Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


Edscuola Board
Edscuola Board Discussion Forum.
Index / Educazione&Scuola© - Archivio Rassegne / Educazione&Scuola© - Rassegna Stampa (Archivio 2)
author message
Barbie è viva e lotta insieme a noi
Post a new topic Reply to this Topic Printable Version of this Topic
edscuola
Administrator
in Educazione&Scuola

View this member's profile
posts: 13944
since: 23 May, 2001
1. Barbie è viva e lotta insieme a noi
Reply to this topic with quote Modify your message
da La Stampa
Lunedì, 29 Aprile 2002

ADDIO ALLA CREATRICE
Barbie è viva e lotta insieme a noi

di Maria Laura Rodotà

La donna che inventò Barbie è deceduta in tempo per non vedere la crisi del modello politico da lei creato ed esportato. Ruth Handler aveva ottantacinque anni e a causa sua nelle case con bambine si inciampa in una media di ottantacinque Barbie. Bambole con fisico pazzesco (da qui accuse di incoraggiare l’anoressia), dotate di infiniti vestiti, di ville-auto-camper-piscine-barche e quant’altro (da qui accuse di propagandare il pensiero unico americanconsumista). Per fronteggiare le accuse, la Mattel cofondata da Handler ha prodotto Barbie nere e ispaniche e Barbie meno smilze (un flop). Il che non ha intaccato la Barbie-ità del modello: opulento e pastellato, in cui tutto è abbinabile e godibile.

Uno stile di vita chiavi in mano; un modo di presentarsi che ha lietamente influenzato comunicazione politica e promozione della leadership nel secondo più importante mercato Barbie-istico, l’Europa. Per dire. Negli anni Novanta, a vincere erano leader socialdemocratici che si proponevano come versione Barbie-izzata dei «Mondeo Men», la classe media con station wagon. Con gadgets coordinati: Romano Prodi, preciso, con la Mondeo; Max D’Alema con barca e labrador; Gerhard Schroeder con aria da Ken rivisitato dall’ispettore Derrick e moglie Barbie (quasi uguale); Tony Blair con moglie modaiola e in carriera, amici popstar, quattro mini-Blair e la monovolume.

Ma lo svecchiamento Barbie-izzante della sinistra, dopo un po’, ha deluso. Così in Italia ha rivinto Silvio Berlusconi, il più Barbie tra i governanti. Stesso sorriso, stesso gusto per le giacche sciancrate, stessa filosofia del consumo vistoso e dell’accumulo di accessori: ville di Berlusconi, barche di Berlusconi, tv di Berlusconi ecc. Purtroppo, una complessa serie di circostanze porta ora Berlusconi a fare e dire cose che Ruth Handler non avrebbe approvato. Intanto, in Francia, la Barbie-izzazione elettorale tardiva di Lionel Jospin è sfociata in disastro. Al momento, in Europa, restano le ottantacinque bambole per famiglia; per giocarci, in attesa che le nostre piccine vincano le elezioni.

UNA STRAORDINARIA CARRIERA TRA MODE E COSTUME
Il giocattolo che racconta mezzo secolo
Pasionaria nel `68, politicamente corretta negli Anni 90

ROMA

BARBIE è lassù con Elvis», scriveva il New York Times Book Review. Insomma un mito. Da quando è nata le ragazzine si sono confrontate con lei e lei con loro. Nel 1959 arriva nei negozi con un vestito romantico in plumetis rosa pallido, i capelli raccolti in un´elaborata acconciatura. Un corpo con misure da sballo (95-45-82), seno abbondante, vita da vespa e fianchi stretti. Dicevano che era la risposta yankee a Brigitte Bardot. Le bambine impazziscono e la comprano sognando di essere lei. Alla fine degli anni `50 il trucco va marcato e Barbie ha le sopracciglia disegnate ad arco con l´eye-liner che sottolinea un occhio alla Sophia Loren, poi arrivano gli anni `60 e la donna si vede più naturale così anche la bambola smorza il rossetto, lascia più naturali le ciglia. La carnagione ci fa più rosata: al mare ci si abbronza. I vestiti di Barbie riflettono le epoche. Prima luccichii e colori pastello, stile classico da signorina bene. Poi arrivano i beatles, le ragazzine si scatenano indossano la mini, lasciano i capelli ricci al vento. Ed ecco Barbie con linee e colori psichedelici. La bambola trasgredisce. Ma quando arriva il `68 lei non va alle barricate. Il suo guardaroba si ispira alla pop art. Qualcosa però cambia. Mette in un cassetto il sogno di sposare Ken e cerca lavoro. Come primo impiego fa la hostess della Braniff Airlines. Poi entra in ospedale come infermiera. Gli anni `70 sono un po´ confusi, è epoca di austerity, si parla di ecologia. E Barbie torna a vestiti di jersey, di lino, di lana. E´ periodo di femminismo, di crociate rosa e questa bambola icona della bellezza irraggiungibile rappresenta il nemico. Poco importa che adesso ci siano Barbie politically correct di tutte le razze. E anche una su sedia a rotelle. Molte mamme impegnate si rifiutano di comprarle alle figlie. Ma questo non fa differenza nel mondo dove, come sempre, si continuano a vendere due bambole al secondo. La rivincita inizia con il 1980 quando Barbie acquista un fisico di carne ed ossa con Bo Derek nel film «10». Scoppia la mania della forma fisica, del corpo statuario e Barbie inizia a fare ginnastica, modifica le sue misure, meno seno e gambe più tornite. Continua a essere il sogno delle ragazze: altezza 1,75 per 50 chili. La Mattel lancia la linea «Barbie B Active Fashion» con body e pantacollant aderenti per andare in palestra. Sono gli anni della discoteca, del disimpegno, del riflusso, dell´eccesso e Barbie fa vita mondana con abiti copiati ai serial che impazzano in tv: Dinasty e Dallas. Ma sono anche gli anni dell´affermazione della donna fuori dalle pareti domestiche. La scalata in ufficio richiede abiti adatti: tailleur e pantaloni, naturalmente glamour. Nel 1985 per lei viene creata la cartella da lavoro, rosa. Barbie fa lavori diversi: la veterinaria, l´astronauta, redattrice di moda, insegnante, pilota dell´aviazione diplomatica, diplomatica, ambasciatrice dell´Unicef. E´ diventata grande insieme alle sue piccole adoratrici. Il successo non accenna a diminuire ma iniziano gli attacchi: Barbie è dannosa per le fanciulle che si massacrano di diete pur di diventare magre come lei. E così dall´Inghilterra parte una crociata: dateci una Barbie più in carne. Due catene di negozi britannici dopo aver affrontato le lamentele di genitori infuriati contro la Mattel chiedono agli psicologi un parere. La risposta è inquietante: Barbie per le ragazzine di tutto il mondo è un personaggio di riferimento ancora più importante e ingombrante di Claudia Schiffer e di altre supertop. Le ricerche indicano che dal 1984 al 1994 i casi di bulimia sono aumentati di tre volte. La National Eating Disorders Association appoggia la campagna dei supermercati: «Barbie non è un buon modello di riferimento». Così un gruppo di genitori e di negozianti chiedono per la Barbie un corpo più realistico, taglia 46-48. Ma la Barbie cicciottella non è mai entrata nei negozi.

La signora che inventò Barbie, la bambola donna
Ruth Handler, 85 anni, è morta a Los Angeles. Quando nel `59 la ideò, fu bocciata dai maschi: ha troppo seno. Alle femministe che la contestavano replicava: aiuta le bambine a proiettare i loro sogni

NEW YORK

«Barbie ha sempre rappresentato il fatto che una donna può fare le sue scelte». Ruth Handler, la madre della bambola più famosa al mondo, non può più difendere questa filosofia con la sua voce. E´ morta sabato sera, al Century City Hospital di Los Angeles, per le complicazioni di un´operazione al colon. Ma le polemiche, la gioia, le liti e il divertimento che ha provocato, restano un pezzo di storia. Ruth aveva 85 anni, ed era nata a Denver da una famiglia di immigrati polacchi. Il padre di cognome si chiamava Mosko, ed era un fabbro che aveva disertato dall´esercito russo. Lei era la più giovane di dieci figli e la più intraprendente. A 19 anni andò in vacanza in California e decise che non sarebbe più tornata. Convinse il fidanzato della scuola, Elliot Handler, a seguirla, sposarla nel 1938, e studiare design industriale. Quando Elliot si laureò, cominciarono a costruire suppellettili di plastica nel garage di casa: lui produceva e lei vendeva. Il sogno americano funzionava così, e nel giro di pochi anni l´azienda familiare aveva raggiunto un fatturato da 2 milioni di dollari. Nel 1942 i coniugi Handler si associarono con Harold Mattson, e dalla fusione dei nomi dei due uomini, Matt ed El, nacque il marchio di quella che sarebbe diventata la più grande compagnia mondiale di giocattoli. La Mattel aveva cominciato coi pupazzi tradizionali, e la fissa di Elliot era una bambola parlante, che sarebbe poi andata sul mercato come Chatty Cathy. Quindi quando all´inizio degli anni Cinquanta Ruth tirò fuori l´idea di una bambola adolescente, con tanto di occhi azzurri e seno spettacolare, i maschi la bocciarono: «Quale madre vuoi che compri alla figlia una tettona così?». Ma Ruth aveva visto che sua figlia Barbara amava giocare con le figure di donne adulte ritagliate dai giornali, e quindi non mollò. Nel 1956, durante un viaggio in Germania, vide in vetrina una bambola chiamata Lilli, che sembrava una ballerina del varietà. La portò trionfalmente in California, e pretese che la Mattel avviasse un progetto simile. Così nel 1959, all´American Toy Fair di New York, esordì Barbie, battezzata col nome della figlia di Ruth. Nel primo anno vennero vendute 351.000 bambole, a 3 dollari l´una, e 43 anni dopo il totale è salito a oltre un miliardo di esemplari, entrati nelle case di 150 paesi. Un successo clamoroso, che ha aperto a Barbie, Ken e gli altri, le porte della Smithsonian Institution di Washington, un posto nella «capsula del tempo», seppellita nel 1976 con tutte le icone americane, svariati libri, e l´attenzione di artisti come Andy Warhol. Il trionfo però ha portato anche le polemiche. Uno scienziato aveva calcolato che a grandezza naturale, le misure di Barbie sarebbero state 39-18-33: una bambina su 100.000 poteva sperare di crescere così, e quindi le femministe accusarono la bambola di alimentare aspettative irrealistiche, anche perché faceva la modella ed esaltava l´immagine della donna oggetto. Allora Ruth rispose producendo la Barbie astronauta, atleta e veterinaria, aggiungendo un tocco multietnico con quella nera. La sua idea era che in realtà «la bambola aiutava le bambine a proiettare i loro sogni da adulti, e quindi a sviluppare e realizzare le loro scelte». Nessuno provava questa filosofia meglio di Ruth, imprenditrice e madre, quando l´immagine dominante della donna era quella della casalinga. La sua carriera entrò in crisi nel 1970, quando un tumore la costrinse alla mastectomia. Cinque anni dopo, lei e il marito erano fuori dalla Mattel. Ma invece di rassegnarsi, Ruth creò una nuova azienda, la Ruthton, per costruire protesi per le donne colpite dalla sua stessa malattia. Anche la first lady Betty Ford diventò sua cliente, facendola tornare sulle prime pagine di tutti i giornali. Una vita piena di conquiste, insomma, come capitano solo giocando con le bambole.

Paolo Mastrolilli


http://www.edscuola.it
http://www.edscuola.com
Mail: redazione@edscuola.com
Date: 29 Apr, 2002 on 08:08
Barbie è viva e lotta insieme a noi
Post a new topic Reply to this Topic Printable Version of this Topic
All times are GMT +2. < Prev. Page | P.1 | Next Page >
Go to:
 

Powered by UltraBoard 2000 Personal Edition,
Copyright © UltraScripts.com, Inc. 1999-2000.

Archivio
Archivio Forum
Archivio Rassegne