DOPO PIAZZA NAVONA
Pardi e i professori «organizzati»: ora serve un coordinamento

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

FIRENZE - «Ormai le manifestazioni si avvicendano l’una dopo l’altra come in una staffetta e non c’è tempo per seguirle, ma ci tocca inseguirle. A questo punto ci vuole un coordinamento». Francesco Pardi, «Pancho», uno degli organizzatori del movimento dei professori che a Firenze, circa un mese fa, manifestò per la giustizia e che, soprattutto, parlò dal palco di piazza Navona prima dello «schiaffo» di Moretti, è sorpreso. Positivamente. Non immaginava che alla manifestazione di Firenze avrebbero partecipato 15 mila persone; che da altre università aderissero tanti altri colleghi e che in tanti, ancora, scendessero in piazza a Roma per il «Girotondo». «Mi ha sorpreso anche la manifestazione romana di domenica intorno al Palazzaccio - confessa - Era nata in sordina e poi vi hanno partecipato più di 5000 persone». In questi giorni "Pancho" è impegnato nei preparativi per l’incontro con D’Alema che avverrà il 25 febbraio al Palazzo dei congressi di Firenze. «Il teatro contiene 1500 posti, ma verranno più di 3000 persone», commenta.
Pardi ribadisce che dietro al suo movimento non esiste alcuna organizzazione. «I contatti con i professori delle altre università avvengono via fax, per posta elettronica, per telefono. Non ci sono riunioni, incontri, collegamenti diretti e strategie comuni - ripete -. Dietro di noi si è verificata una mobilitazione che ha sollecitato la società civile, seppur differenziata. Si è mosso il ceto medio pensante». Tuttavia, avverte il professore, questa gente non vuole «farsi intruppare» in forme organizzate: «Sarebbe un errore, per esempio, se questi movimenti spontanei venissero convogliati nel socialforum. Questa massa sociale - spiega - manifesta la sua fiducia per il centrosinistra, che vorrebbe diventasse una forza compatta, e non si fa sedurre dai partiti che lo compongono. Quindi chi ha fatto il vero salto in avanti è stato il popolo dell’Ulivo, non i suoi dirigenti. Se abbiamo accettato il sistema elettorale maggioritario, la coalizione deve dunque abbracciare tutti».
Pardi, nonostante il seguito ottenuto dal movimento dei professori fiorentini, nonostante lui e il collega Paul Ginsborg siano apparsi tante volte sui giornali e in tv, resta deciso e, nonostante l’«investitura» ricevuta da Moretti in piazza Navona non farà il leader: «Nanni mi aveva definito nuovo leader dei Ds, perché io avevo parlato prima di lui e il mio discorso lo aveva spinto a salire sul palco seppur non fosse stato invitato. Ma si sbagliava». Allora potrebbe essere lui, il regista, la guida del nuovo movimento nato attorno alle manifestazioni per la giustizia? «Non accetterà mai quel ruolo - dice "Pancho" - anche leader lo è di riflesso. Lui ha dato voce ai ceti medi che criticano il centrosinistra pretendendone una maggior coesione e l’abbandono delle lotte interne». Lotte interne, proprio come quella tra Margherita e Ds che sta mettendo in crisi la giunta di Firenze. Pardi è amareggiato: «E’ accaduto proprio nella città da cui è partita la protesta dei professori e della società civile».
Per il futuro ritiene che sia fondamentale una diagnosi più distaccata degli avvenimenti e «nel frattempo - conclude il professore - il nostro obiettivo dev’essere quello di dar forza al desiderio di coalizione».

Ettore Vittorini