Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


Edscuola Board
Edscuola Board Discussion Forum.
Index / Educazione&Scuola© - Archivio Rassegne / Educazione&Scuola© - Rassegna Stampa (Archivio 2)
author message
Montanelli, lo stile che porta alla storia
Post a new topic Reply to this Topic Printable Version of this Topic
edscuola
Administrator
in Educazione&Scuola

View this member's profile
posts: 13944
since: 23 May, 2001
1. Montanelli, lo stile che porta alla storia
Reply to this topic with quote Modify your message
da Il Corriere della Sera
Sabato, 1 Giugno 2002

PROTAGONISTI Un maestro che ha saputo capire il presente e raccontare il passato. Ieri un convegno al Gabinetto Vieusseux di Firenze

Montanelli, lo stile che porta alla storia

Voleva essere ricordato solo come giornalista, ora l’Accademia lo celebra


DAL NOSTRO INVIATO
FIRENZE - Attingendo a Ugo Ojetti, Montanelli definiva i suoi connazionali «un popolo di contemporanei», perché - spiegava - gli italiani, cui non importa granché del futuro, non sanno niente del loro passato. Ecco perché - ne ricavava - quelle repentine scomparse, nella memoria collettiva, di uomini che in vita hanno meritata fama e riconosciuto prestigio. Non è così. O almeno, paradossalmente, non lo è per lui, Indro Montanelli, principe dei giornalisti italiani del secondo Novecento. Dalla sua scomparsa (un anno il prossimo 22 luglio) è un continuo ricordarlo, citarlo, invocarlo, con rimpianto e con la consapevolezza, oltremodo frustrante, dell’insostituibilità.
Da questo punto di vista è emblematico il sontuoso convegno che ieri gli è stato dedicato. Un vivace, colto, variegato dibattito ospitato in una sede che l’uomo più potente della Terra potrebbe invidiare: la Sala dei Cinquecento, in Palazzo Vecchio, vale a dire in un luogo vegliato da una delle più significative statue di Michelangelo («La Vittoria») e dai vasti, squillanti affreschi del Vasari. E già questo potrebbe sembrare una contraddizione e di conseguenza far sorgere la domanda: perché tanta attenzione celebrativa per un personaggio che voleva fosse ricordato «soltanto» come un giornalista? (Ci riferiamo alla «testimonianza» resa da Montanelli a Tiziana Abate, recentemente pubblicata da Rizzoli).
La risposta è semplice: con la ricerca di una sede così prestigiosa, i promotori del convegno (il Gabinetto Vieusseux, la Fondazione Corr iere della Sera , la Fondazione Montanelli Bassi) hanno inteso sottolineare l’impagabile contributo che Indro Montanelli ha dato alla professione giornalistica, alzandone il livello fino a toccare - si scandalizzino pure i sapientoni dell’Accademia - i vertici della più accreditata storiografia e della migliore letteratura.
«Capire il presente. Montanelli, il giornalismo, la storia»: così, opportunamente, è stato intitolato il convegno. E tutti i partecipanti (da Giovanni Sartori a Sergio Romano, da Ferruccio de Bortoli a Enzo Bettiza, da Ernesto Galli della Loggia a Cesare Romiti, da Nicola Tranfaglia a Cesare Garboli, da Cosimo Ceccuti a Silvio Lanaro, da Arturo Colombo a Francesco Perfetti, Federico Orlando, Giovanni Gozzini) si sono trovati d’accordo nel definire Montanelli un caso unico nel panorama culturale italiano dei nostri anni; un caso di libertà esemplare, contraddistinta da uno stile - quello giornalistico - che altro non era, altro non poteva essere che profonda moralità.
Ma se è facile definire Montanelli uno «spirito libero» al punto da farsi, sempre e comunque, bastiancontrario, può risultare difficile, oggi, la sua collocazione politica, tirata com’è (per non dire strumentalizzata) la sua memoria da ogni parte. È il destino dei grandi. Ha ragione Mario Cervi, che, come Roberto Gervaso, con Montanelli ha scritto dei libri a quattro mani, quando dice che l’autonomia di giudizio di Montanelli non si tocca, e che essa lo ha reso un pioniere del revisionismo storico oggi tanto di moda; ed ha ragione Ernesto Galli della Loggia quando afferma che «Montanelli è stato il partito borghese che non c’era». Per questo - ed è la tesi di Enzo Bettiza e di Federico Orlando - egli fu il fondatore, dopo il lacerante distacco dal Corriere di un giornal e-partito. Un giornale non solo della borghesia (e, a proposito di borghesia italiana, nessuno nel convegno ha avuto parole tenere) e dell’anticomunismo, ma di una ideale liberaldemocrazia, sfociata negli ultimi anni della sua vita, in una sorta di conversione a sinistra (ma, si è chiesto in proposito il direttore del Corriere del la Sera Ferruccio de Bortoli, è stato lui a cambiare o è stata la sinistra a farlo?).
Sono tante e tutte pertinenti le definizioni che, ieri, sono state coniate per il burbero ed eternamente scontento Montanelli (artista della scrittura, geniale ma finto autodidatta, divulgatore capace di avvicinare tutti gli italiani, di qualunque estrazione e cultura, alla loro storia; toscanissimo aristocratico di campagna, perfino anglotoscano). Tuttavia, ci sembra giusto ricordarlo con i due soli aggettivi che de Bortoli, alla fine di una rilassata ma succosa conversazione, ha chiesto di trovare a Sergio Romano e Giovanni Sartori per definire Montanelli: nell’ordine sono venuti, «secco» e «terso».

Matteo Collura


http://www.edscuola.it
http://www.edscuola.com
Mail: redazione@edscuola.com
Date: 01 Jun, 2002 on 10:30
Montanelli, lo stile che porta alla storia
Post a new topic Reply to this Topic Printable Version of this Topic
All times are GMT +2. < Prev. Page | P.1 | Next Page >
Go to:
 

Powered by UltraBoard 2000 Personal Edition,
Copyright © UltraScripts.com, Inc. 1999-2000.

Archivio
Archivio Forum
Archivio Rassegne