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Scienza no grazie
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1. Scienza no grazie
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da La Stampa
Martedì, 18 Giugno 2002

MATEMATICA, FISICA, CHIMICA: I GIOVANI ITALIANI ED EUROPEI ABBANDONANO LE UNIVERSITÀ TRADIZIONALI. PRESIDI E AZIENDE LANCIANO L´ALLARME

Scienza no grazie

E´ diventato un ritornello in tutti i convegni, in tutte le relazioni, in tutti gli studi: senza innovazione fondata su una moderna ricerca scientifica non ci sarà più posto per l´Italia nella competizione internazionale sui mercati. Dopo l´allarme sollevato dai principali centri di indagine sulla nostra società, l´ultimo e più autorevole appello in tale direzione è venuto dal governatore Antonio Fazio, nelle «Considerazioni finali» all´assemblea della Banca d´Italia di qualche settimana fa. Anche il nostro governo ha accolto questa sollecitazione. Nelle «Linee guida per la politica scientifica e tecnologica» si pongono queste considerazioni alla base delle proposte ministeriali: «I sistemi economici, nel nuovo scenario, fondano la loro competitività sulla produzione, diffusione e utilizzazione di nuove conoscenze. Occorre realizzare un circuito virtuoso, che veda l´innovazione alimentata dalla ricerca e dalla disponibilità di capitale umano qualificato come fattore determinante per lo sviluppo». Diagnosi precise e convergenti, terapie collaudate e condivise, ottime intenzioni rischiano però di cozzare drammaticamente di fronte a una tendenza purtroppo ormai chiara: la scienza, in Italia, ma sarebbe meglio dire in tutta l´Europa, non attira più i giovani. Il calo di iscrizioni ai corsi di laurea nelle materie scientifiche di base, soprattutto matematica, fisica, chimica, è, da alcuni anni, costante e significativo. Se la tendenza non invertirà segno, corriamo il rischio di dover importare docenti di tali materie dai paesi del terzo mondo. Ma anche l´industria dovrà ricorrere all´estero, viste le ottime prospettive occupazionali che tali studi assicurano, ma che vengono incomprensibilmente trascurate dagli studenti di casa nostra. L´allarme è stato recentemente lanciato dalla Conferenza nazionale dei presidi delle facoltà di scienze. Il presidente di tale organismo, Enrico Predazzi, preside della facoltà di Torino, ha denunciato la gravità della situazione in una lettera apparsa sul mensile Le scienze a marzo di quest´anno. «Il calo delle vocazioni scientifiche, proporzionalmente molto maggiore della diminuzione demografica nelle generazioni che si affacciano ora all´Università - osserva - è ancora più preoccupante nel nostro paese, rispetto a quello che si verifica anche in altri stati europei, perché in una classifica internazionale gli studenti italiani sono in coda: arrivano al ventitreesimo posto per la fisica, cioè dopo tutti i paesi industrializzati e ancor più indietro, al ventiseiesimo, per la matematica». Una statistica relativa alle immatricolazioni nei tre corsi di laurea a Torino, un dato medio rispetto a quello che accade in tutt´Italia, rileva un decremento da tre a uno delle iscrizioni nel periodo 1993-2000. I motivi di questa disaffezione giovanile per vocazioni scientifiche, in curioso contrasto con il successo di alcuni film su matematici famosi o di alcuni libri su biografie più o meno romanzate di scienziati illustri, possono essere molteplici, anche se non del tutto dimostrabili. Una certa cultura, o subcultura sarebbe meglio dire, attribuisce alla scienza la colpa dei disastri ambientali che colpiscono il mondo moderno. I rapporti tra scienza ed etica sono spesso fonte di incomprensioni invece che di reciproca collaborazione. I guasti di un certo postmodernismo, molto alla moda, che pasticcia tra la medicina alternativa e il neo misticismo, tra il nichilismo antiglobalizzazione e le ingenuità del sentimentalismo ecologico, possono aver contribuito a questa tendenza. Senza addentrarci, però, in considerazioni socio-culturali così complesse e certamente discutibili perché senza dimostrazione inconfutabile, c´è invece una causa, molto più concreta, da tutti addotta per spiegare, almeno in parte, questo fenomeno: l´idea che le scienze portino a impieghi non adeguatamente remunerativi sotto il profilo economico e scarsamente prestigiosi sotto quello della considerazione civile e della gratificazione culturale. Almeno su questo punto, si possono riportare indagini e dati che fanno ritenere del tutto falso questo pregiudizio. In contrasto con tale «luogo comune», i risultati di una recente ricerca, quella di «Almalaurea», dimostrano che il grado occupazionale nei raggruppamenti scientifici segue immediatamente quello di ingegneria e precede tutti gli altri, inclusi farmacia, architettura, economia e tutte le discipline umanistiche e sanitarie. Non è vero, perciò, che «la scienza non paghi», come tradizionalmente si dice. Alcune volte, come per i laureati in matematica rincorsi dalle finanziarie di tutto il mondo per l´analisi dei dati sulla quale si fonda oggi lo studio sull´andamento dei corsi borsistici, la scienza paga e paga molto. Ma anche aldilà di questi impieghi, peraltro non percentualmente ridotti, l´industria tende ad assorbire tali competenze con ruoli di prestigio e con compiti di alta responsabilità manageriale. La medesima graduatoria, con qualche modesta differenza, si ritrova in una indagine più complessa che ha cercato di valutare l´efficacia della laurea nel lavoro svolto. Si tratta di uno studio, dello stesso consorzio interuniversitario «Almalaurea», che ha elaborato un indice, ottenuto chiedendo all´intervistato il giudizio sull´utilizzazione delle competenze apprese durante gli studi universitari per lo svolgimento dell´attività quotidiana. Subito dopo la professione del medico e quella dell´ingegnere, come è ovvio, la soddisfazione per gli studi effettuati vede in testa le scienze che precedono tutti gli altri settori, dall´economia alla giurisprudenza, alle materie letterarie. Come si è detto, questo calo di «appeal» scientifico sui giovani, a fronte di una necessaria e urgente crescita di tali vocazioni per lo sviluppo delle nostre economie, riguarda non solo l´Italia, ma tutta l´Europa. In Germania si è arrivati a concedere incentivi per gli studenti che scelgono materie scientifiche. In Inghilterra, sull´onda del più recente e autorevole rapporto al governo sulla questione, quello di sir Gareth Roberts, si stanno studiando misure analoghe. In Italia, il consigliere del ministro Moratti, professor Furlan, ha formulato una proposta simile. Provvedimenti probabilmente opportuni, ma forse basterebbero, su questi argomenti, un´attenzione maggiore e informazioni meno approssimative per chi, in questi anni, scommettendo sulla propria vita scommette anche sul suo paese.

Luigi La Spina


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Date: 18 Jun, 2002 on 08:40
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