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Una scuola di alti studi per evitare la fuga di cervelli
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1. Una scuola di alti studi per evitare la fuga di cervelli
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da Il Corriere della Sera
Giovedì, 4 Luglio 2002

RICERCA Domani cinque rettori firmeranno l’atto costitutivo davanti al ministro Letizia Moratti. Un’iniziativa sull’esempio dei migliori centri europei

Una scuola di alti studi per evitare la fuga di cervelli
Destra e sinistra diventano alleate nella nascita dell’Istituto italiano di scienze umane

L’appuntamento è per domani alle 9 dal ministro dell’Istruzione Letizia Moratti. Cinque rettori di alcune tra le più prestigiose università italiane (Augusto Marinelli di Firenze, Ugo Calzolari di Bologna, più tre «magnifici» napoletani, cioè Guido Trombetti della Federico II, Francesco De Sanctis dell’Istituto Suor Orsola Benincasa e Lidia Viganoni, prorettore dell’Istituto universitario orientale in rappresentanza del rettore Pasquale Ciriello) firmeranno l’atto costitutivo del nuovo Istituto italiano di scienze umane. Di fatto l’Italia fonda, non con una scelta ministeriale voluta dall’alto ma grazie a un coordinamento di base tra istituti universitari, la prima «alta scuola» nazionale di formazione, perfezionamento (dopo il dottorato o il master) e di sostegno alla ricerca in campo umanistico: letteratura, linguistica, filosofia, diritto, storia, sociologia, antropologia. L’Istituto avrà due sedi: Firenze, probabilmente a Palazzo Strozzi, e Napoli. Ogni anno verranno emessi bandi per singole ricerche ma l’Istituto si propone di esaminare e accettare proposte già realizzate dagli studenti. In pratica si aiuteranno i giovani intellettuali nel momento più delicato, quando si abbandona il corso regolare di studio e si cerca di approdare alla ricerca da applicare in prospettiva alla divulgazione e all’insegnamento. Infatti sono previste «attività editoriali proprie» per la pubblicazione delle migliori ricerche. Due gli obiettivi: frenare la fuga all’estero dei «cervelli» di formazione umanistica, che trovano per esempio negli Stati Uniti ampi spazi. E poi restituire all’Italia, quindi all’Europa, un ruolo di produzione culturale per la formazione delle future generazioni. L’Alta scuola nasce dal consorzio di quattro istituzioni di studi superiori: l’Istituto di studi umanistici dell’università di Firenze, diretto da Aldo Schiavone; la Scuola superiore di studi umanistici di Bologna, presieduta da Umberto Eco; la Scuola europea di alti studi di Napoli (a sua volta frutto di una convenzione tra il Suor Orsola Benincasa, l’Orientale e l’Istituto di studi filosofici di Gerardo Marotta) il cui comitato di gestione è presieduto da Natalino Irti che ha come vice Mario Agrimi e Paolo Mieli; la Scuola di dottorato in storia, filosofia e diritto della Federico II. Anche i direttori, venerdì, firmeranno l’atto costitutivo dalla Moratti.
Dice Aldo Schiavone, docente di Diritto romano e animatore dell’iniziativa: «Lavoriamo al progetto da più di due anni. L’idea - una scuola nazionale di alta formazione capace di competere con quelle, famosissime, che funzionano negli Usa, in Francia, in Germania - è nata sotto il precedente governo quando era ministro dell’Università Ortensio Zecchino. Il primo passo fu il decreto che istituiva e finanziava quattordici scuole di alta formazione. Ora l’Istituto italiano diventa realtà con la speranza che l’Italia smetta di perdere energie intellettuali e cominci ad attirarne». Poi c’è un elemento di interesse politico: «Io, uomo di sinistra che resterà uomo di sinistra, devo dare atto al ministro Letizia Moratti di averci sostenuto nonostante tutto sia partito sotto un governo diverso. L’Istituto ha avuto una storia "politicamente trasversale": le differenze sono state messe da parte nel nome della cultura». Infatti collaboreranno personalità di diversi orientamenti: da Umberto Eco a Franco Cardini che fa parte del Comitato di direzione dell’Istituto di studi umanistici di Firenze. Molti anche gli studiosi stranieri che, sempre grazie a Firenze, sosterranno il nuovo Istituto italiano: Glen Bowersock, docente di storia antica a Princeton, o Jacques Revel, direttore dell’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales. E i quadri dirigenti? Secondo alcune voci a settembre la presidenza verrà affidata a Umberto Eco, la direzione ad Aldo Schiavone.
Dice il prorettore Lidia Viganoni: «Sarebbe bello invertire il fenomeno della fuga dei nostri cervelli all’estero». Il filosofo Tullio Gregory, che insegna alla Scuola europea di alti studi di Napoli, avverte: «Ben venga ogni iniziativa che offra strumenti di ricerca ai giovani, visto che questo governo dedica solo tre righe del suo programma alle discipline umanistiche, ma a patto che ci siano criteri rigidamente selettivi e di controllo sui risultati. E’ l’unico modo per evitare che l’Istituto italiano diventi solo una nuova etichetta da applicare sul curriculum ma un autentico mezzo di formazione».
Infine, Franco Cardini: «L’Italia, che è una parte dell’Europa, fa i conti con le nostre vere risorse: museali, artistiche, culturali e umane. L’Istituto mi sembra un elemento utile per restituire identità all’Europa e, insisto, all’Italia. Resiste l’equivoco di Europa come sinonimo di Occidente. Invece deve avere una funzione diversa rispetto all’asse Usa-Giappone-Canada-Australia. Niente antagonismi né sciovinismi, ma l’Europa è anche Eurasia o Euromediterraneo. Céline diceva: se la periferia non si inventa un nuovo modo di esistere è bene che sia sventrata. L’Europa non può e non deve pensarsi e agire come una periferia appiattita sull’America. Cioè io sono filoberlusconiano quando rivendico il primato culturale italiano. E antiberlusconiano quando protesto per il cordone che ci lega agli Usa. Un rapporto servile, nel senso etimologico e non funzionale della parola...».

Paolo Conti


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Date: 04 Jul, 2002 on 08:42
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