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Sempre più stranieri studiano l’italiano
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da Il Corriere della Sera
Venerdì, 22 Febbraio 2002

Sempre più stranieri studiano l’italiano

Un aumento del 40% in cinque anni. Nel mondo la nostra lingua è al quarto posto


ROMA - Italiano, che passione: all’estero aumentano gli studenti che scelgono di imparare la nostra lingua. Erano poco più di 33mila nel 1995, sono diventati un esercito di 45.699 persone nel Duemila, con un aumento percentuale del 38,2 per cento in cinque anni. Numeri che riguardano solamente le frequenze nelle 90 sedi (diventate oggi 93), degli Istituti Italiani di Cultura, ai quali andrebbero aggiunti almeno gli oltre 120 mila allievi che studiano italiano nelle 412 sedi estere della Società Dante Alighieri.

QUARTI NEL MONDO - L’italiano oltre frontiera gode dunque di buona salute, e si conferma al quarto posto nel mondo tra le lingue studiate, dopo inglese, francese e spagnolo, anche se molti esperti sostengono che per questo quarto posto è in realtà una lotta a due fra italiano e tedesco. È quanto emerso in sintesi dallo studio intitolato «Italiano 2000», un’indagine sulla diffusione della nostra lingua fra gli stranieri e sulle motivazioni che spingono a studiarla. Presentata ieri al ministero degli Esteri dal sottosegretario Mario Baccini e dall’ambasciatore Francesco Aloisi de Larderel, direttore generale per la promozione culturale alla Farnesina, la ricerca è stata diretta dell’ex ministro dell’Istruzione, il linguista Tullio De Mauro (dell’Università La Sapienza), in collaborazione con l’Università per stranieri di Siena.


CULTURA E IMPRESA - Non solo per amore dell’arte. Uno dei dati interessanti emersi dall’indagine riguarda le motivazioni che spingono gli stranieri a studiare l’idioma del Bel Paese. Fino agli anni Settanta a far da volano alla «Bella Lingua» erano Dante, il Rinascimento e spinte di tipo culturale in genere, turismo compreso. Oggi questi stimoli resistono (sono alla base della scelta di studiare l’italiano per il 32,8 per cento del campione), seguiti però da motivazioni personali (25,8 per cento) e dal «lavoro», che conquista alla causa dell’italiano un significativo 22,4 per cento di casi, mai rilevati nelle precedenti inchieste. «E’ uno dei dati più significativi - ha commentato Luca Serianni, ordinario di Storia della Lingua italiana alla Sapienza -. Un’altra conclusione sorprendente è che chi studia l’italiano lo fa per scelta, non più per un legame con le origini». «Gli oriundi - conferma Tullio De Mauro - sono quasi spariti. Oggi sono i nativi stranieri a chiedere di apprendere».


CARRIERA - L’84,3 per cento di chi studia italiano per motivi professionali dichiara come prima scelta di farlo per l’esigenza di lavorare con aziende del nostro territorio. Sempre legato al settore dell’economia, il secondo motivo scelto dal 43,8 per cento del campione: lo si studia per far carriera o con la prospettiva di trovare un impiego in Italia (34,7 per cento).


ITALIAN LOVER - Tutta questione di carrierismo? Non solo, o non proprio. Il motto Italians do it better sembra avere un qualche richiamo anche in fatto di preferenze linguistiche. E il 62,7 per cento di chi mette al primo posto i «motivi personali» dichiara infatti di studiare la lingua per amore di un partner italiano.


CORSI IN AUMENTO - Il numero dei corsi organizzati dagli Istituti di Cultura è aumentato in cinque anni di oltre un terzo. Erano 2.364 nel ’95, sono diventati 3.684 nel Duemila. Aumentano, ma di poco, anche i docenti, che passano da 628 a 686. Fatto questo che pone il problema degli investimenti: il rischio paventato dai ricercatori è quello di deludere le attese di un pubblico potenziale sempre più vasto, con poche risorse umane a gestire l’aumentato carico di lavoro. Quanto alle aree di provenienza degli studenti, da segnalare, rispetto al 1995, aumenti in tutte le zone del mondo ad eccezione dell’Africa. La crescita è più forte in Asia - con il Giappone a far da traino - e in America Latina (compreso il Messico).


LINGUA GLOBAL - «Forse la globalizzazione fa bene alla nostra lingua», ha commentato l’ambasciatore Aloisi a proposito di alcuni dati generali emersi ieri. La popolazione italiana è infatti circa l’1 per cento di quella mondiale, ma la lingua è al 19° posto fra quelle parlate. Inoltre, il 3 per cento delle pagine Internet è scritto in italiano, cifra considerevole se si considera il ritardo con cui il Web si è diffuso. E le parole italiane più diffuse all’estero? Serge Vanvolsem, italianista dell’università di Lovanio (Belgio), non ha dubbi. Dopo «ciao», «amore», «dolce vita», le new entry si chiamano «tangentopoli» e «mani pulite»: «Espressioni diffusissime anche tra chi l’italiano non lo ha mai studiato».

Edoardo Sassi


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Date: 22 Feb, 2002 on 07:06
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