da Il Corriere della Sera
Lunedì, 21 Gennaio 2002 Tra le poche voci favorevoli quella dello psichiatra Carlo Cazzullo: utile la socializzazione precoce, ma le maestre devono essere più preparate
Le elementari «anticipate» non passano l’esame
Presidi, insegnanti ed esperti contrari all’iscrizione dei bimbi sotto i sei anni. Genitori disorientati: decisioni frettolose
A scuola per la prima volta a cinque anni e mezzo. All’asilo a due e mezzo. Forse. Un’altra delle novità proposte dalla riforma Moratti. Che fa discutere. Presidi, insegnanti, esperti. Tutti contrari o dubbiosi: «Lanciano queste proposte, senza chiedersi se la scuola è pronta per realizzarle». Preoccupati e in attesa i genitori. Soprattutto quelli che vorrebbero iscrivere i figli in prima elementare già per il prossimo anno scolastico: «Non sappiamo cosa fare, non possono dirci tutto all’ultimo momento». La prima idea del ministro Letizia Moratti era di far cominciare la prima elementare anche ai bambini sotto i 6 anni. Ma proprio venerdì scorso tutto è stato rimesso in discussione, per le forti polemiche suscitate dalla proposta. E per ora l’ipotesi più probabile sembra quella di far iscrivere all’anno scolastico 2002-2003 i bambini che compiranno i 6 anni entro il 28 febbraio 2003. Tutto per diplomare i ragazzi a 18 anni, come i loro colleghi europei.
«Forse è un po’ esagerato farli venire a scuola così presto: facciamoli giocare fino a 6 anni, c’è tempo per farli studiare»: Luciana Di Nunzio Ferrari dirige l’elementare e la media di via della Spiga e racconta di aver parlato della proposta con i suoi insegnanti, «tutti contrari», assicura. Poi spiega: «A quella età, è tanto un mese, figurarsi sei», e poi sono così diversi, «ci sono bambini più svegli che dopo tre anni di asilo non vedono l’ora di andare a scuola». E quelli più tranquilli, «che preferiscono rimanerci ancora un po’». Ma il problema è che «la scuola non è pronta, andrebbero rivisti gli spazi, gli organici e la preparazione delle maestre».
Contrario anche Vito Giacalone, direttore della Rinnovata Pizzigoni di via Castellino da Castello: «Non vedo la necessità di anticipare, lasciamo che la natura faccia il suo corso». Giacalone ha fatto la «primina». «Quando ero piccolo - racconta - feci l’esame e andai direttamente in seconda». Ma non lo rifarebbe, «perché alle superiori ho faticato più degli altri». Non è un problema di apprendimento, dice. Anzi, «una delle fasi di sviluppo più fertile è proprio dai 3 ai 6 anni, ma non per questo mandiamo i bambini in prima elementare a tre anni». Semplicemente, «non lo ritengo necessario».
Carlo Lorenzo Cazzullo è invece favorevole. Il padre della psichiatria italiana spiega che potrebbe essere utile mandarli a scuola prima, «perché possono cominciare ad entrare in comunione con gli altri, è un’esperienza che porta alla socializzazione». I bambini, dice, «hanno capacità straordinarie che possono mettere in comunione con gli altri». Ma il problema è anche per Cazzullo strutturale: «Che tipo di scuola viene offerta?». Perché a quella età il bimbo «ha bisogno di sicurezza e consenso e certe sue difficoltà devono essere capite dall’insegnante». Che va ben preparato: «Quando si trovano a contatto con bambini così piccoli, le maestre devono essere in grado di "tollerarli", di non perdere la pazienza, di capirli».
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