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1. I VERI ESAMI
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da Il Corriere della Sera
Martedì, 16 Luglio 2002

Dopo la maturità
I VERI ESAMI

di WALTER PASSERINI

Che fare dopo il diploma? Se lo stanno chiedendo in questi giorni, insieme alle loro famiglie, più di 450 mila giovani che hanno superato il giro di boa della maturità. Come scegliere la strada verso il futuro? E, soprattutto, che cosa scegliere? Sono tre le strade possibili. La prima è quella che imboccheranno le 270-280 mila matricole che s’iscriveranno all’università. Molti lo faranno ascoltando il parere degli amici o della mamma; altri, più fortunati, seguiranno le loro inclinazioni maturate sin dai primi giorni di scuola; troppi andranno a bivaccare nei corridoi e nei chiostri dei 74 atenei sparsi nella Penisola e i due terzi di loro si perderanno, definitivamente, senza mai raggiungere la sospirata laurea. Su mille ragazzi che si iscrivono alla prima media inferiore, 790 raggiungono la maturità, 470 si iscrivono all’università, ma solo poco più di 150 prendono la laurea.
Spesso, l’iscrizione all’università non è frutto di un lavoro di orientamento offerto ai giovani e alle famiglie. E’ il riflesso di mode, abitudini, pigrizie, perché «così fan tutti». E’ lo specchio di genitori alla ricerca di un brandello di promozione e considerazione sociale. La scelta non viene fatta tenendo conto delle attitudini, degli interessi, del bagaglio formativo posseduto o delle richieste del mercato. Eppure proprio questi quattro dovrebbero essere i punti cardinali di una bussola dell’orientamento. Come aiutare i giovani e le loro famiglie nella scelta fra 3 mila lauree triennali e delle prossime, almeno altrettante, lauree specialistiche biennali?
Coloro che non s’iscriveranno all’università avranno davanti altre due strade: il lavoro o l’istruzione professionale. Gli aspiranti lavoratori, per necessità o per scelta, misureranno in fretta il loro relativamente debole potere contrattuale.
Dovranno spesso accontentarsi per vedere il lavoro da vicino. Nell’attesa di un posto più o meno sicuro, sperimenteranno le diverse forme del lavoro temporaneo. Non dovranno però immaginarsi pessimisticamente una vita da precari: accumuleranno esperienze, si scontreranno con la realtà, misureranno le proprie forze, trovando in un arco di tempo ragionevole la propria strada o magari, rientrando, come spesso succede, nel circuito formativo professionale. Quattro sui dieci che imboccheranno la strada del lavoro interinale, per esempio, verranno assunti entro un anno a tempo indeterminato. Gli altri aggiungeranno una missione temporanea all'altra e, se non saranno dotati di una qualche specializzazione, dovranno tornare prima o poi sui banchi di un'aula.
La terza strada per coloro che non sceglieranno né l'università né il lavoro sarà quella della formazione professionale post-diploma. Qui le alternative cominciano a essere molte. Ve ne sono di private, a pagamento; e ve ne sono di pubbliche. Mancando un sistema nazionale di valutazione, l'offerta di formazione professionale rischia di essere un territorio in chiaroscuro, dove a corsi di indubbia efficacia e qualità si accompagna un sottobosco di iniziative non sempre trasparenti.
Un livello da seguire con attenzione è invece quello dei cosiddetti Ifts (corsi di istruzione e formazione tecnica superiore). Istituiti in consorzio tra università, scuole, associazioni imprenditoriali, camere di commercio e associazioni professionali sulla base dei fabbisogni territoriali, questi corsi, gratuiti e di durata annuale, rappresentano un anello del sistema formativo post-diploma destinato a diventare sempre più importante e strategico. Oggi ne sono stati attivati circa un migliaio, in tutte le regioni, e spaziano dalle biotecnologie al turismo, dal tessile-abbigliamento alla multimedialità, e rappresentano un canale privilegiato di accesso al mondo del lavoro.
In sintesi, la scelta della strada dopo il diploma è oggi più complicata da un'offerta più ampia e proliferata spesso in modo indiscriminato. Sarebbe miope cercare di cavarsela attribuendo la soluzione dei problemi al solo mercato. Una democrazia è quella in cui la libertà di scelta prevede il diritto all'errore. A patto però che le istituzioni formative e gli operatori siano in grado di dimostrare di avere fatto tutto il possibile per impedire ai giovani e le loro famiglie di sbagliare.


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Date: 16 Jul, 2002 on 08:04
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