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Internet 2: ma nessuno crede più alla favola
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da La Stampa
Lunedì, 7 Gennaio 2002

Internet 2: ma nessuno crede più alla favola
Riprende la vendita di pc, uno stimolo per produttori di chip e software

Il cambio della guardia è avvenuto pochi giorni prima di Natale, domenica 16 dicembre. Sul portale di quello che fu una delle corazzate della stagione ruggente di Internet, Excite.com, è apparso il marchio di «i Won», una piccola etichetta del web che ha avuto un solo merito: esser nata dopo la grande stagione del boom, quando molti pionieri della prim'ora cadevano sulla frontiera del Nasdaq e gli ultimi arrivati dovevano arrangiarsi senza dollari facili. Alla fine, la tenacia è stata ricompensata: per un pugno di spiccioli (si fa per dire), non più di dieci milioni di dollari, i fondatori di i Won hanno comprato l'ex colosso finito in bancarotta che, meno di tre anni fa, ai tempi d'oro della new economy veniva valutato in Borsa 6,7 miliardi di dollari. Può cominciare qui, dalla periferia di Irvington nello Stato di New York, il secondo capitolo della favola di Internet. Capita, ha commentato il New York Times, quello che era successo all'inizio del secolo scorso quando le start up della new economy di allora, fabbriche di auto, officine e acciaierie, fallirono a centinaia dopo la prima ondata di euforia, lasciando il campo ai vincitori. C'è una grande differenza: allora all'asta andavano capannoni, binari ferroviari, altiforni. Oggi i beni fisici contano poco, ma quelli virtuali, il design dei siti e, più ancora, la fedeltà dei navigatori registrati hanno un prezzo. Il caso ha voluto che 10 giorni dopo la staffetta tra i giganti di Excite e i Won il mondo Internet lanciasse segnali di vitalità che hanno preso in contropiede la stessa comunità degli analisti di Wall Street. Da Yahoo!, altro gigante ferito della «new economy» è arrivata la notizia che l'e-commerce in Rete aveva registrato un balzo dell' 86% rispetto ai 12 mesi precedenti. Media Metrix, una società specializzata nell'analisi del traffico Internet, annunciava intanto che il numero dei navigatori sul web era salito, in novembre, alla cifra record di 105 milioni, il 29% in più dell'anno precedente. Un fenomeno americano? No, anzi, secondo gli esperti Usa «la crescita del traffico è assai più sostenuta al di là dei confini americani». E una conferma della crescita di Internet anche in Italia, tra l'altro, arriva dall'allarme di Telecom: grazie alle «tariffe flat» volute dall'Authority, quelle che consentono agli utenti di restare sempre collegati con un prezzo a forfait, si corre il rischio di mandare la rete in crisi. In Piazza Affari, intanto, torna a brillare la stella di Tiscali: sono in molti, ormai, a credere alla scommessa di Renato Soru, quella di essere il primo Isp europeo a varcare la sospirata soglia del pareggio. Più traffico, sostengono però gli scettici, non vuol certo dire più introiti. Ma anche qui la risposta è arrivata a stretto giro. Aol, il più importante service provider del mondo (33 milioni di registrati al sito, 84 milioni di visitatori al mese), ha fatto sapere all'inizio del 2002 che le vendite attraverso il portale, nell'ultimo trimestre, quello di Natale, sono cresciute del 72% fino a 11 miliardi di dollari: l'aumento per tutto il 2001, è stato del 67%, per un totale di 33 miliardi di dollari. E stavolta, tanto per rispondere a un'altra obiezione dei nemici della Rete, a comprare non sono stati ragazzini assatanati di tecnologia o uomini a caccia di sensazioni forti. Tre clienti su 4 sono donne, gli acquisti hanno coperto un po' tutte le merci, dall'abbigliamento ai cibi di qualità. «Certo - sottolinea l'analisi di Media Metrix - a favorire gli exploit dei portali c'è stato il maggior traffico, 14 milioni di visitatori in più rispetto al Natale del 2000. Ma, soprattutto, stavolta la gente ha navigato di meno e comprato di più». Oggi, infine, l'ultima rivincita: gli analisti promuovono Aol ma bocciano la casa madre Time Warner. Fino a pochi mesi fa era il portale a pesare sulle sorti del vecchio colosso di cinema, tv e giornali. Adesso Internet si riprende, il calo della pubblicità punisce Time Warner al punto da obbligare alle dimissioni il già onnipotente Gerald Levin. «Per molti di voi il 2001 è stato orribile. Vi capisco anche se un anno fa vi avevo avvertito che nel mondo delle tecnologie e dei titoli ad alta crescita ogni 3-4 anni c'è il rischio di una brusca battuta d'arresto. Ma, dopo la scrematura, emergono i migliori e si riparte». Scrive così ai clienti Mary Meeker, guru dei titoli Internet e, fino a poche settimane fa, uno dei bersagli preferiti della rabbia di Wall Street. Anche per lei suona l'ora della rivincita. «Internet - assicura - è destinato a far meglio del resto del listino. I miei titoli? E Bay ha una piattaforma di commercio elettronico dalle potenzialità enormi. Microsoft, finalmente, ha di nuovo il vento in poppa». Non è il caso, ammoniscono i più prudenti, di farsi prendere la mano. Il cimitero di Internet si affolla ogni giorno di più, basti pensare alla caduta di Richard Li, magnate di Internet a Hong Kong in bancarotta nonostante l'immensa fortuna di suo padre, il miliardario che controlla l'impero Hutchison Whampoa. Guai, poi, a ripetere gli errori del passato. «Vero - risponde Michael Mandel - ma sono tornato ottimista sull'alta tecnologia: la caduta dei prezzi dei pc sta stimolando il ritorno dei compratori. E questo risveglierà i produttori di chips, il software, i distributori di contenuti via Internet». Anche in questo caso la previsione ha avuto una prima risposta: i listini dei semiconduttori, dopo un anno di crisi terribile, stanno risalendo, a conferma che il mercato torna a dare segni di vita. Mandel, prima firma di «Business Week», è uno che se ne intende: è stato lui a coniare, nel 98, il termine «new economy». Sempre lui, più di un anno fa, era in testa alle classifiche con il libro «La grande depressione di Internet» in cui anticipava con precisione profetica la grande crisi della tecnologia. Adesso il guru torna a pensare, pur con grande prudenza, in positivo.

Ugo Bertone

Date: 07 Jan, 2002 on 09:07
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