Le donne sono la metà dei partecipanti. Il numero maggiore delle organizzazioni è al Nord, il Sud registra una forte crescita

Meno giovani impegnati nel volontariato

La radiografia del mondo della solidarietà. Solo l’8 per cento degli aderenti è sotto i 30 anni

ROMA - E’ sempre più laico, non seduce i giovani, attira soprattutto donne. Il volontariato italiano oggi si presenta così: meno confessionale che nel passato, ormai stabilmente impresa di grandi dimensioni, sospeso fra voglia di crescita e crisi di adesioni.

IMPRESA SOCIALE - Numeri e riflessioni emergono nel convegno «Ulisse e le Sirene, il volontariato tra crescita e crisi d’identità», e sono il risultato di una rilevazione su tutto il territorio nazionale organizzata dalla Federazione italiana per il volontariato (Fivol). Così si scopre che il mondo organizzato della solidarietà coinvolge ogni anno quasi 1 milione di cittadini, si è trasformato gradualmente in vera e propria «impresa sociale», riesce a remunerare oltre 31 mila persone: 11.600 dipendenti, 9.000 collaboratori e 10.400 operatori che ricevono rimborsi forfettari.

NORD E SUD - Un campanello d’allarme è rappresentato dalla flessione del numero di persone che imboccano questa strada. Sono invece in aumento - del 14% negli ultimi quattro anni - le organizzazioni di volontariato (Odv): sono oltre 26 mila, il 55% è al Nord, ma è al Sud che crescono più che altrove, con un incremento del 23,9% rispetto al ’96, contro il 16,8% registrato al Nord nello stesso periodo.

I GIOVANI - La mancanza di turn-over è l’altro cruccio del settore. I giovani non trovano ragioni sufficienti per dedicarsi ad opere di solidarietà e rappresentano un’esigua minoranza: il 38% dei volontari ha infatti tra i 45 e i 65 anni, mentre solo nell’8,3% delle Odv prevalgono gli under 30. Un volontario su due è donna, ma le donne raggiungono l’apice della responsabilità solo in tre organizzazioni su 10.

LAICITA’ - Altro tratto distintivo, la laicità. Il volontariato italiano nasce e prolifera soprattutto grazie ad impulsi di organizzazioni cattoliche o confessionali, ma oggi più di quattro organizzazioni ogni dieci dichiarano di essere lontane da qualsiasi fede o ideologia. Sono in aumento anche la stabilità e la visibilità delle Odv: 92 su 100 operano con continuità, il 96,3% ha uno statuto e soltanto il 5,8% è rappresentato da gruppi informali.
«Per non poche organizzazioni - ha ricordato Renato Frisanco, responsabile studi e ricerche Fivol - si tratta di risolvere il problema di coniugare l’anima associativa con l’efficienza gestionale (identità e servizio). Si può privilegiare la tenuta dei valori autofondativi, determinati dai volontari che hanno costituito l’organizzazione, o assecondare opportunità di crescita in "complessità organizzativa e gestionale", con la necessità di segnare il passo di fronte alla preminente importanza di manager e operatori remunerati che dettano gli obiettivi dell’organizzazione, sempre più orientata verso l’efficienza tecnica e quindi verso il modello di impresa sociale».

M. Gal.