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Le figlie marinano la scuola, madre in cella
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1. Le figlie marinano la scuola, madre in cella
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da Il Corriere della Sera
Martedì, 14 Maggio 2002

Applicata per la prima volta una norma di due anni fa. Blair aveva chiesto un giro di vite contro i genitori di studenti indisciplinati

Le figlie marinano la scuola, madre in cella

Una donna inglese condannata a 60 giorni di prigione. Le ragazzine: «Colpa nostra, non è giusto»


LONDRA - Sessanta giorni di carcere perché le figlie marinano la scuola. E’ la sentenza emessa a Banbury, nell'Oxfordshire, nei confronti di una donna di 43 anni, la prima applicazione di un emendamento di una legge britannica sull’ordine pubblico entrata in vigore nel novembre del 2000. Tre settimane fa il premier Tony Blair e il ministro per la scuola Estelle Morris avevano esortato i magistrati del Paese a utilizzare i loro poteri nei confronti dei genitori che permettono ai figli di non andare a scuola: la prima condanna ha però profondamente colpito la Gran Bretagna. «E’ questo il modo di combattere il problema?», ha chiesto ieri l'avvocato della donna, Stephen Warrington, sottolineando di aver già presentato appello. «Probabilmente la mia cliente adesso collaborerà ancora meno con le autorità e gli insegnanti e il fatto che si trovi in prigione non obbligherà le figlie ad andare a scuola».
Secondo le autorità di Banbury, prima di arrivare al carcere è stata tentata ogni via. «Abbiamo fatto di tutto - ha spiegato Roy Smith, dell’Oxfordshire Council - ma il problema andava ormai avanti da due anni e non abbiamo avuto altra scelta».
La donna che da giovedì si trova in prigione si chiama Pat Amos e non ha una situazione familiare facile. Ha cinque figli, avuti da tre uomini diversi, e sei nipoti, e sta tirando su la prole da sola. «Più che far indossare alle mie sorelle la divisa della scuola e farle uscire di casa in orario non può fare», ha spiegato Kerry Cowman, 25 anni, la primogenita.
Le due ragazzine al centro del problema sono Emma e Jackie, rispettivamente di 15 e 13 anni, che ora sarebbero piene di sensi di colpa. «Due anni fa è morta la nonna, che abitava con loro», ha raccontato Kerry. «E’ per questo che Emma e Jackie hanno smesso di andare a scuola. Erano preoccupate per la mamma. L’aveva presa male. Sembrava distrutta. Come può il governo mandare in prigione una madre solo perché le figlie non vanno a scuola, quando c’è gente che commette crimini ben più seri ed è in libertà?».
Emma e Jackie hanno ripreso ad andare a scuola. Si sono trasferite da Kerry, dove rimarranno sino a quando la madre non verrà scarcerata. «Non è giusto che mia madre venga punita quando la colpa è solo nostra - ha detto Emma - la maggiore».
John Dunford, segretario del sindacato dei presidi dei licei, trova che la punizione sia giusta. «Troppo a lungo i tribunali sono stati eccessivamente permissivi nei confronti dei genitori. Spero che questa - ha aggiunto - sia la prova che d’ora in poi la legge appoggerà il governo e le scuole nel tentativo di sradicare quello che è un grave problema della nostra società».
Il ministro Morris auspica che la sentenza «faccia capire ai genitori che devono prendersi le loro responsabilità. Se i figli non vanno a scuola - ha detto - la colpa è soprattutto loro».
In 70 scuole dove la frequenza è particolarmente bassa la Morris ha proposto la presenza di poliziotti: gli agenti controlleranno l’arrivo dei ragazzi negli istituti e pattuglieranno le strade del quartiere durante le lezioni per assicurarsi che in giro non ci siano studenti. Secondo uno studio realizzato dal ministero il 40% degli scippi, il 30% dei furti d'auto, il 25% delle rapine a livello nazionale sono perpetrati da ragazzini tra i 10 e i 16 anni in orari in cui dovrebbero essere a scuola.

Paola De Carolis


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Date: 14 May, 2002 on 08:32
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