LA STORIA

«Io, professore ex Cgil: non mi sentivo più difeso, ora sto con la base»

ROMA - Come se parlasse di una storia d’amore finita male, lo stesso distacco simulato che però diventa subito rabbia: per sfilare con i Cobas nella manifestazione romana, arriva da Livorno. Di più: arriva dalla Cgil, il sindacato al quale ha dedicato sette anni e un’infinità di speranze. Finite male, appunto. Edmondo Cracas, 52 anni, professore di Fisica all’istituto tecnico Galilei di Livorno, 1.136 euro al mese di stipendio: la Cgil, lui, proprio non l’ha mai dimenticata. Il tono ruvido che usa dopo qualche parola di circostanza, spiega, è quello dell’uomo tradito: «Ha svenduto gli interessi dei lavoratori, tutti gli ideali». Si guarda intorno, osserva questo luogo simbolo della sinistra, piazza San Giovanni, cerca rifugio nell’autoironia: «Sono retorico?».
Poi lascia andare i ricordi, le spiegazioni di testa e cuore che quel giorno fatidico, quando preferì i Cobas, ha dovuto darsi: «Non potevo rimanere nella Cgil, anche se all’inizio imputavo gli errori a una gestione insufficiente del sindacato. Solo che ho assistito a un cedimento costante, e allora ho smesso di credere che fosse una tattica efficace». Per essere sicuro di non essere frainteso: «Cioè, se mi danno calci sugli stinchi e mi continuano a dire che mi fanno del bene, o che me ne faranno presto, io quanto posso resistere?». Allarga le braccia, cerca l’espressione degli altri che hanno scelto di essere lì, come lui: «Purtroppo adesso i lavoratori sono divisi, spauriti, separati, in ginocchio. Licenziare diventerà sempre più facile. Continuano a dirci che dipende dalla globalizzazione, ma non è vero, perché dipende solo dai rapporti di forza sindacato-governo, da quanto il sindacato concede». E quello al quale è stato iscritto per sette anni, dalla sua prospettiva, ha proprio concesso troppo: «Anche oggi, ad esempio, in questo giorno di protesta, la Cgil ha cancellato uno sciopero già indetto, e perché?». Risponde subito, rabbia pura: «Per il seguente risultato, non essere riuscita neanche a recuperare la differenza tra l’inflazione programmata e quella reale, ciò che era garantito». Così, «una delusione dopo l’altra», questo professore padre «di una bambina di sedici anni», ha scelto altro. Spiega perché, con una prima frase istintiva quanto illuminante: «Sono stato costretto ad aderire ad un sindacato di base. Pur nelle contraddizioni - aggiunge - porta avanti le istanze dei lavoratori, cerca di rappresentarli, nonostante le contraddizioni e le difficoltà».
Poi le parole battono ancora sulla Cgil, proprio dove duole: «Era l’anima di quella che era la sinistra del Paese, e quando la sinistra ha cominciato a scendere a compromessi, il sindacato l’ha seguita. E ora dov’è, la sinistra? Prima era il Pci, poi è diventato Pds, poi Ds, presto resterà solo la S, e poi? Sono riusciti a far alzare la voce anche a uno come Nanni Moretti...». Intorno, operai e studenti che tornano a casa, e piazza San Giovanni che dopo essere stata gremita appare vuota, di colpo: «La manifestazione di oggi è stata bellissima, con una quantità insperata di persone. Ma poteva essere uno sciopero unitario, invece la Cgil ha deciso di non esserci. E di sprecare un’occasione. L’ennesima».

Al. Cap.