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Scuola, il governo chiederà la delega
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1. Scuola, il governo chiederà la delega
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da La Stampa
Mercoledì, 23 Gennaio 2002

Scuola, il governo chiederà la delega

ROMA - Per far passare la riforma della scuola in tempi brevi, il governo tenta la «spallata»: chiederà una delega al Parlamento. Il che vuol dire che avrà un tempo (forse 18 mesi) per far passare la propria riforma per vie amministrative, senza il normale iter parlamentare che dilaterebbe enormemente i tempi. La paura è infatti che si produca «l´effetto Berlinguer», cioè una discussione infinita in Parlamento che porti la riforma ad essere approvata troppo in là e che quindi il governo non faccia in tempo ad attuarla nell´arco di questa legislatura. Ciò detto il ministro Moratti non rinuncia alla sua via del dialogo con tutti e della «riforma largamente condivisa» come ripete. Ha ribadito questa sua linea anche ieri, parlando davanti alla Commissione Istruzione del Senato: «Il progetto di riforma - ha detto - non si fermerà al lavoro che faremo in queste settimane per arrivare a un testo definitivo, ma proseguirà anche dopo. Ci sarà poi la necessità di ulteriori approfondimenti e passaggi; mi riferisco a tavoli di concertazione che struttureremo con sindacati, Regioni e tutti coloro che hanno voce in capitolo in questa materia, e naturalmente avremo modo di approfondire in Parlamento l´intero progetto». La strada dunque resta sempre la stessa: ascoltare, trattare, raccogliere sollecitazioni, ma poi agire con la massima determinazione. Quando il ddl sarà ripresentato al Consiglio dei ministri, ancora non si sa: probabilmente non questo venerdì ma il prossimo. Quanto al testo, dovrebbe essere sostanzialmente lo stesso dell´11 gennaio, salvo piccoli aggiustamenti, più la delega. E´ probabile anche che il provvedimento abbia bisogno di un passaggio alla conferenza Stato-Regioni a motivo delle larghe competenze che queste ultime riceverebbero in materia di istruzione e formazione. Ma è improbabile che la strada sia così semplice. Non solo perché le opposizioni faranno fuoco e fiamme pur di non accettare che una riforma così importante passi per delega, ma soprattutto perché i sindacati stessi sono maldisposti. Lo Snals, per esempio, ieri ha proclamato lo stato di agitazione, che è il primo passo verso uno sciopero che potrebbe esserci verso il 10-12 febbraio. Ci sarà invece certamente quello di tutto il pubblico impiego, scuola compresa, il giorno 15. Oggi si apre poi a Salsomaggiore il congresso della Cgil scuola, il maggior sindacato per numero di rappresentanti, e il segretario Enrico Panini annuncerà una linea di forte opposizione alla riforma. In tutto questo si inserisce la vertenza - che non si prevede morbida - per il rinnovo del contratto dei docenti, e che dovrebbe iniziare, per ammissione del ministro stesso, entro la fine di questo mese. Fin qui i marosi sindacali. Ma è noto che esistono delle riserve di merito sul ddl Moratti anche da parte dei «cattolici» del centrodestra, specie sulla questione dell´anticipo delle elementari a cinque anni e mezzo: «La riforma che si sta portando avanti relativa alla riorganizzazione della scuola elementare - ha detto Remo Di Giandomenico, del cdu - non può essere condivisa da noi perché non fa parte del programma di governo che la Casa delle Libertà ha presentato agli elettori e perché in essa vi è quella sorta di tecnocratismo voluto dall´ex ministro Luigi Berlinguer e ripreso oggi dal ministro Letizia Moratti. Siamo contrari anche allo spostamento dell´ingresso dei bambini nella scuola elementare a 5 anni».


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Date: 23 Jan, 2002 on 09:17
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