La Pubblica istruzione nega a «Libera» l’iscrizione all’albo degli enti di formazione. Proteste anche in Forza Italia

Il ministero dice no all’associazione di don Ciotti: finalità poco chiare

Coro di critiche Scalfaro: «Condivido il lavoro del sacerdote»

ROMA - «Libera» non è un ente di formazione: le sue finalità sono «poco chiare». Il verdetto del ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti, colpisce al cuore l’associazione guidata da don Luigi Ciotti, dal ’95 in prima fila nella lotta contro la mafia. E coglie di sorpresa i partecipanti alla settima assemblea nazionale, in corso a Roma. Gli ospiti d’onore - Oscar Luigi Scalfaro, Luciano Violante, il procuratore di Palermo Piero Grasso, il presidente della commissione Antimafia Roberto Centaro - criticano tutti il no a «Libera», che coordina 741 associazioni e ha al suo attivo migliaia di progetti di educazione alla legalità nelle scuole. Il più duro è Centaro, Forza Italia: «Mi vergogno della risposta del ministero». «Abbiamo presentato regolare domanda - spiega don Ciotti - ma ci hanno risposto di non poter riconoscere "Libera" come ente di formazione perché le nostre finalità sono poco chiare». La bocciatura, formalizzata con un fax del 12 febbraio, appare inspiegabile. Tanto più che diversi gruppi aderenti al network sono stati invece accettati nell’albo degli enti che fanno formazione. «Sono state ammesse anche l’associazione filatelica e quella degli scacchi», ironizza Pia Blandano, responsabile del settore Educazione alla legalità. Il sacerdote ipotizza un retroscena: «Il nostro coordinamento disturba per la sua connotazione di grande trasversalità».
L’albo degli enti di formazione, creato dal ministero, serve per tenere corsi ai docenti senza essere obbligati a chiedere ogni volta l’autorizzazione da Roma: una corsia preferenziale a costo zero per l’erario. «Mettere "Libera" in un cassetto è una ferita un po’ per tutti», dice don Ciotti. Che ricorda un’altra sconfitta: «Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, con una lettera di due righe ha disdetto la convenzione con la banca dati on line sulle tossicodipendenze del Gruppo Abele».
Immediate le polemiche. Centaro (Fi): «Quella del ministero è una risposta burocratica nell’accezione più deteriore del termine». Violante promette di raccogliere firme in Parlamento, fra tutti i partiti, e accusa: «C’è un clima di delegittimazione e di attacco alle forze che lottano contro la mafia». Anche Scalfaro è con don Ciotti: «Sono qui perché condivido fino in fondo gli scopi dell’associazione». «La repressione da sola non basta - avverte Grasso -. Servono proprio le finalità di "Libera", serve un recupero della legalità».
La replica del ministero della Moratti non tarda ad arrivare: «L’impegno di don Ciotti nella lotta alla mafia è fuori discussione: la difesa della legalità e l’educazione civica sono ai primi posti nei nostri programmi. Sono in corso le verifiche sul dossier di "Libera" per stabilire il percorso della pratica e i requisiti presentati dall’associazione».

Lavinia Di Gianvito