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Pronti a ritirare Windows
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da La Stampa
Martedì, 23 Aprile 2002

CAUSA CONTRO MICROSOFT, IL FONDATORE DEL GRUPPO DAVANTI ALLA CORTE USA
«Pronti a ritirare Windows»
Bill Gates: con le sanzioni il suo valore sarà zero

NEW YORK - Vestito blu scuro, cravatta bordeaux, moglie Melinda al fianco, e sorriso amichevole stampato sulla bocca. Così l'uomo più ricco del mondo, Bill Gates, si è presentato ieri alla US District Court di Washington, per scacciare le ultime scene dal peggior incubo nella sua vita: la causa antitrust contro la Microsoft. All'inizio del processo aveva preso la parola con una testimonianza videoregistrata, e lo avevano accusato di arroganza. Quindi stavolta ha preferito presentarsi di persona, per condurre l'offensiva dell'immagine e lanciare un semplice messaggio al giudice: se accettasse le richieste punitive avanzate dai 9 stati che sono ancora in causa con la Microsoft, «rovinerebbe il programma Windows, la nostra compagnia, e tutte quelle che operano nel settore». Per capire come siamo arrivati a vedere Gates in tribunale, serve un breve riassunto di questa saga del capitalismo nella New economy. La causa era cominciata quattro anni fa, quando il Dipartimento della Giustizia e 18 stati americani avevano accusato la Microsoft di aver costruito un monopolio illegale nel campo del software per computer. In primo grado, il giudice Thomas Penfield Jackson aveva dato ragione ai querelanti, rimproverando a Gates «un concetto napoleonico di se stesso e della sua compagnia». Quindi aveva ordinato di spezzare l'azienda in due o tre parti. L'anno scorso la Corte d'Appello ha confermato il carattere monopolistico di alcune pratiche della Microsoft, ma ha deciso che la punizione era eccessiva. A quel punto il Dipartimento della Giustizia, passato dalle mani della democratica Janet Reno a quelle del repubblicano John Ashcroft, aveva trovato un accordo extragiudiziale con i legali di Gates, chiudendo la causa con l'accettazione di rimedi e punizioni ridotte, che aspettano ancora l'approvazione del tribunale per diventare effettive. La storia sembrava finita, ma nove Stati, cioè Iowa, Utah, Massachusetts, Connecticut, California, Kansas, Florida, Minnesota, e West Virginia, più il Distretto di Columbia, hanno rifiutato l'accordo e ripreso l'azione legale. Così la causa é arrivata davanti al giudice Colleen Kollar-Kotelly, per stabilire se gli Stati hanno ragione a chiedere punizioni più severe. Questi nuovi rimedi, tra l'altro, richiederebbero alla Microsoft di eliminare il browser Explorer da Windows, rivelare ai concorrenti i codici dei suoi programmi per costruire accessori compatibili, e creare una versione dei prodotti a cui sia possibile aggiungerli e toglierli con facilità. Gates ha risposto che le punizioni proposte dai nove Stati «minerebbero tutti i tre elementi del successo della Microsoft, causando grave danno alla compagnia, alle altre aziende che costruiscono sui nostri prodotti, al business del settore, e ai consumatori che usano software per computer». Armato con un laser pointer per illustrare delle immagini, Bill ha spiegato che Windows non funzionerebbe più bene con i cambiamenti tecnici richiesti, riportandolo indietro di 10 anni e Microsoft sarebbe costretta a ritirarlo. Quindi ha difeso la proprietà intellettuale dei suoi prodotti, dicendo che offrire i codici ai concorrenti li metterebbe in condizione di realizzare programmi identici per il presente e il futuro, togliendo ogni incentivo agli investimenti e ai miglioramenti non solo della Microsoft, ma anche delle altre compagnie del settore. Ora toccherà al giudice, che magari usa il computer solo per spedire delle e-mail, capirci qualcosa ed emettere una sentenza.

Paolo Mastrolilli


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Date: 23 Apr, 2002 on 09:01
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