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Quando la tecnica governerà i sensi
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1. Quando la tecnica governerà i sensi
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da Il Corriere della Sera
Sabato, 6 aprile 2002

ELZEVIRO Realtà virtuale: scenari
Quando la tecnica governerà i sensi


I l Virtuale, adesso, potrebbe anche sembrarci poco più di una attrazione da fiera. Ci mettiamo un casco e un paio di guantoni e abbiamo l’impressione, per esempio, di vedere e di prendere in mano una bottiglia che in realtà non c’è. Ma il fatto è che in futuro il Virtuale potrebbe avere sviluppi incredibili. Fino a scatenare la rivoluzione più radicale fra tutte quelle che l’umanità ha sperimentato nella storia. A un cambiamento, ma sconvolgente, del mondo e del nostro modo di viverlo. Ormai è ragionevole pensare che prima o poi verrà messa a punto una macchina - sempre più potente e leggera - che sarà in grado di collegarsi direttamente ai nostri cinque sensi. Ed è ragionevole pensare che questa macchina, una volta collegata, sarà in grado di stimolarli, i nostri sensi, e di appagarli: producendo le figure - illusorie, certo, ma del tutto verosimili, del tutto convincenti - di una serie praticamente illimitata di «cose». Oggetti, persone, ambienti - e un certo spazio, un certo tempo... E sistemi di oggetti di ogni tipo - fenomeni, situazioni...
In che cosa consiste, per noi, una giornata su un campo di sci o su una spiaggia tropicale? Consiste sostanzialmente nella somma degli stimoli che colpiscono i nostri sensi e nella somma delle sensazioni che, di conseguenza, in quel certo luogo e in quel certo tempo noi si sta provando. Il caldo del sole, il vento, la luce, i colori, la nostra leggerezza nel correre sugli sci o nel galleggiare sull’acqua, la bellezza del paesaggio che ci sta intorno, la compagnia di qualcuno... E consiste, naturalmente, quella giornata, anche nella nostra capacità di metterle insieme, quelle sensazioni - grazie alla nostra capacità di percepire - in un «tutto». In qualcosa che possiamo pensare, che potremo ricordare.
Dunque, se, come è più probabile, la macchina del Virtuale sarà in grado prima o poi di farci provare esattamente quelle stesse sensazioni che noi si proverebbe, ad esempio, su un campo di sci o su una spiaggia tropicale, vuol dire che la macchina del Virtuale sarà in grado di farci passare, quando lo vorremo, una giornata su un campo di sci o su una spiaggia tropicale. Una giornata del tutto illusoria, certo, fuori di ogni realtà, ma sulla verità della quale noi saremo pronti a giurare in nome dei nostri cinque sensi e di tutto il piacere che essi ci avranno fatto provare. (E pensate come saremmo pronti ad accettare tutti i mutamenti che potrebbero darsi nella nostra idea e nella nostra pratica dell’amore, dell’erotismo! Forse sarà come se quella che è l’illusione fondante dell’onanismo venisse sublimata e insieme assurdamente concretata - capovolta - dalla Tecnica...).
Il terribile, nel Virtuale pensato al massimo del suo progresso tecnico, è che potrà sembrarci del tutto inutile uscire di casa o anche soltanto dare un’occhiata fuori dalla finestra. E potrà sembrarci del tutto inutile avere rapporti con un amico, con una amica. Staremo lì, attaccati alla Macchina, presi e tenuti da quella droga meccanica, estrema, in un progressivo affievolirsi della nostra corporeità... Piuttosto terrorizzante, no?
Sarà come se il famoso Essere si rifugiasse all’interno di un congegno meccanico. E poi come se, lì, si riducesse a vista d’occhio, integralmente, interminabilmente, alla somma delle cose che esistono - ridotte, a loro volta (in un furibondo accumularsi e variarsi di programmi) a una somma di sensazioni. Sensazioni orfane, secondo noi che le pensiamo adesso, nel tempo in cui il Virtuale è solo una speranza - o un incubo - collocato nel futuro. Ma che, a Virtuale trionfante, si mostreranno quali sono: immateriali ma agili, potenti, efficientissime figlie della Tecnica. (E, a proposito, non fa paura pensare al potere enorme, quasi del tutto irresistibile, che finirà nelle mani di chiunque possederà i mezzi di produzione e di distribuzione del Virtuale - macchine e programmi?).
La letteratura, la pittura, e forse soprattutto il cinema, si sono sforzati, da sempre, di farci provare una infinità di sensazioni, di farci vivere per un certo tempo «come se» noi, lasciato il mondo reale, ci si potesse abbandonare totalmente alla verità di un’illusione, fino a illuderci di realizzarla proprio «facendone parte» come se la realtà non potesse darsi che là dove noi siamo. Ci sono libri, dipinti, sculture, film che hanno cambiato profondamente la vita di tanti. Che cosa è stata, l’arte, allora, fino ad oggi? Un abbozzo di Virtuale, imperfetto per difetto di tecnica? E se il Virtuale, in fondo, non facesse altro che rimettere con i piedi per terra un immaginario che è stato tenuto fino a ora a testa in giù? E quali meraviglie potrebbero riuscire a trarne, dal Virtuale, i narratori, i pittori, i registi del futuro?
Già: speranza - o incubo, terrore? Forse la Tecnica finirà per separare noi da noi stessi. Una parte si sentirà in paradiso, l’altra all’inferno. Se avremo ancora voglia di sentire qualcosa che non sia il massimo - e splendidamente programmato...


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Date: 06 Apr, 2002 on 10:16
Quando la tecnica governerà i sensi
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