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Addio a Riesman il sociologo che inventò la «folla solitaria»
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1. Addio a Riesman il sociologo che inventò la «folla solitaria»
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da Il Corriere della Sera
Domenica, 12 Maggio 2002

Addio a Riesman il sociologo che inventò la «folla solitaria»

E’ morto a 92 anni il sociologo che ha impresso il titolo di un suo libro come titolo della modernità nella memoria collettiva . La folla solitaria - più realistico cominciare da questo nome ormai slogan per dar conto della morte di David Riesman e della sua importanza - è l’opera sociologica che più ha venduto in tutta la storia americana (dato del ’97). Uscì nel 1948 (in Italia nel ’50; l’ultima edizione del Mulino, con prefazione di Alessandro Cavalli, data 1999) e David Riesman vi fissava quelle tre identità riscontrabili in diverse fasi storiche che, con sua sorpresa, e successivo allarme, divennero diffuso gioco di società, ma che restano capisaldi del dibattito sociologico. Era la prima volta che lo studio di un accademico - Riesman insegnava a Harvard - diveniva popolare.
Egli distinse personalità «dirette dalla tradizione», «autodirette» ed «eterodirette». Le prime, in cui i figli seguono il sentiero dei padri, sono tipiche - scrive - di una società piuttosto immobile dove il lavoro è pura fatica, tipo il Medioevo. Le seconde si impongono in una società più mobile, dove compaiono le prime tecnologie (Rinascimento, Riforma protestante): allora il singolo trova in se stesso la propria bussola e i propri obiettivi. L’uomo eterodiretto, guidato cioè all’esterno, era l’uomo che Riesman vedeva emergere allora, in quell’America che stava divenendo civiltà di consumi e di organizzazione di massa. Un uomo che cerca l’approvazione degli altri e di essere «come gli altri». Un uomo dunque inseguito dal senso di solitudine e d’ansia per paura di non essere accettato (mentre il fallimento, per i primi due caratteri, si configurava rispettivamente come vergogna e come colpa).
Riesman si interrogò poi su questi temi in altri volumi (per esempio, A che serve l’abbondanza? ), ma è La folla solitaria che, negli studi, viene messo, da alcuni, addirittura in ideale sequenza con La democrazia americana di Tocqueville (1835-40), ma sicuramente al centro del dibattito del ’900 con L’uomo a una dimensione di Marcuse (1964) e pochi altri. Suo successore, nell’incipiente secolo, si segnala Zygmunt Bauman con La solitudine del cittadino globale (Feltrinelli): l’uomo che nelle nuove incertezze di un mondo liberista e senza confini, non trova più un luogo pubblico, una politica, dove tradurre i disagi personali in progetto sociale. Dopo popolo, dopo folla, oggi sempre più si parla di moltitudine. Forse più che sola: smarrita.

Serena Zoli


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Date: 12 May, 2002 on 10:31
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