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PARIGI L’Italia della letteratura fa il tutto esaurito
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1. PARIGI L’Italia della letteratura fa il tutto esaurito
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da Il Corriere della Sera
Lunedì, 25 Marzo 2002

Al Salone del libro, dopo la bagarre politica, i francesi scoprono i nostri scrittori. In tre mesi sono stati tradotti oltre sessanta titoli, un numero che normalmente si raggiunge in due anni

PARIGI L’Italia della letteratura fa il tutto esaurito

PARIGI - Nella casa Italia non si nasconde la soddisfazione. Ivan Cecchini, direttore dell’Associazione degli editori, annuncia che visto il successo dei libri, degli autori, degli editori italiani, pensa già di proporre, in collaborazione con l’Istituto del commercio estero, una presenza permanente al Salon di Parigi. «Ci sarà senz’altro l’anno prossimo, anche per sfruttare questa tendenza veramente felice - dichiara -. I banchi della libreria presi d’assalto, molti libri già esauriti anche in italiano, e gli incontri e le tavole rotonde sempre con il tutto esaurito: l’interesse per cultura italiana è tale che sarebbe un peccato non proseguire». Vorrebbe, Cecchini, fornire le cifre di questo boom (che avrebbe pure fatto lievitare l’affluenza generale), ma il Salon ha l’abitudine di comunicare i dati solo alla fine. Secondo stime approssimative, al nostro padiglione avrebbero già venduto oltre seimila copie, fra libri nuovi, traduzioni, classici. «Ho la netta impressione che l’edizione di quest’anno sia stata particolarmente fortunata - aggiunge -. Nel 2001 ero qua, allora c’era la Germania come Paese ospite, le vendite di libri furono assolutamente inferiori». Insomma, Italia-Germania 4 a 3? «Anche 4 a 1», risponde. «Aggiungo che l’anno scorso solo Günter Grass fece il pieno, gli altri incontri erano pochissimo frequentati». Se politicamente la presenza italiana è stata a dir poco controversa (contestazioni, rischio di incidenti diplomatici, pesanti recriminazioni), dal punto di vista dei libri è stata trionfale. In soli tre mesi, prima del Salon, gli editori francesi hanno tradotto circa sessanta titoli di autori viventi, un numero che si raggiungeva solo in due-tre anni. A questi, poi, vanno aggiunti altrettanti classici, tradotti per la prima volta o in nuove edizioni, dall’ Orlando innamorato di Boiardo al Corsaro nero di Salgari, da Leopardi a Petrarca, da Tozzi a Manganelli. «Insomma - dice ancora Cecchini - c’è un’inversione di tendenza: negli anni ’90 il libro italiano era in calo in Francia e le traduzioni dallo spagnolo avevano preso stabilmente il secondo posto dopo le letterature anglosassoni». Fra i nostri bestseller, Umberto Eco con Baudolino ha venduto molte centinaia di copie (sabato pomeriggio, da Grasset, in due ore ne ha firmate circa 300). Altrettanto hanno fatto Baricco (qui presente con Novecento e con Next ), Erri De Luca ( Alzaia , Montedidio , Tre cavalli ), Claudio Magris ( Voci , Utopia e disincanto ), Susanna Tamaro ( Rispondimi ), Sandro Veronesi ( Gli sfiorati , già in tascabile e La forza del passato ). Mentre per Mario Rigoni Stern ( Uomini, boschi e api e Aspettando l’alba ) l’incontro con i lettori francesi si è trasformato in un commosso tributo di affetto e ammirazione.
E poi, c’è stata la vera esplosione dei giovani con in testa a tutti Niccolò Ammaniti: il suo Io non ho paura ha esaurito tutte le copie in italiano, quasi 300, mentre ieri da Grasset c’era una coda interminabile di lettori in attesa della dedica. Cercato da tutte le tv e radio, richiesto dai giornali, Niccolò è stato la rivelazione di questo Salon. «Mi conoscevano già come cannibale - dice scherzando - poi con il mio nuovo romanzo è successo quello che già mi era capitato in Italia: il libro è piaciuto a generazioni diverse, a persone molto differenti fra loro». Ma perché questo successo del libro italiano in generale? «Forse anche per via dell’interesse che i francesi hanno per il nostro Paese: sabato sera, per esempio, tutti i tg di qua aprivano con la manifestazione di Roma».
Con l’ex cannibale, hanno ben figurato anche gli autori del giallo italiano, quelli per cui nella patria della Série noire e dei polar, oggi si verifica una vera mania. Carlo Lucarelli, Marcello Fois, Santo Piazzese, Massimo Carlotto hanno riscosso meritati successi, mentre i titoli di Andrea Camilleri - assente per la sua ben nota protesta - continuavano a stravendere. E se i commissari di provincia piacciono molto a Parigi, per il gotico Valerio Evangelisti, l’inventore dell’inquisitore Eymerich, i lettori di Francia hanno un vero culto.
Ma come nasce tutta questa attenzione? Da mesi, tv e giornali in Francia dedicano innumerevoli servizi all’Italia di Berlusconi, denunciano i pericoli in cui verserebbe la nostra democrazia, pubblicano interventi dei nostri intellettuali, intervistano avidamente i nostri scrittori. Così, magari a rischio di somigliare un po’ ai cileni al tempo di Pinochet, romanzieri, saggisti, poeti di casa nostra son divenuti popolari. Tabucchi e Del Giudice pubblicano i loro interventi su Le Monde , settimanali prestigiosi come Le Nouvel Observateur fanno copertine di lotta e di cultura. Insomma, ancorché non voluto, questo boom di scrittori è un regalo di Berlusconi? Il giornalista Marco Travaglio, autore del famoso dossier L’odore dei soldi , non ha dubbi: «È lo stesso regalo che fece a me: grazie alle sue reazioni dopo la trasmissione di Luttazzi, il mio libro diventò un bestseller».
Pierre Capperon, commissaire général del Salon, tende a tener distinti i piani: «Una cosa è la politica - dice - un’altra l’amore per la letteratura: e il pubblico del Salon fa questa distinzione». Per il sociologo Paolo Fabbri, invece, «Berlusconi fa un grande effetto in Francia, qualcuno lo vede come il Duce, per altri è il condottiero spaccone della Commedia dell’arte», naturale quindi una moltiplicazione delle curiosità. Anche se non dimentica i valori della letteratura, l’editrice francese Liana Levi sottolinea «la vivacità del momento culturale presente in Italia: e la politica, ovviamente, ne fa parte». Renata Colorni della Mondadori non esclude questa componente conflittuale, per esempio nel caso di Consolo, «la cui prossima opera narrativa, vorrei precisare, sarà pubblicata da noi». Ma ovviamente non c’è solo questo: «L’accoglienza riservata ai Meridiani dedicati a Giordano Bruno, a Luzi, a Manzoni non ha nulla a che fare con la politica». Anche fra gli autori di successo Rizzoli non c’è identità di segno: se Baricco e Maraini hanno una chiara posizione in materia, Susanna Tamaro si sottrae al discorso politico, mentre Oriana Fallaci guarda molto più in là di Berlusconi.
Le autorità francesi, dopo il nervosismo dei primi giorni, preferiscono dimenticare scontri e malintesi: ieri, Bernadette Chirac, visitando il Padiglione Italia, ha esclamato «c’est fantastique!». Le fa eco il commissaire général Capperon che lo definisce «uno dei più belli mai visti qui al Salon». Come dire: anche la diplomazia, oltre che l’occhio, vuole la sua parte.


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Date: 25 Mar, 2002 on 08:07
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