PIÙ VINCOLI, MA LA RETE RESTA UNA FORZA DI LIBERAZIONE
L´UTOPI@ È FINITA?

C´ERA una volta l'idea un po' naïve che Internet fosse un territorio virtuale, senza vincoli geografici, libero dalle leggi statali. Una sorta di Utopia i cui abitanti si potevano dare da soli le regole necessarie per la convivenza. E se non le gradivano potevano sempre andare su altri siti e frequentare altre comunità digitali, dotate di regole diverse. Eredità delle ultime esperienze hippy, la prima Internet era vista ideologicamente come una grande forza di liberazione. La realtà si è dimostrata diversa. Gli Stati Uniti hanno imposto ai loro siti commerciali di non fare affari con Cuba o l'Iraq. La Francia ha deciso che Yahoo! non poteva vendere ai francesi materiale filonazista. Un giudice di Genova ha condannato un sito straniero per diffamazione. Mentre Singapore, Cuba e altri Stati hanno limitato la navigazione dei loro abitanti per impedire di attingere a fonti di informazione non conformi alla politica locale. Il primo errore era considerare Internet qualcosa di più che una tecnologia. Il fatto che consentisse di aggirare alcune costrizioni del mondo fisico aveva fatto pensare alla possibilità di porre fine a ogni costrizione. Ma la geografia non si lascia sconfiggere tanto facilmente. In fondo, Internet è tutt'altro che virtuale: vive di cavi e connessioni molto fisiche, distingue tra chi può accedere e chi no, tra chi sa accedere e chi no. Quella «forza di democratizzazione» è a tutt'oggi frequentata solo dal 7% della popolazione mondiale, mentre secondo l'Onu il 70% non l'ha mai neppure sentita nominare. Certo, la sua veloce innovatività la rende difficile da controllare. Ma le leggi degli Stati la inseguono: e per i navigatori normali è sempre più difficile sfuggire. Solo i pochi più avveduti e tecnicamente preparati possono continuare a vivere in una sorta di clandestinità digitale. Ma è liberazione o semplice privilegio? Il secondo errore era quello di ritenere che la liberazione fosse qualcosa di indipendente dalla politica. Che la libertà si conquistasse appartandosi dall'organizzazione statale. Sbaglierebbe tuttavia chi ritenesse che questi errori di gioventù significhino la fine della spinta utopistica che la Rete per qualche tempo ha rappresentato. Internet, è vero, non è altro che una tecnologia in grado di abbattere il costo delle comunicazioni e di arricchirle di contenuti. Ma in questo riserva un potenziale immenso di opportunità: quando è indirizzata verso la riforma dei sistemi democratici, quando è posta al servizio della competizione tra i sistemi politici, quando serve a rimettere in gioco economie (come quella indiana) escluse dal sistema infrastrutturale precedente, allora la Rete è una forza di liberazione. E anzi lo è in modo molto più democratico.

Luca De Biase