Domani comincia la pausa estiva. Le richieste di padri e madri: «Istituti aperti fino al 30 luglio»

«La scuola finisce troppo presto»

I genitori: vacanze più corte. Gli esperti: meglio ridistribuire le lezioni sui 12 mesi

ROMA - La chiusura estiva delle scuole sta diventando un problema sociale. Le vacanze durano troppo a lungo e le famiglie, anzi le mamme sempre più impegnate nel lavoro, incontrano grosse difficoltà nell’organizzazione del tempo dei figli, per nove mesi affidata interamente alla scuola. E’ quanto emerge da un sondaggio on line promosso da GuidaGenitori.it , in vista della fine dell’anno scolastico che si chiude domani. Madri e padri vorrebbero le vacanze come succede in molti Paesi europei dove la pausa estiva dura molto meno, ma l’anno è caratterizzato da un numero maggiore di intervalli. Il 37 per cento dei genitori desidera che gli istituti restino aperti almeno sino al 30 giugno. Il 13 per cento li vorrebbe in funzione fino al 15 luglio. C’è anche un 19 per cento al quale non dispiacerebbe accompagnare i figli a scuola fino al 30 luglio.

AUTONOMIA - I genitori, secondo l’indagine, più che istruzione chiedono protezione. Le scuole dovrebbero riorganizzare la loro attività, sostituendo le tradizionali lezioni e i compiti a casa con varie attività: corsi di musica e teatro, lezioni di lingua, sport. Le nostre famiglie sarebbero pronte a pagare una quota aggiuntiva. Il problema è molto sentito, ma le iniziative sono scarse. Nessun piano dell’offerta formativa (Pof) ha mai preso in considerazione la possibilità di accorciare le vacanze estive.

VACANZE ITALIANE - La concentrazione dell’attività scolastica tra settembre e maggio è una caratteristica italiana. Non piace ai genitori né ai pedagogisti. «I risultati degli studenti - spiega il professor Benedetto Vertecchi, cattedra di Pedagogia sperimentale a Roma Tre - sono migliori dove il servizio è più lungo perché ciò consente una migliore gestione dell’attività scolastica, a cominciare dal recupero dei debiti formativi». Nel rapporto della commissione Bertagna, utilizzato come base per la legge di riforma della scuola in discussione in Parlamento, si suggerisce di «distribuire le ore di lezione in dodici mesi invece di nove.

Giulio Benedetti