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DA CABIRIA A MOULIN ROUGE! Un secolo di musica per il cinema
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1. DA CABIRIA A MOULIN ROUGE! Un secolo di musica per il cinema
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Cineforum San Benedetto del Tronto
Via Filippo Turati, 44 – tel./fax 0735 65.86.41
Dante Albanesi 347 91.066.89 – www.ponilla.org/Cineforum/

Stagione 2001-2002

DA CABIRIA A MOULIN ROUGE!
Un secolo di musica per il cinema

Verrà presentato martedì 7 maggio, alle ore 21:30, presso la Multisala Calabresi, il volume “DA CABIRIA A MOULIN ROUGE! Un secolo di musica per il cinema”, a cura di Dante Albanesi e del Cineforum di San Benedetto del Tronto.
“Da Cabiria a Moulin Rouge!” analizza le molteplici e spesso illuminanti relazioni che si instaurano tra i due medium dell’immagine e del suono. I ventiquattro collaboratori del volume (tra i quali i critici Paolo Vecchi di “Cineforum”, Luca Bandirali di “Segnocinema”, i musicologi Renzo Cresti del Conservatorio Di Siena, Francesco Leprino dell’Università di Milano, Sergio Bassetti produttore discografico e autore di importanti saggi sull’argomento, Ernesto de Pascale critico musicale di varie testate e collaboratore di RaiSat) hanno impostato la loro riflessione teorica su un filo conduttore generale. Spaziando variamente tra epoche e generi, ogni singolo intervento ha analizzato un film (o anche una sola sequenza di un film) dove il connubio tra immagine e musica si riveli in modo “innovativo” rispetto alla sua epoca, o mostri connotati formali insoliti e rilevanti. A questi saggi, espressamente dedicati ad un’unica pellicola, vanno ad aggiungersi altri quattro interventi, focalizzati invece sulla figura di altrettanti musicisti italiani, alla cui opera ha massicciamente attinto il cinema di tutto il mondo: Giuseppe Verdi, Giorgio Gaslini, Ennio Morricone, Nicola Piovani.
Il curatore del volume, Dante Albanesi, è laureato in Storia del cinema al DAMS di Bologna, organizza corsi di cinema per scuole e associazioni culturali, collabora dal ’97 con il Premio Bizzarri, mentre dal ’93 scrive su alcune riviste specializzate quali “Cineforum”, “Segnocinema”, “Fotogenia”, “Cabiria”, “La linea dell’occhio”, “Cinemania” (rivista cinematografica della Regione Marche) e per varie testate locali. Il libro esce in contemporanea con un ciclo di film “musicali” selezionati dal presidente del Cineforum Giampiero Paoletti, che avranno come primo appuntamento “A torto o a ragione” di Istvan Szabò. L’intento della pubblicazione è di creare una sorta di “percorso” all’interno dell’immaginario sonoro del cinema. Tra Cabiria di Giovanni Pastrone (1914) e Moulin Rouge! di Baz Luhrmann (2001) scorrono quasi cento anni di ciò che è stato il suono per l’immagine in movimento. E i due estremi non sono scelti a caso.
Cabiria inaugurava un genere, il kolossal, e allo stesso tempo ne diveniva l’insuperato rappresentante. In un’epoca in cui il cinema era ancora bambino, linguaggio “minore” e volentieri deprezzato dalle classi colte, Pastrone architettò a tavolino un processo di artisticità “per osmosi”: fondare il concetto inedito di cinema come Arte, tramite il calcolato accostamento ad altre arti e discipline più “rispettabili”: l’Epica (riletta da un decadentismo impregnato di elementi fiabeschi), la Storia Classica (e il suo corredo di Romanità trionfante, anticipatrice del Ventennio), l’Architettura di scenografie titaniche (che prefiguravano Griffith e De Mille), la Letteratura di D’Annunzio (e le sue didascalie sempre al limite del ridicolo)… Si consumava così la prima di innumerevoli strategie per conferire dignità intellettuale ad un prodotto cinematografico. Ma all’interno di questo coraggioso pastiche emergeva soprattutto la Musica: la Sinfonia del Fuoco di Ildebrando Pizzetti, all’epoca caso quasi unico di colonna sonora appositamente composta per un film. Obiettivo sin troppo palese: attirare nelle sale il pubblico dell’Opera Lirica, quel ceto alto borghese più sensibile all’orecchio che all’occhio.
Moulin Rouge! distrugge forse per sempre un genere, il musical, e si pone come primigenio modello di qualcosa di inedito e strano. Un ibrido che abbandona il montaggio per il mixaggio, in nome di pochi suggestivi postulati: l’idea che il cinema sia l’ultimo fantasmagorico calderone della Storia; che il più grande spettacolo cinematografico non sia altro che la descrizione di un altro spettacolo; che il passato sia uno sterminato catalogo di immagini e suoni attraverso cui ricomporre lo specchio frantumato del presente. Il turbinio sonoro di Luhrmann non è che il naturale epilogo di due secoli di caricature e rielaborazioni: il cancan nasce nell’Ottocento come variante licenziosa del galop, figura di chiusura della quadriglia; nel 1832 viene proposto nei teatri di Parigi come spettacolo a sé stante, riscuotendo immenso successo; nel 1856, Jacques Offenbach lo trasforma in dissacrante ballo finale nell’operetta Orfeo all’inferno; nel 1886, Camille Saint-Saens riprende il brano e (con la sfrontatezza di un DJ dei giorni nostri) lo rallenta in modo esilarante, per ottenere il “tema della tartaruga” nel suo Il carnevale degli animali; nel 1889, con l’apertura del Moulin Rouge, il galop di Offenbach viene nuovamente riportato alla danza sfrenata che conosciamo. Il cancan postmoderno di Moulin Rouge è dunque questo: come Saint-Saens rallentava Offenbach che sbeffeggiava Orfeo, così Luhrman mixa Elton John con i Beatles, i Nirvana con Sting, per una parodia al cubo che può anche somigliare a un omaggio…
È facile intuire come in un secolo i rapporti tra cinema e musica si siano pressoché ribaltati. Cabiria rincorreva lo statuto di “Arte Cinematografica” assorbendo il prestigio riflesso di una composizione sinfonica. Moulin Rouge! sfrutta la raggiunta “artisticità” del cinema per elevare il rock a dignità di musica tout court. Sempre un’osmosi, ma in direzione inversa. Tra il primo Novecento rievocato nel 2001 e il 300 a.C. ricostruito nel primo Novecento, tra un cinema da Opera e un cinema da discoteca, l’approccio e i risultati del linguaggio cinematografico restano pressoché identici. Sia Cabiria che Moulin Rouge! partono come film “storici”, coniugati al passato, ma finiscono come film sul presente, documenti irripetibili della loro epoca, delle sue ideologie sotterranee o manifeste. E del cinema che le veicola, in modo spesso involontario ma sempre trasparente.

Ufficio stampa - Cineforum San Benedetto del Tronto


DA CABIRIA A MOULIN ROUGE!
sommario

Cabiria Diecimila lire per due ore di musica di Lorenzo De Nicola

Melodie der Welt Dalla melodia visiva al contrappunto di Christian Carmosino

L’age d’or La musica come provocazione di Maddalena Ferrari

Giuseppe Verdi Dal palcoscenico allo schermo di Francesco Leprino

Ombre rosse Le canzoni della frontiera di Andrea Caramanna

Casablanca Un itinerario musicale tra archetipi e stereotipi di Sergio Bassetti

La signora senza camelie Motivi d’ambiente di Chiara Saccheggiani

Vittorio De Seta Comunismo di suoni di Salvo Cuccia

Ascensore per il patibolo La notte in cui inaugurarono la musica d’atmosfera di Adriano Boano

L’infernale Quinlan L’armonia di un’esplosione di Giampiero Frasca

Ombre Alla ricerca del battito interiore di Andrea Caccia

Psycho “Mamma son tanto felice…” di Giulio D’Amicone

West Side Story Toni inquieti di Roberto Gamberini

Ennio Morricone La “Trilogia del Dollaro” di Tiziana De Santis

Don’t Look Back Pennebaker: “The Rock Eye” di Ernesto De Pascale

Vita privata di Sherlock Holmes Vita privata di Billy Billy di Paolo Vecchi

Lo specchio Suoni sacri e immagini private di Alberto Corsani

Giorgio Gaslini La “musica totale” e il cinema di Renzo Cresti

Stranger Than Paradise Voci e silenzi come puro esistere di Gianni Quilici

Giochi nell’acqua Mozart, acqua e morte di Dante Albanesi

La Plante Humaine Il disegno dei rumori di Andrea Martignoni

La sottile linea rossa Sequenze in forma di concerto di Emanuela Liverani

Eyes Wide Shut Baby Did a Bad Bad Thing: Lynch, Dreyer e il Mago di Oz di Dante Albanesi

Nicola Piovani “La musica siete voi, amici!” di Luca Bandirali

La stanza del figlio Rewind di Dante Albanesi

Moulin Rouge! (Ri)costruendo il Musical di Fabrizio Pirovano


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Date: 04 May, 2002 on 18:36
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