INCHIESTA Si allarga il «popolo della rima»: dalle sale appartate delle librerie alle scuole di scrittura

Se la poesia si impara dai prof

Iniziative per «l'artigianalità» dello scrivere
«Fanno ben sperare i giovani»

E' in fermento il popolo della poesia, stanco di ritrovarsi solo nelle ale più appartate e rarefatte delle librerie. Lo si capisce dal moltiplicarsi di centri che organizzano incontri, di associazioni, laboratori e scuole di poesia.
Il fenomeno si allarga da Nord a Sud. Da un lato, i corsi "storici" della rivista Semicerchio a Firenze, che coinvolsero anche il premio Nobel Josif Brodskij, il centro Saragana a Lucca, le lezioni di Tommaso Ottonieri alla scuola di scrittura Omero di Roma, di Nietta Caridei e Antonella Cilento a Napoli. Dall'altro, le nuove iniziative. A Milano, la scuola di poesia Verso del critico letterario Nicola Gardini e il laboratorio di Donatella Bisutti presso gli Archivi del 鯜. A Torino, le lezioni di Carlo Molinaro alla Holden, storico punto di incontro per chi frequenta corsi di scrittura creativa. A Roma, il centro Meridiano 20; a Grotteria, in Calabria, il laboratorio di Mia Lecomte.
Ancora: un master in poesia contemporanea per laureati è appena decollato all'Università di Urbino. Lo dirige Umberto Piersanti: «Un'iniziativa per colmare un vuoto culturale e far conoscere i poeti degli ultimi 50 anni, per lo più ignorati dal grande pubblico e dalla scuola. Si rivolge a docenti, bibliotecari, operatori culturali. Inviteremo anche alcuni poeti a tenere delle lezioni ai partecipanti, come accade da anni in America».
I poeti nel ruolo di insegnanti, a volte organizzatori delle neonate scuole. Una quota di iscrizione (in media tra i 150 e i 300 euro), un programma di massima, ma flessibile ed adattabile alle esigenze degli iscritti.
Appuntamenti settimanali, di solito 10-15 incontri, dedicati «all'acquisizione di una grammatica di base del testo poetico, fatta di metrica e ritmica», spiega il poeta Tommaso Ottonieri. «Lettura di autori della tradizione, quindi laboratorio di scrittura, con esercitazioni e correzione dei componimenti dei partecipanti».
«Lezioni di metrica e retorica per i più digiuni, alla Holden, ma coniugando il ritmo del verso al ritmo dell'emozione», specifica Carlo Molinaro, «perché la comunicazione poetica è emotiva e giunge alle viscere senza, quasi, passare dalla corteccia cerebrale». Incontri che inevitabilmente finiscono per creare un legame emotivo anche all'interno del gruppo dei partecipanti, un legame tra gli appassionati e il poeta che li traghetta nell'esperienza, tanto che spesso i corsi proseguono, su richiesta, oltre il numero prefissato delle lezioni. O, come dice Molinaro, proseguono fuori dalla scuola.
«Chi partecipa alle lezioni spesso ha un manoscritto nel cassetto e vuole prendere confidenza con l'artigianalità del fare poetico», sostiene Francesco Stella, direttore di Semicerchio. Le scuole così, per Enrico Valenzi del centro Omero, «diventano un luogo dove si crea un rapporto di bottega, un punto di incontro per confrontarsi con gli esperti del mestiere». Nei laboratori, i docenti impegnano gli iscritti in esercizi, in prove di scrittura a tema. E poi correggono le composizioni. Gli allievi accettano di vedere i propri testi maltrattati e imparano a riconoscere i trabocchetti che dovranno in seguito evitare: parole desuete, concessioni a un modello di poesia antiquato, banalità, qualunquismo.
«Molti vengono perché faticano a giudicare il valore delle poesie. Cercano di rinforzare il proprio gusto, sostiene Nicola Gardini. Il corso migliora la capacità critica, «L'immagine poetica è come la trama di un romanzo: segue delle regole e ha una coerenza stretta», continua Gardini. «Ci sono degli elementi oggettivi che rendono bella una poesia, come accade per un quadro e per qualunque opera d'arte».
Aspiranti poeti, studenti, professori. Anche professionisti, ingegneri, impiegati, avvocati, bancari, pensionati e lettori che coltivano la scrittura come hobby.
Ma si può, in fondo, insegnare a scrivere poesia? Secondo il narratore Giulio Mozzi, guida della Piccola scuola di scrittura creativa, a Padova: «Si insegna soprattutto a leggere poesia, si offrono strumenti. E non è poco. Talvolta il problema di chi scrive versi, oggi, è la convinzione di avere a che fare con un prodotto spontaneo. L'aspirante narratore di solito è un forte lettore. L'aspirante poeta, invece, conosce poco gli autori importanti».
«Capita che arrivino aspiranti scrittori di poche letture», replica Mia Lecomte, poetessa, «ma poi dal corso escono con molta voglia di leggere».
Se pure le scuole non trasmettono talento, certo offrono strumenti per migliorarsi. Rosaria Lo Russo, poetessa e attrice, insegna a leggere poesia ad alta voce: «È la prova del nove per capire il valore del testo poetico. La poesia è un atto del linguaggio che segue regole musicali».
Donatella Bisutti, infine, preferisce un approccio non solo letterario. Nelle sue lezioni si avvicina alla poesia «come a uno strumento per imparare a ricomporre la frattura tra corpo e mente, per recuperare uno spazio alle emozioni», come spiega nel suo libro La poesia salva la vita (Mondadori).

Paola Malavasi