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Cavalli Sforza: l´Italia addormenta la ricerca
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1. Cavalli Sforza: l´Italia addormenta la ricerca
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da La Stampa
Martedì, 18 Giugno 2002

Cavalli Sforza: l´Italia addormenta la ricerca
«Lo Stato non la finanzia abbastanza, e le amicizie contano più della serietà»

LA cravatta riproduce una incisione di Escher: colombe bianche su sfondo di colombe nere in volo nella direzione opposta. «Escher, è un artista che piace molto a noi scienziati per le sue simmetrie», spiega Luigi Luca Cavalli Sforza. E´ stato a Marentino per gli «Incontri per il Pianeta» organizzati dall´Isvor. Ha raccontato come ha ricostruito gli ultimi 150 mila anni della storia dell´Homo sapiens. Nato a Genova nel 1922, è professore emerito all´Università di Stanford (California). Nel Progetto Genoma Umano ha svolto un ruolo trainante accanto a Renato Dulbecco. Storia e geografia dei geni umani (Adelphi), scritto con Alberto Piazza (Università di Torino) e Paolo Menozzi (Università di Parma), riassume il mezzo secolo di studi che ha dedicato
alla genetica delle popolazioni.

Professor Cavalli-Sforza, gran parte del suo lavoro si svolge negli Stati Uniti ma lei non ha mai interrotto i rapporti con l´Italia: quali sono le maggiori differenze nel «sistema ricerca» dei due paesi?

«La prima è nel controllo della qualità dei risultati ottenuti, controllo che negli Stati Uniti è molto rigoroso. In Italia si fa poco, o si fa senza la severità necessaria, o non si fa per niente. Invece è fondamentale verificare la qualità della ricerca. Naturalmente occorrono giudici competenti e obiettivi. Tutto ciò in America è più facile perché il sistema ricerca è molto più vasto. In Italia ci si conosce tutti. La seconda differenza sta nella dimensione dei finanziamenti, che è molto maggiore negli Stati Uniti. Ma qui ci si scontra con i politici italiani, che sanno poco o nulla di scienza e quindi sono poco sensibili a certi discorsi. E quando lo sono, spesso dirigono i finanziamenti pensando agli amici piuttosto che alla conoscenza».

L´Italia, dopo un lieve incremento durato pochi anni, è tornata a investire nella ricerca soltanto l´uno per cento del prodotto interno lordo. Quale percentuale le sembrerebbe adeguata per un paese come il nostro?

«E´ difficile dirlo. Quello che mi sento di affermare è che in ogni caso è un errore diminuire questi fondi. L´Italia è la sesta potenza economica. Se non investiamo in ricerca ci tagliamo fuori dalla competizione globale. Dobbiamo almeno confrontarci con i paesi più vicini per cultura e ricchezza: Francia, Germania. Un 2 per cento del pil sarebbe una cifra ragionevole. Non ci si potrà arrivare di colpo ma è un obiettivo che bisogna porsi. Mi sembra invece che si faccia il contrario. Lo conferma anche la mia esperienza. Avevo avviato con l´Università di Pavia una ricerca sulla genetica della popolazione italiana, un progetto da 5 miliardi di vecchie lire. Il governo precedente lo aveva finanziato, questo lo ha tagliato. I nostri fondi erano in parte di provenienza privata, ma mi hanno deluso anche le Fondazioni, che invece in America hanno un ruolo importante per la scienza. Così ora preferisco non fare più ricerca in Italia: rincorrere i finanziamenti è troppo faticoso».

Una indagine europea indica che il numero di pubblicazioni qualificate rispetto al numero dei ricercatori italiani è superiore alla media europea e americana. Dunque l´Italia ha un problema di quantità più che di qualità dei suoi ricercatori?

«Ho l´impressione che la qualità della nostra ricerca negli ultimi tempi sia migliorata. Però bisogna stare attenti. Molti nomi che appaiono su riviste internazionali sono italiani ma talvolta si tratta soltanto di italiani di origine. In pratica lavorano all´estero, inseriti in gruppi stranieri. E in Italia non torneranno mai».

A parte la necessità di finanziamenti seri, che cosa cambierebbe nella nostra Università e nel nostro sistema-ricerca?

«Vorrei una selezione fondata su criteri rigorosi, non su amicizie, conoscenze, scambi di favori».

Il governo attuale tende a incoraggiare la privatizzazione della ricerca (inclusa quella di base) e a privilegiare la ricerca applicata. Quale rapporto le sembra preferibile tra pubblico e privato e tra ricerca pura e ricerca applicata?

«La ricerca di base, cioè la ricerca che come obiettivo ha esclusivamente quello di aumentare le conoscenze, non può che essere pubblica: i suoi ritorni sono a 20-30 anni, tempi che nessuna impresa privata può accettare. In America però certe fondazioni private, per esempio la Rockefeller, giocano un ruolo importante nel finanziare ricerche di base: fu proprio grazie alla Fondazione Rockefeller che si capì che il patrimonio genetico è contenuto nel DNA. La struttura del DNA, invece, fu poi capita nel 1953 in Inghilterra grazie a finanziamenti pubblici. Ma in Italia non vedo mecenati. Eppure ci sono casi in cui la ricerca di base dà frutti applicativi straordinari anche in tempi brevi: un esempio è la PCR, la Polymerase Chain Reaction, scoperta da Kary Mullis, un sistema per amplificare rapidamente tratti di DNA che ha avuto un successo economico eccezionale. In piccolo, anche il mio gruppo di Pavia ha fatto qualcosa del genere, brevettando una macchina per individuare più rapidamente mutazioni genetiche e oggi queste macchine sono utilizzate in laboratori di tutto il mondo».

Un´altra indagine ha rivelato che tra i cittadini dell´Unione Europea negli ultimi anni l´immagine della scienza si è deteriorata. Di chi è la responsabilità?

«Le colpe maggiori sono della televisione, che non fa programmi culturali, non si preoccupa della didattica, diffonde una mentalità superficiale o addirittura concetti scientificamente errati».

In tema di OGM, organismi geneticamente modificati, l´Europa appare molto più ostile degli Stati Uniti: è un eccesso di prudenza del Vecchio Continente o un tentativo protezionistico di opporsi alle multinazionali americane?

«Più che un eccesso di prudenza mi pare un eccesso di stupidità, o di ignoranza. Quella contro l´ingegneria genetica è una battaglia di retroguardia, si può soltanto uscire sconfitti».

Piero Bianucci


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Date: 18 Jun, 2002 on 08:41
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