Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


Edscuola Board
Edscuola Board Discussion Forum.
Index / Educazione&Scuola© - Archivio Rassegne / Educazione&Scuola© - Rassegna Stampa (Archivio 2)
author message
La Maturità scopre lo Stato sociale e la Memoria
Post a new topic Reply to this Topic Printable Version of this Topic
edscuola
Administrator
in Educazione&Scuola

View this member's profile
posts: 13944
since: 23 May, 2001
1. La Maturità scopre lo Stato sociale e la Memoria
Reply to this topic with quote Modify your message
da La Stampa
Giovedì, 20 Giugno 2002

OGGI LA SECONDA PROVA, DIVERSA PER OGNI INDIRIZZO
La Maturità scopre lo Stato sociale e la Memoria
Il tema di attualità sui Beni Culturali è stato scelto dal 22% mentre l´analisi del testo di Salvatore Quasimodo solo dal 17%

ROMA - Ai maturandi sono state presentate quattro «tipologie» di prova scritta. La prima era un´analisi del testo da applicare alla poesia di Salvatore Quasimodo «Uomo del mio tempo». La seconda era la stesura di un saggio breve o, in alternativa, di un articolo giornalistico, ed era possibile scegliere un argomento tra quattro proposti: 1. poeti e paesaggio natio (con allegati versi di Carducci, Sbarbaro, D´Annunzio e Saba più un disegno di Guttuso); 2. il dibattito sull´evoluzione del concetto di stato sociale con altri quattro testi tra cui un brano del rapporto Censis; 3. la memoria tra custodia del passato e progetto del futuro con altri quattro documenti allegati; 4. conoscenza, lavoro e commercio nell´era di internet con analoga documentazione. La terza tipologia di tema, era di argomento storico e riguardava il ruolo di Papa Giovanni nel rinnovamento della Chiesa. La quarta affrontava, infine, la custodia e la valorizzazione dei beni culturali e dell´ambiente. Gli studenti avevano sei ore di tempo per consegnare l´elaborato. Il ministero ha comunicato che la formula preferita dagli studenti è stata quella del saggio breve o articolo di giornale, per la quale hanno optato il 59,5% dei candidati, il tema sui beni culturali è stato scelto dal 21,7%, l´analisi del testo di Quasimodo dal 17,4 e il tema storico - quello su Papa Giovanni - appena dall´1,3%, confermando così i timori di molti storici, secondo i quali i programmi scolastici non hanno consentito, nella maggioranza dei casi, di affrontare un argomento così specifico. Oggi è prevista la seconda prova, diversa per ogni indirizzo di scuola. La terza invece, stabilita dalle singole commissione, si terrà lunedì 24. Gli orali saranno anch´essi fissati dalle singole commissioni.

r. m.

NIENTE TELEFONINI, COMPUTER BLINDATI E QUALCHE CONTESTAZIONE
Il più gettonato dagli studenti è il saggio breve
Polemiche per la traccia su Papa Giovanni. Critico anche l´«Osservatore»

ROMA - Il tema su Papa Giovanni voleva essere un omaggio al neo-beato e invece ha fatto inalberare perfino l´«Osservatore romano», quello sui beni culturali doveva essere il classico pistolotto accademico-istituzionale e invece è andato a impattare con la polemica sui decreto salva-deficit (quello rozzamente detto della «vendita del Colosseo»), poi c´era la traccia sullo «stato sociale» in cui la parola «welfare» veniva citata con un errore di datazione, qualcuno ha avuto perfino da eccepire che nella nota su Quasimodo si sottolineasse che era stato un poeta attivo sulle riviste del «ventennio», quasi a dargli del filo-fascista. Insomma, va bene lo spirito critico, ma alle tracce della maturità quest´anno è stato fatto un contropelo senza pari. Per non dire che l´esame medesimo, con la novità di una commissione tutta interna (salvo il presidente) ha avuto la sua parte di denigrazione, già annunciata da vari giorni, ma ieri fortemente reiterata. Tra i ragazzi, ha vinto il saggio breve.
GLI ANTICIPI. Norme severissime - ben 27 provvedimenti tra decreti, circolari, note, lettere e grida manzoniane - impongono ai docenti le modalità di svolgimento dell´esame. Obiettivo: la sicurezza. Nulla deve trapelare prima, nulla doveva entrare nella scuola durante. Quindi niente telefonini e palmari, ma anche blindatura delle postazioni Internet. Le tracce ieri erano «embargate» fino alle 12.45, quando il ministero le avrebbe messe on line. Ma la guerra è guerra e quindi «Il Nuovo.it», per il secondo anno consecutivo, è riuscito a darle intorno alle 10, mezz´ora dopo le ha lette Radio Capital, fantastico scoop ma del quale hanno beneficiato solo parenti e amici dei maturanti, mentre gli interessati, ovviamente, no. Anche Studenti.it ha cominciato il suo tam tam, e quando il ministero ha diffuso il suo comunicato, i temi erano già moneta corrente. La polizia postale sta indagando su cinque siti «spioni», e il Codacons ha denunciato «matura.it» perché «venderebbe a 8 euro una card che promette informazioni riservate sulla maturità anche via sms».
LE POLEMICHE. Appena letti i temi, si è subito cominciato a fare loro «le pulci». Soprattutto quello su papa Giovanni ha eccitato gli studiosi. «Discutibile la traccia offerta per il tema storico - ha attaccato l´«Osservatore Romano» - si fa riferimento a Papa Giovanni XXIII e al Concilio per esprimere un confutabile giudizio su un complesso periodo della storia della Chiesa». E poi i saggi del ministero che hanno scelto questa traccia forse non sapevano che «gli studenti probabilmente non hanno neppure affrontato a scuola un simile argomento» ha rilevato lo storico Pietro Scoppola, in sostanziale sintonia col collega Nicola Tranfaglia. «L´aggiornamento della Chiesa del Concilio vaticano II - ha detto argomentando le riserve ecclesiastiche Loris Capovilla, a suo tempo segretario di papa Giovanni - è il frutto di almeno 80 anni precedenti. Restringere questo aggiornamento alla sola azione giovannea fa cadere il percorso storico iniziato in particolare da Leone XIII». Quasimodo ha accontentato di più: è stata felice della scelta la scrittrice Dacia Maraini, ma soprattutto lo è stato il figlio del poeta, Alessandro. Il tema sui beni culturali ha fatto la gioia congiunta e diversamente motivata sia del ministro Urbani che del dissidente sottosegretario Sgarbi, e inoltre di legambiente e del wwf. L´insieme dei temi non è piaciuto invece all´ex ministro Luigi Berlinguer: «Si tratta di un ritorno al passato più bolso, perché l´insieme delle tracce, salvo quella su Giovanni XXIII, non sollecita la riflessione critica di pensiero, ma la pura descrizione».
QUESTO ESAME. Dato che c´era, l´«Osservatore Romano» ha pensato bene di impallinare la formula stessa dell´esame morattiano: «Molti insegnanti - scrive il quotidiano - e alcune organizzazioni sindacali contestano la riforma voluta dal ministro Letizia Moratti, che ha introdotto la novità delle commissioni formate, ad esclusione del presidente, da insegnanti interni. La Cgil scuola ha reso noto che migliaia di lettere di protesta sono state inviate al ministro, a commissari e presidenti». L´Osservatore avrebbe potuto aggiungere che anche Gilda e Cobas sono sul piede di guerra per questa formula di esame, e se la protesta non deflagra è solo perché la legge sugli scioperi impedisce di bloccare le prove. Una riforma della maturità è stata chiesta anche dal responsabile scuola di An, Giuseppe Valditara e dall´associazione degli insegnanti Apef, mentre i giovani di Forza Italia sono stati molto più diretti: «Questo esame è anacronistico. La cosa migliore è abolirlo».

Raffaello Masci


Quasimodo e le riviste del Ventennio
di Michele Perriera

Non ho mai amato il poeta Quasimodo. Troppa enfasi m’è parsa aleggiare attorno al suo aulico e pomposo ardore. Di lui ho ammirato veramente solo le splendide traduzioni. E’ straordinaria l’intensità creativa con la quale il poeta siciliano interpretò i lirici greci e Shakespeare. C’era comunque da scommettere che un governo di centrodestra si precipitasse a rimetterlo in primo piano. E puntualmente è avvenuto nel modo più istituzionale e categorico: quello del tema di maturità. Ci sarebbero tutti i motivi per compiacersene, perché tutte le rimozioni sono squallide e perché niente è più utile di misurarsi con le personalità più diverse. Tuttavia questa buona occasione è stata perduta.

Quasimodo, nel tema proposto, è trattato con una pedanteria e con una sospetta superficialità che tutto sommato nuoce alla sua dignità culturale, alla quale viene tolta la più significativa vitalità con una eccessiva segmentazione degli argomenti. Ma la cosa più stupefacente del tema proposto è che, tra le prime notizie biografiche sull’autore (come fossero le più importanti), viene messo in evidenza che Quasimodo è stato uno dei collaboratori delle maggiori riviste letterarie del Ventennio. Ora, poiché l’essere collaboratore di riviste non è certo il carattere fondamentale e distintivo di un poeta, è lecito domandarsi perché l’autore del tema si sia precipitato a mettere in tanto rilievo questo secondario particolare. Forse voleva subito e trionfalmente sottolineare che Quasimodo era «di destra»? Per quanto credibile, l’ipotesi è formulata su una prova non significativa.

Con le riviste del Ventennio collaborarono scrittori e poeti che erano o sarebbero diventati di sinistra. Si tratta dunque di un’informazione culturalmente insignificante e propagandisticamente inefficace. O invece si vuole ricordare che nel Ventennio c’erano molto ben nutrite riviste culturali e vi collaboravano personaggi di rilievo, premi Nobel per esempio? Ma è un’informazione questa? Forse l’autore del tema ritiene che c’è ancora qualche allocco pronto a sostenere che nel Ventennio la cultura si fermò. A meno che l’aver collaborato con le «maggiori riviste del Ventennio» non sia considerato un esaltante titolo di merito che sottolinea la gloria del poeta. Sarebbe l’ipotesi più squallida. Vien voglia di chiedersi: a chi dobbiamo o quale intrigo nasconde un tema di maturità di argomento letterario che ricorda insieme un dépliant da negozianti e un gioco televisivo a quiz?

Welfare, enigma anche per i docenti

QUESTE «tracce» rischiano di tradursi in tesserine per un mosaico che, al termine della scuola secondaria, lo studente incolla senza capire fino in fondo. E' veramente una pretesa temeraria quella di accertare la maturità di un giovane facendogli trattare un argomento complesso come lo stato sociale che si colloca allo spartiacque tra quasi tutte le scienze umane, che interessa la storia, l'economia, le dottrine politiche e che può necessitare di nozioni filosofiche di base e di qualche formula matematica. Non si fa torto a nessuno quando si afferma che molti insegnanti sarebbero in difficoltà a rendere espliciti tutti i nessi di causa-effetto presenti, tanto per fare un esempio, in una frase del brano di Demier: «dopo il 1945, l'incremento.. delle spese sociali per il canale dello stato-provvidenza appare come uno dei motori necessari per dare impulso alla crescita economica mediante lo sviluppo della produttività del lavoro». Quale possibilità hanno di riuscirci dei ragazzi di 18-19 anni che hanno affrontato questi argomenti al massimo di striscio, in diverse materie? E quanti maturandi hanno la cultura sufficiente per distinguere davvero le quattro diverse posizioni rappresentate dai quattro brani, da quella di Asa Briggs, un laburista «classico» a quella, assai più critica, di Ritter? Di fronte a queste «tracce» non si può non provare qualche nostalgia per il «tema» tradizionale, in cui lo studente faceva fuoco con la propria legna, costruiva un'argomentazione con i materiali di cui disponeva e poteva essere giudicato in base alla coerenza logica, alle conoscenze di base, alla vivacità del pensiero. «Tracce» come rischiano di tradursi in ingannevoli coriandoli di cultura che rendono molto più difficile accertare la vera preparazione del candidato.

Mario Deaglio

Finalmente Internet ma troppo generico

IL saggio su Internet non era male (ho fatto quello), anche se i documenti non erano il massimo della vita» scrive Andrea al forum di Stampa Web (www.lastampa.it) dedicato agli esami di maturità. Il commento del giovane lettore-internauta è condivisibile. Finalmente, è la prima volta in Italia, si propone Internet come tema scritto agli esami di maturità. Nel Duemila era già uscito in realtà un tema sulle tecnologie della comunicazione, ma era incentrato sulla novità dell´allora emergente e-book, il libro in formato elettronico. Niente Internet, prima d´ora. E´ una bella svolta, quindi. Peccato che chi lo abbia formulato sia stato generico e abbia preso Internet alla lontana, facendola passare per una cosa probabilmente utile, ma piuttosto noiosa. L´argomento «Conoscenza, lavoro e commercio nell´era di Internet» lascia ampio spazio all´interpretazione, dicendo tutto e niente. Ma fin qui niente di male. Il vero problema sono le citazioni, tutt´altro che ispiratrici. Sembrano scelte a caso, da chi abbia una conoscenza dell´argomento vaga, tradizionale, «vecchia». Oppure da chi Internet la usa troppo: le citazioni sembrano richieste su un motore di ricerca. Si passa da una citazione che ricorda con meraviglia l´invenzione del radiotelegrafo da parte di Guglielmo Marconi («da allora quel nome significa progresso, cosmopolitismo, modernità») a una citazione sui «risparmi resi possibili dal commercio elettronico nella progettazione logistica». Della serie «che grande cosa è Internet, non ci si capisce niente», oppure «che cosa micragnosa è Internet, serve per risparmiare sui costi». Ma di Internet di sicuro si sa una cosa: che i giovani la usano più dei professori che insegnano e che formulano questi testi d´esame. Per cui nel caso di questo tema, varrà la pena che i professori si vadano a leggere cosa hanno scritto i ragazzi. Sicuramente sanno sognare più di loro.

Anna Masera

I monumenti come «business»

CON animo benevolo potremmo dire: finalmente si propone all´esame di maturità un tema sul nostro patrimonio artistico-monumentale dopo aver relegato la storia dell´arte tra le materie secondarie. Ma con un po´ di malizia l´analisi del lungo testo del tema fa sospettare un indirizzo utilitaristico, con implicito invito a considerare arte e monumenti anzitutto in funzione del rendimento economico e in secondo luogo come testimonianze della nostra storia. Nessun cenno al valore culturale. I ragazzi potrebbero essere indotti a valutare la «Primavera» di Botticelli o la Basilica di San Francesco anzitutto dal numero di turisti che vengono attirati dagli Uffizi e da Assisi. Il museo o il singolo monumento come «primaria risorsa economica», ignorando la funzione culturale, didattica, di elevazione dello spirito. Il seminascosto suggerimento a fare ragionamenti di tipo mercantile sul tema dei beni artistici e dei monumenti sarebbe in linea col tentativo del governo di «far fruttare» una parte del patrimonio ereditato, compresi i beni non cedibili per legge. Alla maturità tutto dipende dal livello culturale degli insegnanti che hanno preparato i ragazzi, dalla qualità dei libri di testo spesso troppo voluminosi, dalle informazioni disponibili a scuola. Chissà se qualcuno avrà detto nel corso delle lezioni che i dati ripetuti comunemente, 36 milioni di opere d´arte, 4 milioni di monumenti, sono frutto di stime perché non esiste un catalogo completo? Ottimo, nel tema, il riferimento alla situazione dell´ambiente in cui vive il ragazzo. Certamente questo conoscerà casi deplorevoli di abbandono (dalla ex caserma al castello o palazzo antico in disuso) ma dovrà anche conoscere l´esistenza di leggi e principi culturali che non consentono di valorizzare tutto solamente a fini di sviluppo economico.

Mario Fazio

La trappola storicista del Papa buono

NON so quanti studenti abbiano avuto il coraggio di scegliere questo tema e, se l´hanno fatto, come siano riusciti a sfuggire alla «trappola» contenuta nella traccia, che storicizza la figura di Giovanni XXIII e il suo capolavoro, il Concilio Vaticano II, partendo dal luogo comune di una Chiesa cattolica ancora prigioniera del Sillabo e del pregiudizio antimodernista. In realtà, il Concilio nacque dall´intuizione di un pontefice consapevole del suo ruolo, che conosceva bene, dal di dentro, la Chiesa per averla fedelmente servita - come diplomatico e come pastore - per cinquant´anni, e aveva al tempo stesso una rara sensibilità nei confronti del mondo, che alla fine degli Anni 50 sembrava in pace ed era invece in bilico tra minacce di guerra (il muro di Berlino fu costruito due anni dopo l´annuncio del Vaticano II) e l´emergere prepotente di situazioni di ingiustizia e povertà spaventose. Giovanni XXIII raccolse l´ispirazione divina del Concilio con umiltà e coraggio, anche perché corrispondeva al suo intimo desiderio di presentare al mondo una Chiesa rinnovata, capace di trasmettere fiducia e speranza. Lo scopo fu subito chiaro: aprire le finestre e rinfrescare l´aria, aggiornando metodi e linguaggi; rispondere alle sollecitazioni dei grandi movimenti, attivi ormai da decenni soprattutto in ambito liturgico, biblico, ecumenico; adottare nel rapporto coi fedeli e con i lontani la «medicina della misericordia» piuttosto che il rigore dei precetti; cercare sempre quel che unisce invece che attardarsi su ciò che divide. L´Italia e il mondo gli devono molto, ma passerà alla storia per quel che era - un uomo giusto e santo - piuttosto che per quel che ha fatto. Il cardinale Casaroli sintetizza così il suo pontificato: «Giovanni XXIII non parlava di pace, era un uomo di pace».

Leonardo Zega

Poesie da leggere attraverso i colori

OGGI chiedere ad un ragazzo di riflettere sul tema: «Poeti e paesaggio natio» mi sembra un segno di intelligenza e sensibilità che va al di là della cronaca quotidiana, degli allarmi, legittimi, di preoccupazione sulla possibile «svendita» del nostro patrimonio artistico e paesaggistico. E' un invito, per gli studenti di ambito artistico-letterario, a indagare sulle proprie radici, sulle radici del paese tutto. Avevano per farlo una poesia di Giosuè Carducci, una di Camillo Sbarbaro, «Liguria», una di Gabriele D'Annunzio, «I pastori», e una di Umberto Saba. Un invito ad allontanarsi dal consueto paesaggio urbano del loro guardare moderno e postmoderno come i grandi supermercati, discoteche, periferie, videoclip, aeroporti, Internet, per arrivare, attraverso una visione poetica, al rapporto con la Natura, le stagioni, i riti, le cadenze umane e animali, quel senso di appartenenza ad un luogo che crea non provincialismo ma identità forte. Per Sbarbaro e Saba si può parlare di «terre di confine», indagando sul disagio e la ricchezza che la posizione offre e minaccia l'individuo. L'Abruzzo di D'Annunzio costituisce un «confine diacronico», una terra sospesa tra lo ieri e un passato tanto esteso, arcano, da non potersi definire se non con un termine caro ai ragazzi e usato per lo più a sproposito come «mitico». La Toscana di Carducci potrebbe venire colta nel suo essere «terra di confine linguistico», ovvero: la lingua che oggi parliamo e l'esplosione e il rinvigorimento dei dialetti. E poi, volendo, considerato l'indirizzo artistico, ci sarebbero da sottolineare tutti i colori sepolti nei versi, per far accostamenti e integrazioni con la pittura, la Liguria di Merello e Saccorotti, la Toscana di Fattori e dei Macchiaioli... perché un testo di poesia sul paesaggio offre una indagine a ventaglio. Compresa quella di vedere ciò che c'era e ciò che più non c'è. Uno sguardo allora anche alla modificazione, in termini emotivi e concreti, del paesaggio inciso nelle poesie lette.

Nico Orengo

L´ermetismo con taglio narrativo

COME mai proprio Quasimodo? Il premio Nobel che fece schiattare di rabbia Ungaretti e diede un così lungo distacco a Montale nella corsa a Stoccolma? «Uomo del mio tempo» chiude la raccolta di poesie «Giorno dopo giorno» ispirata alla guerra e alla Resistenza. Documenta la svolta «impegnata» di Quasimodo, che si riflette non soltanto nei contenuti ma nell´ambito espressivo. Quello che fu a lungo considerato l´alfiere dell´Ermetismo, il poeta della parola distillata e arcana, pausata di silenzio, riscopre il verso lungo, narrativo e insieme esortativo, più adatto a contenere la contemporaneità, a coinvolgere un pubblico più ampio, nazionalpopolare. Senza rinunciare beninteso alle risorse formali, all´eco musicale di assonanze, scansioni, iterazioni. Certo, una sola parola fa macchia, corrisponde in senso stretto all´«Uomo del mio tempo», ed è la «carlinga» dell´aereo che si apparenta alla «scienza esatta». Gli altri strumenti di sterminio - le ali maligne e il carro di fuoco, le forche e le ruote di tortura - potrebbero appartenere al Medioevo e al suo immaginario. Magari il poeta ci pensava, come se volesse interporre uno scenario storico emblematico tra il Novecento (il secolo più violento nella vita dell´umanità) e il tempo delle origini bibliche, di Caino e Abele. L´interpretazione della poesia non presenta difficoltà. Costringe appena ad indugiare sulle «meridiane di morte» che incidono nel cielo l´ora dell´apocalisse; sull´enigma degli animali che uccidono l´uomo quando lo vedono per la prima volta (forse perché è l´uomo a contagiarli con la sua violenza?). Ma il significato complessivo è evidente e consente agli estensori del tema più agevoli, e legittime, deviazioni dall´analisi letteraria alla storia e alla cronaca dei nostri giorni. Forse per questo la poesia è stata scelta, a deprecazione di una attualità che dura. I figli non hanno accolto l´invito rivolto dal poeta - con intonazione nobilmente retorica - a dimenticare i padri crudeli, continuano a rimuovere le loro ceneri infeconde.

Lorenzo Mondo

Non sempre il passato dà lezione come consigliano Hobsbawm e Spinelli

LA memoria storica come custodia del passato e progetto per il futuro». A prima vista il titolo è suggestivo e il tema è di attualità. Poi leggendolo bene appare difficile e ambiguo. Suggerisce una traccia tutta positiva - soprattutto con quella «custodia del passato» come se questo fosse univoco - mentre il vero problema sta proprio qui: quale memoria del passato custodire? Per quale futuro? I passati, infatti, le memorie sono spesso controverse, labili, inconciliate, antagoniste. Possono eventualmente essere conciliate e coordinate con un faticoso lavoro di rielaborazione storica, appunto con il lavoro critico dello storico. E del giudizio politico. Quale «memoria storica» per la Resistenza/guerra civile? Quali memorie e di chi? Chi ha suggerito il tema, anziché ripetere il luogo comune della «memoria storica» come dato compattamente positivo, avrebbe dovuto più coraggiosamente invitare a distinguere criticamente tra memorie e storia. In questa direzione si muovono del resto implicitamente due dei «documenti» allegati. Con stili diversi infatti Hobsbawm e Spinelli dicono che compito degli storici non è semplicemente «ricordare ciò che gli altri dimenticano» ma ricostruire criticamente quello che gli altri ricordano in maniera deformata. Ovvero «lavorare sulla memoria, ma anche oltrepassarla per estendere i confini e costruire su di essa». Se è così però, diventa difficile ricuperare l'affascinante testo di Nietzsche che parla dell'uomo che «non può imparare a dimenticare ed è sempre accanto al suo passato». So bene che queste mie difficoltà saranno giudicate dalla Commissione d'esame impertinenti o «fuori tema». Gli studenti (tanti o pochi?) che hanno scelto l'argomento storico staranno sul sicuro: parleranno della necessità di non dimenticare, sia gli orrori del passato da non ripetere, sia gli episodi positivi cui riferirsi in modo costruttivo per progettare il futuro. Naturalmente è importante che si cominci da qui.

Gian Enrico Rusconi

SE MIA FIGLIA COMMENTA

IL caldo avvolge come una fascia impregnata di resina: sopra al letto d´insonnia stagna una cappa d´aria spessa. Braccia, gambe e pensieri sono lenti colpi di remi nel buio. In quel magma che è la mente fra il sonno e la veglia s´affollano nomi di poeti e clamori d´attualità: domani è il giorno del tema. Forse già oggi: l´orologio va per la sua strada ignaro del caldo e della tisana calmante. Alla vigilia della maturità la notte è un intervallo molesto che vorresti passasse in un lampo ma anche che non finisse più. Di dormire davvero non se ne parla nemmeno. Piuttosto alzarsi a bere un bicchier d´acqua. Allora, nella tenebra approssimativa delle opache notti di canicola riconosci la porta chiusa di camera sua. Già, domattina tocca a lei, non a te. L´ansia cresce, perché la maturità di un figlio è materna sollecitudine e memoria di un tempo trascorso da tanti anni che è meglio non contarli, ma è come se fosse successo ieri e stesse per succedere domani. Incominci a sognarla qualche settimana prima, e non sai se è la tua che staziona tenace nelle connessioni neuronali: Aristotele con il suo greco un po´ flaccido, Pavese che per noi era un timido mito. Oppure è il suo esame che sogni, domestico compagno di vita da molte settimane, perché si ha un bel dire: non ne parliamo. E invece non parliamo quasi d´altro. Scoprendo che abbiamo ancora un sacco di cose da raccontarci, il che, comunque vada l´esame, è una gran bella cosa. La maturità di un figlio è un´esperienza ambivalente: elargisci consigli e raccomandazioni, ma al tempo stesso ti pare più che mai di essere al suo posto. Poi la notte passa e scocca l´ora. La mattina illude con una frescura passeggera. Il portone della scuola inghiotte il suo passo disinvolto, rassicurante. Chini lo sguardo sulle tue mani sudate e vai in cerca della macchia d´inchiostro sul callo del dito medio. Colpa delle penne di una volta. Ah già, ma questa volta tocca a lei, non a me. La memoria occhieggia, ammicca, confonde il presente con il passato. Diventa una specie di corsa sull´ottovolante quando scopri che fra i temi di maturità, in una delle tracce si trova una tua frase intorno alla memoria. Al senso del passato come un indietro cui non si deve né si può più tornare, ma con il quale dobbiamo nutrire la nostra consapevolezza del presente e le nostre aspettative per il futuro. Il tema impone in sostanza un pensiero su come abitiamo il tempo, oltre che lo spazio: la memoria è l´eco, a volte muta a volte frastornante, di questo pensiero. La mia, di memoria, è ora un fastello di sensazioni indescrivibili: dunque tocca un poco anche a me, oltre che a lei. Questo è un cimento anche per le mie parole, oltre che per le centinaia di migliaia di maturandi. Già, ma la mia, di maturanda, chissà che cosa sente e come si sente, in questo momento. Darei l´anima, la testa, la penna, la tastiera, per essere lì al suo posto, a fare il tema. Invece sono fuori ad aspettarla, scacciando il tempo e la memoria, in un turbine di amor di mamma.

Elena Loewenthal


http://www.edscuola.it
http://www.edscuola.com
Mail: redazione@edscuola.com
Date: 20 Jun, 2002 on 06:52
La Maturità scopre lo Stato sociale e la Memoria
Post a new topic Reply to this Topic Printable Version of this Topic
All times are GMT +2. < Prev. Page | P.1 | Next Page >
Go to:
 

Powered by UltraBoard 2000 Personal Edition,
Copyright © UltraScripts.com, Inc. 1999-2000.

Archivio
Archivio Forum
Archivio Rassegne