Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


Edscuola Board
Edscuola Board Discussion Forum.
Index / Educazione&Scuola© - Archivio Rassegne / Educazione&Scuola© - Rassegna Stampa (Archivio 2)
author message
LEGAMBIENTE SCUOLA NEWS N. 3, APRILE 2002
Post a new topic Reply to this Topic Printable Version of this Topic
edscuola
Administrator
in Educazione&Scuola

View this member's profile
posts: 13944
since: 23 May, 2001
1. LEGAMBIENTE SCUOLA NEWS N. 3, APRILE 2002
Reply to this topic with quote Modify your message
LEGAMBIENTE SCUOLA NEWS N. 3, APRILE 2002
Notizie e commenti sul mondo della scuola

Indice
Legge delega: atto secondo
Il CNPI dice no
Da una bocciatura… all’altra!
La legge delega in Parlamento
Dove vanno a finire i soldini…
La discussione prosegue
1. Legge delega: atto secondo

La legge delega sulla riforma della scuola è stata approvata definitivamente dal consiglio dei ministri il 14 marzo scorso dopo l’esame preliminare del 1° febbraio. L’impianto della riforma è stato confermato, nessun ripensamento sulle scelte di fondo: legge delega, doppio canale, anticipo delle iscrizioni… pochi i “tagli”, un po’ di più le aggiunte soprattutto per quanto riguarda i rapporti istituzionali con gli Enti Locali e le Regioni.

Gli Enti Locali, che pure si erano espressi negativamente sulla scelta dello strumento della legge delega, ottengono il riconoscimento politico ed istituzionale (art. 1 comma 1) e alcune garanzie per l’attuazione degli anticipi nell’iscrizione alla scuola per l’infanzia o alla scuola primaria. Gli alunni possono anticipare l’iscrizione “compatibilmente con la disponibilità dei posti e delle risorse finanziarie dei Comuni…”.

Anche le Regioni cambiano “ruolo”. Per l’istruzione e la formazione professionale si passa da “sentite le Regioni” della prima stesura a “previa intesa con“ la conferenza delle Regioni. E’ la conseguenza della legge 3 del 18. 10. 2001 di modifica all’art. 117.

Riappare l’obbligo scolastico e formativo. L’art. 2 lettera c recupera il concetto di obbligo scolastico, che viene ridefinito e ampliato ma nei “termini anzidetti di diritto all’istruzione e formazione”. Lo stesso vale per l’obbligo formativo. Nulla si dice dell’obbligo scolastico introdotto dalla legge 9/1999 che lo portava a 10 anni (a 9 in via transitoria) mentre l’obbligo formativo ne esce ad “assetto variabile”: 11 anni per chi frequenta una qualifica professionale triennale, 12 anni per chi utilizza il canale quadriennale dell’istruzione professionale, 13 anni per chi sceglie il canale dei licei, che resta quinquennale. La realizzazione del tutto è comunque demandata ai decreti legislativi che il Governo dovrà emanare entro 24 mesi.

La configurazione del secondo ciclo (istruzione liceale e istruzione e formazione professionale) non cambia, è il nodo più controverso della riforma ed apre domande a tutt’oggi senza risposta, soprattutto per quanto riguarda la fine che faranno gli istituti professionali. Intanto, si sta assistendo ad un aumento di richiesta di domanda di trasferimento dei docenti verso i licei e a un’inversione di tendenza nelle iscrizioni degli alunni che cominciano ad abbandonare gli istituti professionali.

Inoltre, nonostante la “nuova formulazione” (è assicurata e assistita la possibilità di cambiare indirizzo… nonché di passare dal sistema dei licei al sistema dell’istruzione e formazione professionale e viceversa…) il problema della reale ed effettiva possibilità di passaggio dai licei all’istruzione e formazione professionale mal si coniuga con il taglio degli organici, con l’eliminazione dell’organico funzionale, con l’obbligo di completamento dell’orario di cattedra in attività di insegnamento frontali. Con quali risorse professionali si possono “assicurare e assistere” percorsi formativi individualizzati e apposite iniziative didattiche che permettano di conseguire quella cultura ed istruzione che metta i ragazzi nelle condizioni di operare scelte in piena autonomia di giudizio, con responsabilità e spirito critico, senza condizionamenti sociali e culturali? L’aumentato bisogno di istruzione e formazione per tutti e per tutto l’arco della vita non è garantito da una scelta precoce ai 14 anni e tanto meno lo “assicura” la legge delega: il dichiarato e l’agito, in questo caso, sono realtà di non facile incontro.

La nuova formulazione della legge delega approvata il 14 marzo scorso conferma la scomparsa del curricolo di scuola, parla solo di piani di studio, suddivisi tra un “nucleo fondamentale omogeneo su base nazionale… e una quota riservata alle regioni…” e rilancia in pieno revival centralistico il ruolo del MIUR che, “mediante uno o più regolamenti”, ovviamente “nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche”, provvederà a individuare “il nucleo essenziale dei piani di studio scolastici relativamente agli obiettivi specifici di apprendimento, alle discipline e alle attività costituenti la quota nazionale dei piani di studio, agli orari, ai limiti di flessibilità interni nell’organizzazione delle discipline”.

2. Il CNPI dice no

Il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (CNPI) riunito il 10 aprile boccia la legge delega quasi all’unanimità (1 solo voto contrario e 4 astenuti su 75) ed ha approvato un documento fortemente critico verso la legge delega. Il CNPI ha mosso al Ministro critiche di metodo e di merito. Di metodo perché, pur dovendo esprimere un parere obbligatorio anche se non vincolante, è stato chiamato a discutere sulla riforma solo il 25 febbraio, a giochi già fatti. Quanto accaduto è un altro tassello del percorso istruttorio per la riforma della scuola “che non ha saputo prevedere adeguate forme e modalità di coinvolgimento e partecipazione delle scuole e dei suoi operatori la cui stragrande maggioranza, totalmente esclusa dai circuiti delle consultazioni, lamenta e denuncia un deficit informativo”. Per tale motivo il CNPI esprime l’avviso che il parere elaborato sia divulgato al Parlamento e a tutte le scuole. Inoltre “ritiene che la legge delega non sia lo strumento adeguato per affrontare tale riforma. Una riforma di tale rilevanza dalla quale dipende il futuro culturale, sociale, ed economico del Paese deve essere il frutto del confronto più ampio possibile con il coinvolgimento del mondo della cultura, delle forze sociali ed economiche, della scuola e soprattutto del Parlamento”.

La legge delega crea “il rischio di vedere la scuola costretta a subire una riforma che dovrebbe invece ottenere quel consenso indispensabile in vista di una sua piena realizzazione e del suo radicamento nel tessuto sociale”.

IL CNPI entra anche nel merito della legge delega di cui non condivide la previsione di riservare parte dei piani di studio alle regioni, l’anticipo nell’iscrizione alla frequenza della scuola per l’infanzia e alla scuola elementare. Contesta anche l’affermazione che i canali dell’istruzione e della formazione professionale possano essere di “pari dignità” e manifesta la preoccupazione che ciò possa comportare “un irreversibile condizione di selezione socialmente intollerabile”.

(Il testo completo è consultabile all’indirizzo www.legambiente.com/canale6/scuola)

3. Da una bocciatura… all’altra!

I Presidenti delle Consulte Studentesche sono stati riuniti a Roma il 20 e 21 marzo scorsi per una consultazione sulla proposta di riforma degli ordinamenti scolastici. Alla presenza del Ministro e dei sottosegretari Aprea e Caldoro sono stati illustrati dagli studenti i documenti di analisi approvati dalle varie Consulte Provinciali, documenti “in cui dovevano essere riportate tutte le posizioni emerse”, come espressamente indicato nella C.M. n. 959/A3 del 22. 2. 2002. Si sa che il disegno di legge è stato bocciato da un’ampia maggioranza ma i documenti presentati alla discussione e il verbale dei lavori non sono ancora disponibili sul sito del ministero, nonostante le rassicurazioni in tal senso.

4. La legge delega in Parlamento

E’ cominciato il 9 aprile l’iter parlamentare della proposta di legge delega n. 1306 sulla riforma della scuola presso la 7^ Commissione Istruzione del Senato. Questa si dovrà confrontare con la proposta di legge quadro n. 1251 in materia di riordino dei cicli dell’Istruzione presentata da Verdi-Ulivo. Quest’ultima ripropone la legge dei cicli di Berlinguer, con alcune poche varianti:

generalizzazione della scuola statale dell’infanzia
estensione dell’obbligo scolastico al diciottesimo anno di età
istituzione dell’anno sabbatico per la formazione dei docenti
raccordo della scuola con la realtà territoriale utilizzando “una parte del curricolo obbligatorio per la costruzione di percorsi interdisciplinari dedicati alla conoscenza del territorio… stabilendo i necessari raccordi con i soggetti associativi, di volontariato, istituzionali. Tali progetti sono volti a fornire le conoscenze necessarie ad esercitare consapevolmente il diritto di cittadinanza attiva e di partecipazione democratica a livello locale, in un’ottica di mantenimento di diversità e specificità territoriali aperte e inserite nella comunità nazionale, europea, mondiale”
La discussione è solo alle schermaglie iniziali: la maggioranza conferma la validità delle scelte riformatrici del governo mentre l’opposizione propone alla discussione i nodi critici: l’ampiezza della delega richiesta dal governo, il rapporto stato-regioni in tema di istruzione e formazione professionale, la “canalizzazione” precoce… Si profila nessuna possibilità di mediazione!

5. Dove vanno a finire i soldini…

Ma in questi giorni si sta discutendo al Senato anche dello schema di direttiva n. 94 per l’anno finanziario 2002 concernente gli interventi prioritari, i criteri generali per la ripartizione delle somme, le indicazioni di monitoraggio, il supporto e la valutazione degli interventi previsti dalla legge 440/97 “Istituzione del fondo per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa e per gli interventi perequativi”. Circa 237 milioni di €uro pari a circa 460 miliardi di lire, da destinarsi ad:

iniziative volte all’ampliamento dell’offerta formativa;
aggiornamento per il personale della scuola;
prosecuzione progetto Lingue 2000;
innalzamento del livello di scolarità e del tasso di successo scolastico;
integrazione degli alunni portatori di handicap;
iniziative volte all’espansione e valorizzazione dell’offerta formativa da parte di scuole riconosciute paritarie ai sensi della legge n. 62/2000.
E’ questa una fase delicata nella realizzazione del percorso dell’autonomia delle istituzioni scolastiche che avrebbero bisogno di finanziamenti in crescita. Lo schema di direttiva comporta invece un taglio di circa il 10% delle somme finalizzate all’offerta formativa (lo scorso anno lo stanziamento è stato di 521 miliardi di lire) e contemporaneamente l’ampliamento dei destinatari (le scuole paritarie). Ancora un tassello che indebolisce il già precario sistema dell’automonia!

La cifra stanziata è ulteriormente decurtata del 10%, trattenuto dall’amministrazione centrale, e di più di 7 milioni di €uro (circa 14 miliardi di lire) per la realizzazione di iniziative finalizzate alla comunicazione del processo di riforma (un Libro Bianco sulla riforma già annunciato e che arriverà prossimamente a tutte le famiglie italiane). Si sottraggono così fondi preziosi alle istituzioni scolastiche per la pubblicizzazione di una riforma che il Parlamento ha appena iniziato ad esaminare.

6. La discussione prosegue

Intanto è scesa in campo anche la così detta Commissione De Mauro, che il 12 aprile si è autoconvocata a Roma. All’iniziativa hanno aderito circa 180 membri della vecchia commissione. Scartato ogni rischio di incontro tra nostalgici, la discussione è subito decollata intorno a tre nodi: il ruolo dell’autonomia scolastica, vittima predestinata di tutte le mosse dell’attuale governo, le idee forti di scuola intorno a cui va rilanciata la discussione per capire quale scuola vogliamo costruire, il contributo che le elaborazioni provvisorie della vecchia commissione possono fornire alle scuole impegnate nella faticosa battaglia per l’elaborazione del curricolo.

E’ stata ribadita la pericolosità del disegno morattiano che tende a costruire una scuola modellata sull’individualismo proprietario e sull’organizzazione aziendale, si è riproposta con forza la funzione sociale della scuola, una scuola, come ha detto De Mauro, per tutte e per tutti, per tutta la vita. Intanto, però, la scuola ha perso la centralità sociale che aveva conquistato. Il rischio, di fronte all’impatanamento dei processi innovatori, è che si affermi l’idea che l’unica scuola che ci può essere è quella che c’è sempre stata, insomma che la scuola torni a pensarsi come irriformabile. Un segnale positivo in questo quadro viene dal fatto che oggi è più larga l’area di coloro che pensano che la riforma della scuola non è un problema esclusivo degli addetti ai lavori, ma un problema più generale che riguarda tutta la società civile. Da qui la necessità di un dibattito alto sulle idee forti che dovrebbero caratterizzare la scuola, affrontando alcuni nodi strategici come la questione delle discipline, la relazione tra “testa e mani”, come ha detto Marco Rossi Doria, l’inclusione dei troppi ancora che si perdono, le questioni attinenti alla scuola secondaria, la relazione tra scuola e formazione, il ruolo dell’autonomia scolastica, il rapporto con il territorio. Serve un luogo di elaborazione culturale (che non può essere semplicemente la vecchia commissione), da costruire in un dialogo nuovo con le scuole e con la società.

Per muoversi in questa direzione occorre capire ciò di cui le scuole hanno bisogno, occorre dare operatività al dialogo con le scuole. Sarà attrezzato un sito, occorrerà allargare il circuito e far emergere le elaborazioni prodotte dalle scuole in questi mesi. La vecchia commissione potrebbe svolgere un ruolo di supporto ai processi possibili (a questo proposito è stata presentata un’utilissima scheda sui riferimenti normativi utili, che vi faremo avere al più presto), valorizzando le indicazioni curricolari per la scuola di base ed i materiali sulla scuola superiore prodotti dalla vecchia commissione.

Nel frattempo la scuola reale, quella che è sul campo quotidianamente sta facendo sentire che c’è, che dissente, che vuole una scuola (e una società) diversa da quella che appare dal disegno Moratti. Innumerevoli sono le iniziative che sono messe in campo per riprendersi la parola… Continueremo a darne notizia nei prossimi supplementi.

*****************************************************

Per comunicare con noi e mandare i vostri commenti, osservazioni, suggerimenti, scrivete a: redazione.news@libero.it

Per consultare il sito di Legambiente: http://www.legambiente.com

Legambiente Scuola e Formazione e i numeri arretrati di Legambiente Scuola News: http://www.legambiente.com/canale6/scuola

************************************************
Legambiente Scuola e Formazione
Via Salaria 403, 00199 Roma


http://www.edscuola.it
http://www.edscuola.com
Mail: redazione@edscuola.com
Date: 17 Apr, 2002 on 00:40
LEGAMBIENTE SCUOLA NEWS N. 3, APRILE 2002
Post a new topic Reply to this Topic Printable Version of this Topic
All times are GMT +2. < Prev. Page | P.1 | Next Page >
Go to:
 

Powered by UltraBoard 2000 Personal Edition,
Copyright © UltraScripts.com, Inc. 1999-2000.

Archivio
Archivio Forum
Archivio Rassegne