«Festa in piazza per i diritti e contro il terrorismo»

Cofferati, Pezzotta e Angeletti a Bologna, la città di Marco Biagi. Il leader Cgil: uniti per fermare le modifiche all’articolo 18

ROMA - Sarà il Primo maggio contro le modifiche dell’articolo 18 (regole dei licenziamenti). Ma sarà anche il Primo maggio della lotta contro il terrorismo, perché è recente l’assassinio a Bologna di Marco Biagi, consulente del ministero del Lavoro. E non a caso Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di tenere la manifestazione nazionale in questa città. A piazza Maggiore parleranno tutti e tre i segretari generali: Sergio Cofferati, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti. «Per ribadire - annuncia Cofferati - la più ferma condanna del terrorismo». Ma sarà anche il Primo maggio del tradizionale maxiconcerto di piazza San Giovanni, a Roma, con la partecipazione di tante star italiane e straniere e la diretta su radio e tv. I riflettori, però, saranno puntati anche su Napoli. E con ben altra preoccupazione. Nella città degli arresti dei poliziotti accusati di violenze contro i manifestanti no-global del marzo 2001 è infatti previsto un corteo dei cobas e degli stessi no-global che dovrebbe passare davanti alla Questura. Nonostante le rassicurazioni del questore Nicola Izzo («sarà una giornata tranquilla»), il clima resta teso. Cgil, Cisl e Uil si presentano all’appuntamento della festa del Lavoro sotto una ritrovata unità in nome della battaglia contro le modifiche all’articolo 18 proposte dal governo Berlusconi. I sindacati contano sull’onda lunga della protesta che ha avuto il suo culmine nello sciopero generale del 16 aprile e hanno previsto manifestazioni in tutte le regioni. Scenderanno in piazza anche i sindacati più vicini al governo, dall’Ugl alla Cisal, anche loro contrari alla sospensione del diritto al reintegro per chi viene licenziato senza giusta causa (il governo la propone in alcuni casi). Proprio ieri la Uil ha detto di voler dedicare il concerto di San Giovanni a un suo delegato, Riccardo Cacchione, licenziato dall’Atesia, società di call center del gruppo Telecom Italia.
A sostegno delle manifestazioni sindacali si schiera la sinistra anche se il segretario dei Ds, Piero Fassino, dice che «non ci sarà nessuna prova di piazza contro Berlusconi», perché «tra coloro che protestano ci sono anche milioni di lavoratori che hanno votato per il centrodestra». La Margherita invierà 5 mila messaggi sms sui telefoni cellulari di parlamentari, amministratori, dirigenti e attivisti del partito per dire «no» alle modifiche dell’articolo 18 e «sì» a uno «statuto dei lavori». Ma il viceministro delle Attività produttive, Adolfo Urso, invita a «pensare a chi un lavoro non ce l’ha» e sollecita la sinistra italiana a imparare «qualcosa dalla sconfitta di Jospin in Francia».
Il ministro del Lavoro, Roberto Maroni, ha più volte annunciato la ripresa della trattativa con i sindacati «dopo il primo maggio», avvertendo che però non ci sarà alcuna marcia indietro del governo, neppure un semplice «congelamento» delle proposte sull’articolo 18. Ma ieri Cofferati ha ribadito che senza lo stralcio di queste misure «il governo si renderà responsabile del mantenimento della rottura con noi».

Enrico Marro