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Università pubblica: o concorrenza o morte
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1. Università pubblica: o concorrenza o morte
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da La Stampa
Giovedì, 28 Febbraio 2002

UNA SFIDA PER IL SISTEMA ACCADEMICO ITALIANO
Università pubblica: o concorrenza o morte

di Riccardo Viale

L'Università pubblica italiana è a un bivio. Difendere le sue rendite di posizione basate sull'assenza di concorrenza e sul centralismo burocratico. O accettare la sfida che gli pone il fenomeno della globalizzazione e promuovere la nascita di un sistema di università veramente autonome e concorrenziali. Nel primo caso si concluderebbe la deriva, iniziata più di un secolo fa con la legge Casati, che ha portato la maggior parte delle sedi accademiche a configurarsi come «super licei», scarsamente differenziati e specializzati per missione didattica e di ricerca.

Questa situazione subottimale per la domanda di formazione e conoscenza del mondo economico e sociale provocherebbe, verosimilmente, in un prossimo futuro, la nascita di un forte settore privato costituito da nuove università d'élite o da filiali di università d'eccellenza, soprattutto statunitensi. Nel secondo caso il processo di liberalizzazione e di competizione nel sistema dell'università pubblica costringerebbe le sedi accademiche a definire missioni differenziate e specializzate della loro offerta didattica e di ricerca.

Queste scelte sarebbero finalizzate a soddisfare le specifiche sinergie, economie di scala e di scopo relative al contesto socioeconomico in cui operano. Questo processo evolutivo non porterà, come molti sostengono, l'università a privilegiare solo le aree di interesse industriale. La domanda differenziata di formazione e conoscenza di studenti, imprese e istituzioni pubbliche diversificherà le missioni accademiche.

Ad esempio vi sarà l'università che deciderà di competere sull'alta formazione e ricerca in qualche area umanistica e per far ciò «assolderà» qualche importante studioso internazionale. O ci sarà quella che punterà sull'eccellenza nella formazione di base e si concentrerà sull'efficienza e la qualità nell'offerta didattica e nei servizi agli studenti. Vi sarà l'università che vorrà differenziare la sua specializzazione nella ricerca di frontiera internazionale e nella capacità di creare nuove imprese di spin-off.

Infine vi sarà quella che deciderà di concentrarsi sullo sviluppo economico della regione di riferimento attraverso un'adeguata offerta formativa, di ricerca e trasferimento tecnologico. Quale può essere la «domanda» che provocherebbe questo processo evolutivo? Si tratterebbe di un mix composto da studenti, imprese e istituzioni pubbliche. Il problema è il peso relativo fra pubblico e privato, cioè la scelta fra modello inglese e americano. Nel primo caso il baricentro sarebbe sulle priorità e sulle valutazioni comparative espresse dal governo.

Nel secondo caso sarebbe il mercato, rappresentato soprattutto dalle imprese e dagli studenti, a promuovere lo sviluppo del sistema. In ogni caso ciò che accomuna i due modelli è un obiettivo che da noi è sempre stato un'eresia: il merito come fattore selettivo dell'evoluzione del proprio sistema accademico.


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Date: 28 Feb, 2002 on 08:24
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