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Dai batteri alle balene una nuova Arca di Noè per il Dna della Terra
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1. Dai batteri alle balene una nuova Arca di Noè per il Dna della Terra
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da La Stampa
Sabato, 5 Gennaio 2002

Dai batteri alle balene una nuova Arca di Noè per il Dna della Terra
Dagli Usa un nuovo Progetto Genoma: «Classificheremo tutte le specie viventi» E´ la più grande impresa scientifica della storia: avremo nuovi farmaci e materiali

SOLO in California può succedere che un gruppo di miliardari della New Economy e di Nobel organizzi una cena per discutere tra un boccone di sushi e un sorso di margarita come spendere un miliardo di dollari in un´iniziativa clamorosa, tanto filantropica quanto geniale. Il dolce doveva ancora planare in tavola quando l´idea aveva già preso forma: raccogliere e catalogare il codice genetico di tutte le forme viventi del pianeta, lanciando un Progetto Genoma moltiplicato all´ennesima potenza, fino a creare un´Arca di Noè versione XXI secolo. L´input decisivo è figlio di Edward O. Wilson, celebrità della biologia e guru globalmente riconosciuto della biodiversità. «Ci sono numeri cruciali per la conoscenza: qual è il diametro della Terra? 12.742 chilometri. Qual è la massa di un elettrone? 9.1 x 10-28 grammi. Quante sono le specie e qual è il Dna di ciascuna? Risposta: nessuno lo sa». Dallo sfogo numerologico-intellettuale si è rapidamente passati alle linee-guida del progetto tassonomico e ora la «All Species Foundation» è un´organizzazione guidata da 40 cervelloni d´America che ha stabilito tecniche, tempi e obiettivi: «Uno schema così totalizzante ed estremo da riuscire a catturare l´immaginazione di chiunque». Frase poeticamente pretenziosa per un evento scientifico che neanche Linneo avrebbe osato sognare e che tuttavia avvolge a malapena una sfida da mandare in cortocircuito i neuroni più sofisticati: il milione 700 mila specie finora classificato, spesso con esasperante lentezza, è una frazione, probabilmente tra l´1 e il 10% dei presunti oltre 100 milioni di forme di vita che ci fremono accanto e lontano, dai batteri alle balene, dai licheni alle sequoie. Spiega uno sponsor, la California Academy of Sciences: «Dobbiamo concentrarci al più presto sull´altro 90%: i biologi si trovano nella condizione paradossale di un chimico che abbia tra le mani una minima parte della tabella degli elementi». Osservato da questa prospettiva, il problema dei dollari è uno dei tanti che si accumulano vertiginosamente. Se si è cominciato a intercettare il miliardo (e ne serviranno altri), incombe la spaventosa complessità di tutto il resto. Si tratta di mobilitare abbastanza team e laboratori perché esplorino daccapo i luoghi noti e meno noti, dai fondali degli oceani alle vette delle montagne, passando per le ultime oasi della Natura Originaria, come giungle, bocche di vulcani, barriere coralline. Tempo stabilito: 25 anni, lo spazio compresso di una generazione, sapendo - contesta uno dei critici, il biologo Paul Ehrlich - «che prima della conclusione molte specie, forse un quarto, si saranno estinte per colpa nostra». I bio-007 si aggireranno sulla Terra come nei labirinti di un pianeta alieno: «Se scoprissimo la vita in un altro corpo celeste, la prima decisione sarebbe condurre un inventario sistematico di ogni sua manifestazione», spiegano alla «All Species Foundation», che sta mettendo a punto mezzi e metodi. Per esempio la rete di scanning elettronico e pc ultraveloci, partendo da gruppi di animali e piante già noti per poi ricostruire tutta la catena, dal macro al micro, delle creature che li circondano, fino ad arrivare al sospirato zoo universale del Dna. «Avremo vantaggi immensi», si accalora un leader dell´organizzazione, Brian Boom. Molto maggiori di quelli del Progetto Genoma, concluso nella prima fase di decrittazione, ma ancora agli albori per le ricadute medico-scientifiche. «Qualcuno riesce a immaginare un altro progetto dall´impatto altrettanto globale, in grado di generare più sapere e prodotti?», annuncia uno dei consulenti, Kevin Kelly. E si dilunga su scenari di farmaci e materiali inediti, su rivoluzionarie tecniche di recupero degli ecosistemi, sulle potenzialità di manipolazioni genetiche responsabili e in definitiva sulla possibilità di vivere in un mondo meno saccheggiato da uno sfruttamento ignorante. «Ma non solo. Disporre dell´Albero della Vita significa anche reinventare la biologia, facendone una scienza predittiva», ammicca David Hillis, dell´università del Texas, senza rispondere alla domanda che intriga tutti: potremo davvero giocare come piccole divinità responsabili, conoscendo in anticipo i salti e i ripensamenti dell´evoluzione, compresi quelli della nostra specie?


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Date: 05 Jan, 2002 on 11:03
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