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Maturità: traccia su Papa Giovanni, critiche dal Vaticano
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1. Maturità: traccia su Papa Giovanni, critiche dal Vaticano
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da Il Corriere della Sera
Giovedì, 20 Giugno 2002

Gli studenti hanno preferito l’articolo al tema. Assegnato il testo di una poesia che Saba eliminò

Maturità: traccia su Papa Giovanni, critiche dal Vaticano

Con la prova di italiano sono cominciati gli esami di maturità. Al tema, moltissimi candidati hanno preferito l’articolo su Internet. Il Vaticano critica la traccia sul ruolo di Giovanni XXIII. E c’è il testo d’una poesia che Saba aveva eliminato.

Maturità, Papa Giovanni divide anche la Chiesa

Tracce dei temi su Internet malgrado i controlli. Strumento anti-telefonini a Milano. Insegnanti in «lutto» per protesta


ROMA - E’ stata la prima volta dei commissari interni, della polizia sguinzagliata sulle orme via web dei «copioni» informatici e della protesta dei docenti contro un esame «farsa». Ma la novità che ha suscitato maggiori commenti è stata la scelta di introdurre, fra le tracce degli elaborati, un tema delicato: quello del pontificato di Papa Giovanni. Discordi i pareri anche all’interno della Chiesa.

IL PAPA CHE DIVIDE - «Tutti aspettavano Bin Laden ed è arrivato Papa Giovanni. E’ stata una sorpresa positiva», commenta soddisfatta la Sir. «Un riconoscimento - sottolinea l’agenzia della Cei - di come gli elementi religiosi e la comunità cristiana siano capaci di lasciare la propria impronta nel cammino quotidiano, e storico, degli uomini». Critico invece sulla traccia elaborata dal ministero, che affida a Giovanni XXIII un ruolo di spartiacque tra il passato e il presente della Chiesa, l’ Osservatore Romano : il tema, scrive il quotidiano della Santa Sede, «esprime un confutabile giudizio su un periodo complesso della Storia». «Il problema è di vedere se effettivamente a scuola gli studenti hanno studiato gli anni Cinquanta», obietta Nicola Tranfaglia. E Giordano Bruno Guerri aggiunge: «Era il tema più difficile. Si chiedeva ai poveri ragazzi di ripercorrere la storia dell’evoluzione della Chiesa fino al Concilio Vaticano II». Il rischio, spiega, era di «cadere nel melenso della fiction vista alla televisione». Ma Giorgio Capitani, regista di quel film-tv, non ha dubbi: «Un tema bellissimo».

LA FUGA DI NOTIZIE - Era terminata da poco la dettatura delle tracce della prima prova scritta, quando su Internet sono apparsi gli argomenti dei temi. Il giornale online Ilnuovo.it. rivendica lo «scoop», avendo messo in rete le tracce alle 9.03. La fuga di notizie ha suscitato le proteste di alcuni deputati della Margherita, che hanno chiesto le dimissioni del ministro dell’Istruzione Letizia Moratti.

I CONTROLLI - Telefonini «sequestrati» in classe. Cinque dei 300 siti tenuti sotto controllo dalla polizia delle telecomunicazioni segnalati alla procura di Roma. E presidi-detective. I controlli quest’anno paiono più severi. Da un latro gli agenti della polizia postale ritengono che alcune indicazioni diffuse via Internet potrebbero contenere riferimenti alle tracce dei temi, dall’altro sospettano che le informazioni servano a truffare studenti e genitori. In ogni caso il monitoraggio continua. La prova più a rischio-copiature, infatti, è quella di oggi. E contro i «copioni tecnologici» si sono organizzati anche i presidi. Umberto Diotti, dirigente scolastico del liceo classico Berchet di Milano, ha piazzato un rilevatore di micro-onde nei bagni pronto a far scattare l’allarme alla prima comunicazione vietata. Ma ieri dice di non averlo usato perché «questo esame è troppo semplice per invogliare a copiare». Il collega del liceo romano Visconti è stato più sbrigativo: per evitare sbirciate, o sms, ha accompagnato i maturandi in toilette. Ieri, comunque, nessuno è stato scoperto mentre copiava o suggeriva ai compagni: con l’applicazione delle norme sui pubblici concorsi avrebbe rischiato l’esclusione dall’esame.

LA PROTESTA - Hanno indossato cartelli di protesta, trasformandosi in uomini-sandwich. Hanno volantinato fuori dalle scuole. Hanno messo fiori all’occhiello, appuntato nastri colorati sul bavero o avvolto una fascia nera al braccio. Poi, al suono della campanella, sono entrati senza ostacolare lo svolgimento delle prove. Pronti però a firmare in massa la lettera di dissociazione, stilata dalla Cgil-scuola, contro questa maturità. I docenti hanno protestato così contro l’esame «Moratti style». «E’ una farsa, noi abbiamo già giudicato gli studenti negli scrutini. Occorre una certificazione esterna che garantisca equità e giustizia» protesta Marilena Fotia, professoressa di italiano. «Ci si avvia alla cancellazione del valore legale del titolo di studio, sopprimendo vincoli e garanzie contrattuali a vantaggio delle aziende interessate ad abbassare il costo del lavoro» dice Piero Bernocchi, dei Cobas. «E la cosa grave è che si fa senza neanche discuterne pubblicamente» conclude Enrico Panini, della Cgil-scuola.

SECONDA PROVA - Oggi i 463.000 studenti impegnati nell’esame di Stato e i docenti tornano sui banchi per la seconda prova: latino per il liceo classico; matematica per lo scientifico; lingua straniera al linguistico ed economia aziendale al tecnico.

Solo il presidente è un esterno. Gli insegnanti: favorite le private
I ragazzi: coi commissari interni sembrava un compito in classe
Ma il ministero ha dimenticato di aggiornare i moduli Una mamma: meno controlli

Esame di maturità? Mah, così com’è «assomiglia piuttosto all’ultimo l’ultimo compito in classe dell’anno: beati noi studenti, la scuola in genere non direi proprio». È l’opinione di Giuseppe Mianulli, classe terza E del liceo classico Parini, ed è in pratica la stessa di tutti i maturandi milanesi: «Mi pare - aggiunge - che anche i prof siano contenti. Certo adesso devono lavorare tutti fino a luglio, ma almeno non devono farlo in trasferta». Qualche perplessità, in verità, fra i professori si registra eccome. Domenico Crisafio, che al Parini insegna storia e filosofia, sorride bonario: «Per carità, una commissione fatta tutta di interni è un vantaggio per i ragazzi e sono contento per loro. Ma il confronto con giudizio esterno era essenziale, e ora manca. Le valutazioni? Per farle così non serviva un esame, bastava uno scrutinio, un consiglio di classe». Per non parlare, interviene il professor Scarpis (greco e latino), dell’aspetto comico: «Potevano almeno aggiornare la modulistica, sui verbali che ora firmiamo c’è scritto ancora "la commissione prende atto che durante l’anno la valutazione dei professori...". E la commissione siamo noi!».
Clima identico allo scientifico Severi. Giovanni Bazzoni, per esempio, ha appena terminato il tema sulla salvaguardia del patrimonio artistico e ora tira il fiato: «Non so che atmosfera ci fosse gli altri anni, ma con i prof interni è stato facile. Se avevi un dubbio potevi chiedere chiarimenti al tuo insegnante, proprio come in un compito in classe qualunque». Silvia Dabbah, che sta spettando all’uscita la figlia Vanessa, storce un po’ il naso: «Ah certo lei è contenta. E tuttavia, secondo me, il rischio è di aumentare lo squilibrio rispetto alle scuole private. Insomma è sparito il controllo reciproco fra istituti, e non mi pare giusto».
«No che non ho dormito tranquilla, è sempre un esame, anche se certo, con i nostri professori è tutto più facile», racconta Livia Crisafi, III F al liceo classico Visconti di Roma. «Però non mi sento una privilegiata, non posso fare paragoni con la maturità dello scorso anno, io mica c’ero». C’era invece la professoressa Luisa Persello, storia e filosofia: «Così non va bene, la commissione non può valutare con criteri oggettivi».
Così la pensa anche Giuseppina Maneri, stesso prestigioso liceo, cattedra di inglese: «Chi ci rimette alla fine sono i ragazzi, quando la commissione era mista il membro interno li presentava meglio, a parità di valore, oggi prenderanno voti più bassi». Mattia Beggi, liceo classico Virgilio in via Giulia, sezione C, ha scelto il saggio breve sulla memoria storica. «Sono andato liscio, con i nostri prof in commissione si va tranquilli, durante l’esame chiacchieravamo liberamente, il presidente esterno è un tipo pacifico». La maturità Moratti style non piace a Sergio Cinanni, insegnante di Scienze naturali all’Istituto sociopsicopedagogico (ex magistrali) Niccolò Machiavelli a piazza Indipendenza: «Perché si avvantaggiano le scuole private. Prima almeno con la commissione esterna c’era un certo controllo e ce n’era parecchio bisogno. Adesso lì dentro fanno quello che vogliono: promuovono tutti».

Giovanna Cavalli Paolo Foschini

«Finita la fuga dopo le nomine le prove si chiuderanno prima»

MILANO - «L’esame di Stato con i commissari interni è la soluzione migliore». Daniele Straniero, dirigente scolastico del liceo classico Giuseppe Parini di Milano non ha dubbi. Quali sono i vantaggi?
«I professori conoscono i loro ragazzi e questo è molto positivo. E i ragazzi hanno fiducia nei loro insegnanti. Prima, con i commissari esterni si voleva dare un aspetto asettico all’esame. In realtà erano degli estranei e la partecipazione era modesta. Poi non ci sarà più lo scandalo delle rinunce: oltre il 40 per cento dei commissari nominati non si rendeva disponibile».
Vuol dire sessioni di esame più veloci?
«Certamente. Non ci saranno più i ritardi nelle nomine dei commissari, che spesso venivano sostituiti con ragazzotti, anche non laureati. Ora i tempi dell’esame sono dimezzati ed entro il 6 o il 7 luglio tutto sarà finito».
La promozione sarà più facile?
«La promozione all’esame era garantita anche prima, lo dicono le cifre. Lo scorso anno lo hanno superato il 99,6 per cento dei candidati. E c’erano i commissari esterni».
Cambieranno i giudizi?
«I giudizi saranno più oggettivi. Prima l’esame era un rebus. Ora, invece, si conoscono tutti gli attori e da ben cinque anni».

Fr. Bas.


IL PRESIDE CONTRARIO
«Meno oggettività nei giudizi questa riforma è frustrante»

ROMA - «Sbagliato per i ragazzi e frustrante per i professori: un vero "papocchio"». Per Daniela Scocciolini, preside del liceo romano Pasteur e presidente di commissione al liceo Righi, l’errore compiuto dal ministro Moratti nel riformare la maturità è stato grave. Da penna blu. Perché?
«Essere valutati dai propri insegnanti rassicura gli studenti. Ma a scapito dell’oggettività: criterio cardine dell’esame di Stato».
I docenti mettono in dubbio la propria serietà?
«La serietà è auspicabile. Ma certe anomalie di valutazione potrebbero ripetersi in sede di esame».
Qualche antipatia?
«O qualche simpatia».
E il presidente che fa?
«La burocrazia è elefantiaca. E, se ha troppe classi, può non riuscire ad assistere a tutti i colloqui».
Cosa pensano i docenti?
«Sono demotivati. Arrabbiati. Non capiscono il disegno formativo, pedagogico e sociale che c’è dietro. In più l’ invito a fare "colloqui rigorosi" sull’accertamento delle discipline è stato interpretato male».
Cioè?
«Dire sorvolate sulla parte portata dallo studente, chiedete il resto, è un tentativo di recupero di serietà. Ma è contro la legge che dà valore pari alle due parti».

V. Pic.

LE REAZIONI

Capovilla: così appare staccato dalla storia
Parla il segretario del Pontefice E i parenti di Roncalli: una semplificazione forzata del suo ruolo

MILANO - «La successione apostolica è come una collana, di cui ogni Papa è una perla che non può essere sfilata, altrimenti si rompe. Papa Roncalli era un grande conservatore che guardava fiduciosamente al domani, ma era il frutto di ciò che è stata la Chiesa prima di lui». Monsignor Loris Capovilla, segretario personale di Papa Giovanni XXIII dal 1958 al 1963, non è stato pienamente soddisfatto della traccia di argomento storico incentrata sulla figura di Papa Roncalli. Anche se è stato contento della scelta: «Qualunque traccia che tocca l’uomo e la religione fa piacere», ha commentato. Ma la formulazione del tema gli ha suscitato delle perplessità, soprattutto in rapporto alla preparazione dei maturandi. «Parlare del "Sillabo" con interlocutori che non hanno approfondito l’argomento è rischioso. E poi se si stacca la figura di Roncalli dal passato della Chiesa, resta una figura campata per aria. Mentre Papa Giovanni è il depositario di un ricco patrimonio che l’ha preceduto: è stato Leone XIII il primo Papa ad aprire gli archivi vaticani agli storici. E si deve a Pio X l’inizio della riforma liturgica. Mentre fu Benedetto XV a intraprendere la nuova azione pastorale. Tutti questi Papi sono il grande retroterra di Roncalli».
Di «felice perplessità» parla anche Marco Roncalli, nipote del Papa e autore di numerosi libri sul pontefice e sulla storia della Chiesa contemporanea. «Durante l’anno gli studenti avranno approfondito l’argomento a scuola? - si chiede -. La traccia non era semplice. Mi sembrava più adatta a un esame universitario di Storia della Chiesa o del Cristianesimo, perché implicava una conoscenza approfondita di Papa Giovanni XXIII, che è una figura complessa. Così com’è stato formulato, il tema opera una semplificazione forzata del ruolo di Roncalli nella storia della Chiesa. L’enunciato stacca dalla catena del papato l’anello del pontificato giovanneo, ed è un’operazione un po’ rischiosa». Insomma, lo svolgimento del tema presupponeva una preparazione più che scolastica e per Marco Roncalli «uno studente forse al più potrà aver visto su Papa Giovanni il recente sceneggiato in tv».
Per molti Papa Giovanni è solo il Papa Buono che parlava «a tutti gli uomini di buona volontà». E il fatto che sia stato ricordato in un tema di maturità è semplicemente il segno dell’attaccamento popolare a questa figura . «È bello che si ricordino di lui - commenta una nipote del pontefice, Enrica Roncalli di 82 anni -. Del resto, se anche i bambini piccoli lo riconoscono nelle foto, vuol dire che qualcuno ha parlato loro di lui. L’importante è che non si dicano sciocchezze, come nell’ultimo sceneggiato tv».

Francesca Basso

L’equivoco sul Sillabo e la scelta conformista

Il buon vino delle colline del Garda, i glutei prosperosi delle lavandaie chine sul lago, il sole raggiante che scaccia nebbie e fantasmi. Tutto questo - a contrasto con mestizia e ascetismo cristiani - cantava a Desenzano, da dove scrivo, Giosuè Carducci, per anni commissario agli esami di maturità al liceo Bagatta. Erano gli anni del Sillabo con il quale, per quel corrusco Venerabile del Grande Oriente, la Chiesa vergava l’epitaffio per la propria tomba: il secolo Ventesimo avrebbe visto la fine della decrepita istituzione, l’edera sarebbe cresciuta sulle rovine di San Pietro. Ben più di un secolo è passato da quando Carducci veniva qui a vagliare liceali, il cui futuro sarebbe stato libero da preti. Ed ecco che il tema proposto alla maturità chiede ai giovani di «illustrare una importante fase della storia» di una Chiesa che non è solo sopravvissuta ma ha giocato e gioca, con la sua svolta, un altrettanto «importante ruolo nel contesto italiano e internazionale». Così i pedagoghi ministeriali che, in verità, non sembrano esenti da un certo schematismo benpensante. Quello che ignora, ad esempio, che intenzione di Giovanni XXIII era di concludere il Concilio con la canonizzazione per acclamazione proprio di Pio IX, il papa del Sillabo da lui veneratissimo. E che ignora che i documenti del Vaticano II sono in continuità con quelli di tutti i venti Concili precedenti e che il «modernismo» è tuttora condannato. E’ per questo sospetto di conformismo alla vulgata edificante del «papa buono» perché aperto (e non era affatto così) alla modernità, che riteniamo giusto abbassare il voto agli autori della traccia. Non scendiamo però all’insufficienza, apprezzando la buona volontà. Ed apprezzando anche che si sia sottolineato come ciò che succede nella Chiesa riguardi - e, paradossalmente, oggi più che mai - la società tutta intera, non soltanto devoti e vaticanisti.

Capire il paesaggio per tutelare l’Italia

Abbiamo due modi per considerare il nostro territorio. Il primo è ritenerlo lo spazio nel quale si colloca un notissimo monumento, un complesso la cui visita è irrinunciabile, ed è il modo sbagliato, quello che identifica la nostra civiltà come un elenco di capolavori. Il secondo ritiene il nostro Paese un sistema complesso, con diversi tipi di paesaggio, cioè di modi con i quali l’uomo si è appropriato del territorio; il territorio è quindi la dimensione entro la quale si collocano edifici rilevanti, edifici minori, centri periferici e centri nodali sempre correlati al paesaggio. Il territorio deve essere analizzato attraverso la complessa stratificazione di eventi che si sono succeduti nel tempo, lo dobbiamo quindi interpretare come un sistema di segni: dalla divisione dei campi in età romana in forma quadrata alla tripartizione medievale; dalle insulae, ancora romane, delle città alle case strette medievali a quelle, tanto diverse, del Rinascimento, fino agli inserti più recenti. E sono parte di questa storia gli abbattimenti delle antiche mura agli inizi del ’900, gli sfondamenti dei centri storici in età fascista, le distruzioni gabellate per ricostruzione dopo la fine della II guerra mondiale ma anche le nuove autostrade che rivoluzionano la viabilità vecchia anche di duemila anni. Questo modo di considerare il territorio è insieme progetto di una tutela che deve iniziare con l’insegnamento nelle scuole e deve essere anche guida alla gestione delle risorse intese come fonte non inesauribile di ricchezza. La consapevolezza dei valori civili del territorio in Italia non è ovunque diffusa, è invece consueta in Francia, Inghilterra, Germania, nei Paesi nordici e in molte altre nazioni dell’Occidente. In Europa infatti i centri urbani maggiori e minori e le «riserve naturali» sono tutelati come segni attraverso cui ciascun cittadino riscopre la propria identità culturale.

Tra i testi anche i versi eliminati da Saba
Sviste e errori: un titolo inesistente per la poesia di Sbarbaro. Giallo sulla doppia versione di una citazione

ROMA - Il saggio breve o l’articolo di giornale su Internet è stata la tipologia più gettonata dai 463 mila ragazzi che ieri hanno affrontato la prova scritta di italiano della maturità. La maggioranza degli studenti (il 59,5%) ha scelto una delle quattro tracce di questo comparto. Tra le proposte è stata molto apprezzata quella di ambito artistico letterario: il paesaggio natio visto attraverso i versi dei poeti Carducci, Sbarbaro, Saba e D’Annunzio e attraverso un disegno di Guttuso. E se sommiamo queste preferenze a quelle mostrate per l’analisi di un testo di Quasimodo, dalla maturità 2002 sembra emergere non solo l’interesse per Internet (questa la traccia più gettonata della tipologia), ma anche per la poesia. I cacciatori di errori - tra gli esaminatori ve ne sono di abilissimi - non sono restati inattivi. C’è chi non ha atteso la consegna degli elaborati per usare la matita rossa e blu: ha scoperto che gli ultimi versi di «Trieste» di Saba sono quelli della prima stesura, che poi il poeta aveva eliminato, riscrivendo interi versi.
C’è chi ha ricordato che Sbarbaro non usava titolare le sue poesie e dunque quel «Liguria» che compare nella traccia è falso. Il ministero dell’Istruzione, poi, ha dovuto smentire l’ipotesi di due versioni del documento a corredo della traccia sullo Stato sociale, un brano tratto da un saggio di Briggs. Nella versione ufficiale si legge che il termine welfare venne usato per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale. Studenti romani e torinesi hanno segnalato l’esistenza di un brano dove si parla invece di prima guerra mondiale.
Tra le tracce considerate difficili quella su Giovanni XXIII. Un periodo che non è quasi mai oggetto di studio nelle classi. Per l’ex responsabile dell’Istruzione le prime altre tracce dell’era Moratti sono tutte da bocciare: «C’è un netto ritorno al passato più bolso, non certo al nostro grande passato culturale». «È importante - ha osservato Ermete Realacci di Legambiente a proposito del tema di argomento generale - che i giovani realizzino l'importanza del concetto di tutela per i beni comuni, storico-artistici o ambientali».
«Hanno dato Nietzsche sull'utilità della storia? Bellissimo, avrei voluto che un tema così lo avessero dato a me». Questo il commento dell’ex sindaco di Venezia, il filosofo Massimo Cacciari, sul saggio di ambito storico-politico. «Consente ai giovani di riflettere sui valori eterni della condizione umana», ha detto Alessandro Quasimodo, figlio di Salvatore, a proposito della traccia con una delle più note poesie del padre.
Una curiosità: l'analisi del testo è piaciuta soprattutto agli studenti liguri (24,2), il saggio breve ai trentini (69,6), successo del tema storico in Sicilia e Calabria (2,6) e del tema generale in Sardegna (32,3).

G. Ben.


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Date: 20 Jun, 2002 on 06:58
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