuovo esame di Stato. A Roma e provincia su 34.938 esaminati ben 33.442 sono stati promossi, cioè il 95,71% del totale, con un incremento dell’1,66% rispetto allo scorso anno. Si tratta di percentuali altissime, anche se la media nazionale è ancora più rilevante, pari al 97 per cento. Se andiamo a spulciare all’interno dei dati generali, troviamo confermate alcune tendenze, vale a dire l’affermazione decrescente dagli istituti artistici e dai licei sino ai tecnici e professionali, dove la media si abbassa a 93%. La maglia nera va ai geometri, promossi solo nella misura dell’87%, mentre i migliori sono stati gli studenti dei licei linguistici che hanno raggiunto il successo totale con il 100%: in quest’ultimo dato forse incide la presenza degli istituti privati, notoriamente ancora più indulgenti di quelli statali.
Nessuno, in linea di massima, dovrebbe aver pianto: il nuovo sistema, i dati romani lo dimostrano, finisce per ufficializzare gli esiti già emersi nello scrutinio, tanto che alcuni si chiedono se, a questo punto, la prova finale sia davvero necessaria. I rari esiti infelici sono nascosti da un reticente «non ha superato l’esame»; il punteggio non figura per evitare umiliazioni pubbliche. Qualche studente può aver cancellato una o due insufficienze, ma nel suo caso l’emozione maggiore è stata quella di vedere riuniti tutti insieme i professori già ben conosciuti individualmente.
Anche per i docenti niente di nuovo, se non il tour de force verbali, griglie di valutazione e sigle. Anzi, di specifico soltanto questo: gli esami d’ora in poi li faranno unicamente coloro che insegnano nelle classi finali. Nessun altro. Se il compenso per la prestazione di Commissario fosse una pacchia, i colleghi di classi non terminali potrebbero trovare ingiusto che non venga loro concesso di partecipare al festino: ma tre centinaia di euro escludono qualsiasi rivendicazione.
C’è davvero bisogno, insinuano altri, di continuare con la recita dell’esame? Non sanno già tutto, allievi e professori, su come stanno le cose? È pur vero che due prove scritte nazionali (la terza no: è decisa classe per classe) dovrebbero uniformare le valutazioni. Ma non si potrebbe ottenere lo stesso scopo, ipotizzano in molti, con un «test di uscita» prima dello scrutinio conclusivo?
Si risparmierebbero così anche i compensi dei commissari. Inoltre si eviterebbe di arrivare agli ultimi giorni esauriti dal caldo più che dallo studio. Già dalla fine di maggio in certe aule romane i ragazzi cominciano ad appassire come piantine di basilico senza acqua. Eppure qualcuno vorrebbe che in Italia la scuola funzionasse anche in giugno e luglio. A quel punto però, in mancanza dell’aria condizionata, si dovrebbe auspicare una Fontana di Trevi davanti a tutte le scuole della nostra città.


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Date: 26 Jul, 2002 on 07:54
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