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1. Cgil contraria
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da La Stampa
Sabato, 2 Febbraio 2002

Cgil contraria

ROMA - SI va verso un impoverimento complessivo dell´offerta formativa - commenta Enrico Panini, segretario generale della Cgil scuola - : standard minimi, scomparsa dell´obbligo - c´è forse scritto "obbligo scolastico" da qualche parte? - separazione di formazione e istruzione con forti ricadute discriminatorie e classiste, e alla fine perfino pesanti interferenze su quelle parti del lavoro docente che sono specifica materia contrattuale».


Quali sono, segretario, le sue critiche alla riforma?

«Iniziamo dalla delega. Questa non doveva essere la riforma che non pioveva dall´alto? Lo ha detto la Moratti e lo ha confermato Berlusconi: una riforma condivisa. Ed ecco il dialogo: passerà per delega, che vuol dire mano libera al governo su una cosa che non è di destra o di sinistra ma della società nel suo insieme».

Questo riguarda il metodo e non il merito. Che c´entra con l´abbassamento dell´offerta formativa?

«Questa è una scuola che ha bisogno di più cultura, di più preparazione e invece vada a guardare dove si parla di "nucleo fondamentale", di "standard minimi" garantiti. Si propone cioè, non una scuola nazionale che cresce e dà di più, ma dei livelli minimi di istruzione per moduli di 25 ore a settimana, su cui - certamente - chi vuole potrà inserire altri apprendimenti, altre materie, ma il garantito è poco, e comunque è meno di quello di oggi».

I realtà c´è una libertà tale nel proporre l´offerta formativa, che ogni scuola potrà dare molto di più, da sola o in associazione con altre, non crede?

«Lo ha detto lei stesso: può, non deve. La scuola si impegna a dare un minimo, poi ci saranno le regioni più ricche, le scuole più ricche e organizzate, le famiglie più evolute e benestanti, che integreranno certamente la formazione dei loro figli e alunni. Ma tutti gli altri? Io contesto che scompaia da questa riforma il progetto di far crescere di più i ragazzi, tutti, indipendentemente dalle condizioni sociali ed economiche in cui si vengono a trovare».

Fino ad ora le classi meno abbienti accedevano alla formazione professionale, ora la riforma valorizza la formazione e permette anche un passaggio tra formazione e istruzione, entrambe in alternanza scuola-lavoro: una importante novità, non crede?

«Il doppio canale istruzione-formazione è classista, riporta la scuola indietro agli anni Cinquanta, e il passaggio liceo-formazione è meramente illusorio.»

Perché parla di scomparsa dell´obbligo scolastico?

«Lei l´ha letto da qualche parte? Si dice che bisogna stare nel percorso formativo per 12 anni, ma dai 15 anni di età si può stare anche in fabbrica come apprendista. Quello che io contesto è che la scuola che esce da questa riforma non ha più un progetto sociale dietro, è una sorta di servizio individuale a richiesta: hai bisogno di formazione per andare a lavorare? Io te la dò. Vuoi invece cultura di base su cui innestare poi una cultura che ti farai dove ti pare a spese tue? Io te la dò. Ma questa non è la scuola democratica che consente anche ai meno abbienti e meritevoli di raggiungere i più alti gradi dell´istruzione».

Perché lamenta una invasione del campo contrattuale per i docenti?

«Legga l´articolo 1, ai commi E, F, e G: iniziative di formazione del personale, rimborso delle spese di autoaggiornamento, valorizzazione del personale amministrativo ... e l´elenco potrebbe continuare: il governo avoca a sé, attraverso una legge delega peraltro, materie che sono del contratto. Una invasione di campo».

r. mas.


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Date: 02 Feb, 2002 on 08:27
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