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Amici arabi, è l’ora della libertà di Kofi Annan
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1. Amici arabi, è l’ora della libertà di Kofi Annan
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da La Stampa
Mercoledì, 3 aprile 2002


Il discorso del segretario generale delle Nazioni Unite al summit di Beirut
Amici arabi, è l’ora della libertà

di Kofi Annan

Ai giorni nostri non esiste nessun conflitto la cui soluzione sia così essenziale per la pace nel mondo e al tempo stesso così chiara a tutte le parti come quello che oppone israeliani e palestinesi. Eppure la strada verso la risoluzione di nessun altro conflitto appare sbarrata da così tanto odio e diffidenza reciproca e così vulnerabile agli attacchi estremistici. Non possiamo tollerare che un tale paradosso sussista. Abbiamo bisogno di coraggio politico e di leader in grado di riempire l'abisso che separa la nostra visione della pace dall'attuale realtà del conflitto.

Esiste una soluzione a questo paradosso. Il primo ministro Sharon e il presidente Arafat devono riaffermare la loro scelta strategica per una pace giusta, duratura e rispettosa degli interessi delle parti. Questo è il ruolo che entrambi sono chiamati a svolgere se vogliono impedire la caduta dei rispettivi popoli nel baratro. Se saranno all'altezza della sfida, la storia e i popoli di Israele e della Palestina sapranno ricordarli con riconoscenza. Altrimenti verranno giudicati senza pietà.

Tutti noi vogliamo assistere all'inizio di una nuova era di pace e sicurezza nella regione. Il nostro desiderio si riflette nella Risoluzione 1397 approvata dal Consiglio di Sicurezza all'inizio di marzo, nella quale si afferma che il Medio Oriente è una regione in cui «due Stati, Israele e Palestina, vivono fianco a fianco all'interno di frontiere nette e sicure». Sulla base di due risoluzioni precedenti, la 242 e la 338, il Consiglio di Sicurezza ha voluto costruire una cornice solida per una soluzione praticabile e giusta del conflitto.

Non possiamo non essere preoccupati dalla portata regionale del problema e chiediamo che la pace globale coinvolga tutti i vicini di Israele, compresi la Siria e il Libano. I vostri popoli, il popolo di Israele e il mondo intero vogliono la fine di tanta sofferenza e di tanto spargimento di sangue.

I paesi arabi non sono i soli a credere che i palestinesi abbiano il diritto di vivere in pace e sicurezza in uno Stato indipendente, che l'occupazione debba cessare, che le condizioni di vita della popolazione palestinese siano intollerabili e debbano migliorare al più presto e che lo Stato di Israele debba abbandonare immediatamente i metodi sanguinari e il ricorso ad armamenti pesanti in zone a così alta densità di popolazione.

D'altro canto la popolazione di Israele non è la sola a credere di avere diritto a vivere in pace e sicurezza, libera dal terrore, a ritenere che gli attentati dei kamikaze a danni della popolazione civile siano moralmente ripugnanti e che non dovrebbero essere lodati bensì denunciati dai leader arabi, e a volere che tutto il mondo arabo accetti una volta per sempre, in pubblico e in privato, che lo Stato di Israele ha il diritto di esistere. A volere tutto questo è il mondo intero.


I palestinesi hanno diritto a rivendicare un orizzonte di pace. Ma tutti noi vogliamo vedere la fine delle occupazioni, il ritiro degli israeliani e l'insediamento di uno Stato palestinese sovrano. Gli israeliani hanno diritto ad avere delle aspettative simmetriche. Tutti noi aspettiamo di sentirvi dire, voi leader della Lega Araba, che dopo aver raggiunto una pace equa e giusta ed essersi ritirato dai territori arabi occupati Israele potrà instaurare rapporti pacifici e normali con tutti i paesi arabi. Questa promessa può - e a mio avviso deve - essere il vostro contributo alla pace fra israeliani e palestinesi.

L'importante proposta formulata da Sua Altezza Reale il Principe Abdullah dell'Arabia Saudita potrebbe essere il punto di partenza. Essa si basa sul principio «terra in cambio della pace» e traccia una prospettiva chiara e inequivocabile. Raggiungere la pace e la stabilità non è mai stato così urgente. Vi invito a sostenerla e a dimostrare a tutto il mondo nonché alle parti coinvolte che siete pronti a fare tutto il necessario perché si possa arrivare alla pace.

Consentitemi di accennare brevemente ad altri due paesi il cui destino preme ai popoli arabi, ai musulmani e al mondo intero.
Qualche settimana fa ho parlato a lungo con il ministro degli Esteri dell'Iraq in merito all'ottemperanza a importanti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Ci ritroveremo il mese prossimo. Nel frattempo ribadisco il mio appello ai leader iracheni perché provvedano senza indugi a implementare le misure contenute in quelle risoluzioni per il bene del popolo iraniano e della pace nell'intera regione. Quanto prima accetteranno l'idea che non c'è altra strada per mettere fine alle sanzioni e alleviare le sofferenze del popolo iracheno, tanto prima si risolverà il problema. Sono certo che tutti voi leader del mondo arabo vi unirete al mio appello.

L'Afghanistan rimane nel frattempo una tragica dimostrazione della distruzione e della miseria che possono derivare dalla guerra. Specialmente nella conferenza di gennaio a Tokyo la comunità internazionale ha dimostrato una volontà quasi inedita di aiutare gli afghani a ricostruire il loro paese e mettere le basi per una pace duratura. L'Arabia Saudita ha fatto parte della presidenza e molti dei paesi qui presenti hanno avanzato promesse di aiuto generose. Il popolo afghano conta sul vostro aiuto che, oggi che una calamità naturale è venuta a sommarsi ai disastri della guerra, è ancora più necessario. (...)

La persistenza dei conflitti, le diffidenze e l'instabilità hanno a lungo impedito al mondo arabo di realizzare a pieno le proprie potenzialità. Sebbene ci troviamo in una stagione di crisi e tensione vi esorto a guardare verso un futuro di pace e prosperità e a fare tutto il possibile perché i vostri popoli possano raggiungerlo. Vi chiedo di combattere la minaccia del terrorismo, l'odio e l'intolleranza, e di adoperarvi affinché essi non trovino spazio nelle vostre scuole o nell'animo dei vostri giovani.

Come tutti i popoli del mondo, i vostri popoli e in particolare coloro che hanno meno di vent'anni (che nei vostri paesi rappresentano circa la metà della popolazione) aspirano a vivere in società libere e aperte caratterizzate dal buon governo, dal rispetto dei diritti umani, dalla libertà di espressione e dalla legalità. Soltanto tali condizioni consentono di sviluppare al meglio le proprie capacità e di costruire un futuro migliore per le generazioni che verranno. Soltanto così la povertà, l'analfabetismo e l'estremismo possono lasciare il campo alla pace, alla stabilità e alla prosperità a beneficio di tutti i popoli della regione.


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Date: 03 Apr, 2002 on 08:25
Amici arabi, è l’ora della libertà di Kofi Annan
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