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Moratti: «Ecco la mia scuola e-learning»
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1. Moratti: «Ecco la mia scuola e-learning»
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da Il Sole 24 Ore
Domenica, 26 Maggio 2002

Moratti: «Ecco la mia scuola e-learning»

Il ministro dell'Istruzione illustra il piano del Governo, che prevede l'accesso rapido a Internet in ogni istituto, computer nelle aule, formazione per i docenti e corsi gratuiti d'inglese di 50 ore sul Web a partire da settembre.di Massimo Esposti
Una scuola che diventi centro di crescita culturale permanente grazie a nuove tecnologie come l'e-learning (formazione a distanza utilizzando Internet), per colmare il divario digitale nel confronto di altri Paesi di cui soffrono non solo gli studenti, ma anche gli insegnanti e i dipendenti amministrativi. E cominciando proprio da uno dei punti più deboli, la conoscenza delle lingue, con un corso gratuito di inglese di 50 ore, aggiuntive rispetto all'offerta formativa attuale, che partirà a settembre.
È una sfida difficile ma strategica quella che Letizia Moratti, ministro dell'Istruzione e dell'Università sta lanciando, con un obiettivo primario: portare con il sistema scuola a tutti cittadini gli strumenti basilari di informatizzazione indispensabili per una Nazione moderna e competitiva. Un piano che si muove in linea con quello del ministero dell'Innovazione per l'e-government, la realizzazione di uno Stato digitale sempre più in grado di interagire con il cittadino utente.

Ministro Moratti, portare la tecnologia, oltre che dentro le scuole, anche nella cultura di docenti e studenti significa affrontare una realtà che rispecchia gli incredibili divari italiani, con casi di eccellenza e di grande arretratezza. Una situazione che la riforma scolastica vuole affrontare; ma con che ruolo dell'innovazione tecnologica, e dell'e-government in particolare?

L'Italia sconta un pesante ritardo nell'innovazione del suo sistema formativo rispetto agli altri Paesi europei. Da una parte il costo dell'istruzione è più alto, dall'altra il sistema è poco efficace in termini di ricaduta culturale. Si tratta di un problema strutturale, e per risolverlo l'innovazione può dare un contributo sostanziale, come abilitatore di un processo di comunicazione a tutti i livelli del sistema formativo. Bisogna avvicinare sempre più il mondo dell'istruzione e dell'università agli utilizzatori di tale universo, gli studenti, riducendo le barriere fisiche e aumentando la diffusione delle conoscenze tramite le nuove tecnologie. Al tempo stesso possiamo aumentare la competenza sulle nuove tecnologie, e in particolar modo nelle materie scientifiche, diffondendo sempre più tali strumenti nel contesto scolastico.

Come lei ha sottolineato il raffronto europeo è inevitabile. Ed esistono Paesi, come il Canada, in cui tutte le scuole sono in rete. Avete un modello di riferimento?

No, nel senso che valutiamo le realtà più efficienti e adottiamo quelle più applicabili all'Italia. In questo senso si può dire che, partiti in ritardo rispetto ad altri, possiamo recuperare grazie anche alle esperienze altrui. D'altra parte la situazione attuale non è confortante. Paesi europei più piccoli di noi mostrano un notevole grado di utilizzo delle tecnologie informatiche, favoriti senz'altro dalle ridotte dimensioni del loro sistema formativo. Ma anche Nazioni comparabili alla nostra in termini di popolazione e sviluppo economico, come Gran Bretagna, Germania e Francia, mostrano una diffusione maggiore di personal computer nelle scuole di primo e secondo grado, sia in postazioni stand alone, non connesse quindi a Internet, sia in postazioni connesse alla Rete e in grado di scambiare conoscenze con il mondo esterno. Analoga è la situazione all'università, dove scontiamo un forte ritardo degli investimenti in infrastrutture tecnologiche. La prossima distribuzione nelle scuole di circa mille nuove stazioni di lavoro, il cablaggio in corso di tutte le scuole, la predisposizione in ogni istituto di efficienti collegamenti a Internet, con tecnologie Dsl o con l'utilizzo della fibra ottica, costituiscono esempi concreti di come il Ministero stia intervenendo per ridurre il divario. Ci aspettiamo però che scuole, università e centri di ricerca, utilizzando l'autonomia decisionale che sempre più li contraddistingue, si dotino in forma autonoma di ulteriori tecnologie, che completino l'infrastruttura di base coordinata dal Ministero, per offrire un servizio sempre migliore ai loro studenti.

Cablare tutte le scuole, cioè dotarle di strumenti veloci di connessione a Internet, ha un costo elevato. Per questo la strategia del ministero prevede il coinvolgimento delle imprese private?

Questo aspetto è fondamentale per garantire a tutti gli istituti strumenti moderni e veloci. Molte aziende ci stanno mettendo a disposizione gratuitamente, a Milano, Torino, Genova, i collegamenti in fibra ottica. Segno che il mercato informatico ha percepito come sia necessario un investimento congiunto pubblico-privato, per far crescere l'innovazione tecnologica a partire dal settore dell'Education. A noi spetterà realizzare le infrastrutture e i collegamenti interni, grazie anche all'apporto del ministero dell'Innovazione e delle tecnologie e del ministero delle Comunicazioni, con la preziosa collaborazione di consulenti come Nicholas Negroponte. Contiamo molto sullo sviluppo delle reti wireless, senza fili, che permettono ai computer di colloquiare tra loro e di navigare su Internet senza la necessità in grandi ragnatele di cavi. Oggi solo il 39% delle scuole italiane possiede un cablaggio strutturato, e poco più del 20% ha accesso a Internet tramite collegamenti a banda larga. Entro la fine del 2003 vogliamo completare un piano di cablaggio e di accesso a Internet tramite connessioni a banda larga. Due i punti chiave: 1. il cablaggio interno delle scuole, prevalentemente con connessioni wireless, in grado di assicurare flessibilità di collegamento e contenimento dei costi rispetto al costosissimo cablaggio di tipo fisso; le tipologie di infrastrutture didattiche che vorremmo privilegiare sono la realizzazione di un'aula multimediale in ogni istituto, per i docenti che intendano completare i propri insegnamenti con applicazioni di e-learning, e, ove possibile, la dislocazione di un computer in ogni classe, in modo da consentire l'utilizzo in molti insegnamenti delle tecnologie multimediali; 2. l'accesso a larga banda a Internet e alle procedure amministrative, utilizzando sia collegamenti in fibra ottica, sia connessioni con tecnologia Dsl e con tecnologie alternative, come le onde convogliate trasmesse sulla rete elettrica dell'Enel che stiamo sperimentando nell'area di Grosseto, in Toscana.

Il piano di e-government del Ministero punta a coinvolgere tutto il sistema dell'istruzione. Partiamo dagli studenti.

Abbiamo deciso di rifare completamente il sistema informativo del Ministero, la cui concezione risale agli anni 70, in un'ottica non più orientata verso il supporto amministrativo interno, con l'archiviazione delle posizioni relative ai docenti, alle scuole e alla pianta organica, ma sempre più rivolta a fornire il massimo supporto al vero cliente del sistema: lo studente e la sua famiglia. Che, in quanto cittadini, devono potersi rivolgere al sistema informativo del Ministero, accedendovi tramite la rete pubblica, per ottenere informazioni, e per sbrigare online pratiche come le iscrizioni e il pagamento delle tasse scolastiche e universitarie. Lo stesso sistema, realizzato in ambiente aperto, coadiuverà nuove funzioni decisionali e l'interscambio d'informazioni con altre amministrazioni, italiane ed europee, rendendo più concreta l'autonomia degli istituti. Per realizzare tale sistema è già in corso una gara europea di evidenza pubblica, che sarà aggiudicata entro l'anno. Ci aspettiamo dalle migliori aziende mondiali di Information technology che hanno risposto al bando di prequalifica un forte sforzo progettuale e d'innovazione, per offrire il miglior servizio alla scuola italiana.

La conoscenza delle lingue rappresenta da sempre un punto debole della formazione scolastica italiana, poco competitiva rispetto alla preparazione di altri giovani europei.

Stiamo cercando di fare molto su questo punto. Per gli studenti di ogni ordine e grado il ministero dell'Istruzione e dell'Università e ricerca offrirà 50 ore di inglese gratis, fruibili tramite docenza online, con l'uso del computer, oltre all'attuale offerta formativa, che sarà ulteriormente potenziata dalla legge delega di riforma. Lo studio dell'inglese nelle scuole di ogni ordine e grado è uno degli obiettivi prioritari del Ministero, che tra l'altro ha inserito nel progetto di legge di riforma degli ordinamenti scolastici l'obbligo di studiare una lingua comunitaria già nelle elementari, e una seconda dalle medie. Con una password sarà possibile accedere al sistema sia da scuola, sia da casa, per effettuare i test di inizio corso, fruire dei contenuti didattici e collegarsi online 24 ore su 24 e sette giorni su sette con studenti e docenti in tutto il mondo. Il progetto verrà introdotto gradualmente a partire dal prossimo settembre, con l'inizio del nuovo anno scolastico, in tutte le regioni italiane, partendo dalle ultime classi delle elementari e coprendo progressivamente le prime classi delle medie, e successivamente le superiori, e le prime classi elementari.

Il ruolo chiave di tutta l'operazione è rappresentato dagli insegnanti. Molti stanno premendo per chiedere più formazione. Sono arrivate critiche, perché il Ministero è partito con un'iniziativa di formazione combinata tra e-learning e aula rivolta ai 68mila docenti messi a ruolo lo scorso anno. Che cosa cambierà per loro?

Quello che è iniziato a gennaio e si concluderà il mese prossimo è il più grande progetto a livello europeo. Siamo partiti con questa base, che però si sta già allargando. Il Documento di programmazione economica e finanziaria 2002-2006, approvato il 16 luglio 2001, evidenzia tra gli interventi prioritari la crescita della cultura informatica di studenti e insegnanti. Per questo motivo abbiamo recentemente attivato un piano di formazione a livello nazionale, coerente con il Settimo obiettivo del piano di e-government nazionale, che prevede un percorso di base rivolto ai docenti con scarsa o nessuna competenza nell'uso delle tecnologie informatiche. Questo percorso di base coinvolgerà circa 160mila docenti, che conseguiranno la Patente europea del computer (Ecdl). Inoltre è previsto un cammino formativo per creare una figura di "consulente", ovvero il docente esperto nelle metodologie e nelle risorse didattiche offerte dall'information technology, che coinvolgerà 13.500 docenti. Vi saranno poi i corsi per costruire una figura di "responsabile" delle infrastrutture tecnologiche della scuola, o di reti di scuole collegate fra loro, che riguarderanno circa 4.500 docenti. Gli obiettivi formativi di quest'ultimo percorso saranno orientati a competenze di gestione di una complessa infrastruttura tecnologica. Questi corsi si aggiungono a quelli patrocinati dal ministero dell'Università e ricerca, svolti a titolo gratuito da società del calibro di Microsoft, Intel e Cisco.

Parlando di "digital divide" spesso si focalizza l'interesse sui Paesi in via di sviluppo. Anche in Italia però esiste il problema, con un parte delle famiglie che sembra temere la tecnologia.

Per quanto riguarda i Paesi in via di sviluppo stiamo progettando una serie di corsi di formazione per imprenditori, medici e insegnanti, che verranno erogati prevalentemente con modalità di e-learning, per dare un contributo italiano al problema del "digital divide", in particolare nei Paesi mediterranei. Fa parte di questo programma anche la collaborazione con il Consorzio Nettuno, che riunisce le iniziative didattiche di un gran numero di università italiane. Tra gli obiettivi strategici che mirano a ridurre il "digital divide" tra le famiglie italiane abbiamo inserito la diffusione della Carta nazionale dei servizi, realizzando soluzioni applicative che ne prevedano l'utilizzo come modalità di identificazione certa e di accesso ai servizi. In particolare vorremmo che la Carta d'identità elettronica (Cei), di cui si prevede l'utilizzo a breve nei Comuni di Avellino, Catanzaro, Foggia, Mantova, Parma, Perugia, Pisa, Potenza, Viterbo e Trieste, diventasse lo strumento standard di accesso ai servizi del sistema scolastico e universitario. Sono già disponibili, pubblicate sul sito www.cartaidentita.it, le specifiche di accesso a tale dispositivo. A questo fine, ci aspettiamo un progressivo adeguamento dei sistemi informativi esistenti e una progettazione "ad hoc" di quelli pianificati o in fase di realizzazione, per consentire un reale utilizzo di tale dispositivo; evitando la proliferazione di carte di identificazione elettronica in grado di abilitarci ai servizi ai quali abbiamo diritto, come cittadini o come studenti. Una sola carta potrà da un lato dimostrare la nostra identità, dall'altro essere riconosciuta dai vari sistemi di servizi: scolastico, universitario, sanitario e previdenziale.


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Date: 26 May, 2002 on 12:35
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