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Sulle pensioni i sindacati scrivono a Ciampi
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1. Sulle pensioni i sindacati scrivono a Ciampi
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da Il Corriere della Sera
Sabato, 5 Gennaio 2002

«Concertazione da salvare»
Sulle pensioni i sindacati scrivono a Ciampi


ROMA - Il sindacato si appella al presidente della Repubblica contro le riforme delle pensioni e del mercato del lavoro. I segretari di Cgil, Cisl e Uil hanno scritto una lettera a Carlo Azeglio Ciampi chiedendogli un incontro. Le decisioni del governo Berlusconi, dicono Sergio Cofferati, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti, «contraddicono e cancellano» la concertazione sostenuta invece da Ciampi. All’iniziativa dei sindacati replica il ministro del Lavoro, Roberto Maroni: l’accusa è «del tutto immotivata», le riforme sono state varate dopo una trattativa col sindacato durata «oltre tre mesi».

Pensioni, i sindacati si appellano a Ciampi

Cgil, Cisl e Uil scrivono al presidente: le deleghe cancellano la concertazione. Maroni: timori immotivati


ROMA - Cgil, Cisl e Uil, con una mossa senza precedenti, si appellano al presidente della Repubblica contro le riforme del mercato del lavoro e delle pensioni varate dal governo Berlusconi. Riforme che, scrivono a Carlo Azeglio Ciampi i segretari Sergio Cofferati, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti, «contraddicono e cancellano gli anni di concertazione che hanno portato a significativi risultati», a partire dall’«ingresso dell’Italia nell’euro». Per meglio spiegare le loro posizioni il leader delle tre confederazioni chiedono quindi al presidente un incontro, che quasi sicuramente ci sarà. Non è un caso che Cofferati, Pezzotta e Angeletti abbiano scelto di rivolgersi al Quirinale. Ciampi è l’artefice e il garante della concertazione, la nuova stagione di dialogo tra governo, sindacati e imprese cominciata con l’accordo del luglio ’93 firmato dallo stesso Ciampi, allora presidente del Consiglio (che raccolse i frutti del lavoro del suo predecessore, Giuliano Amato).
Proprio Ciampi ha più volte riconosciuto a quell’accordo e alla politica di moderazione salariale che ne scaturì il merito di aver concorso al risanamento della finanza pubblica e alla partecipazione del nostro Paese alla moneta unica. Ma, scrivono Cofferati, Pezzotta e Angeletti, «nonostante la Sua sollecitazione di continuare a percorrere la strada della concertazione, dobbiamo constatare il consolidamento di uno schema di relazioni sindacali che nega nei fatti la concertazione e rischia di produrre gravi fratture sociali ed accentuare il clima di conflitto che le organizzazioni sindacali hanno cercato di evitare per senso di responsabilità».


LA REPLICA - Cgil, Cisl e Uil hanno inviato ieri mattina la lettera al Quirinale. Ieri sera il ministro del Lavoro, Roberto Maroni, ha replicato con un comunicato stampa nel quale respinge le accuse appellandosi anche lui a Ciampi: «La strada che ha seguito il governo è esattamente quella indicata dal presidente della Repubblica, il quale ha dichiarato: "Chiamatela come volete, concertazione o dialogo sociale, purché sia un confronto approfondito"».
Maroni sottolinea che il governo ha presentato le riforme «dopo un confronto con le parti sociali durato oltre tre mesi» e che «ha accolto molte richieste del sindacato». Definisce quindi «del tutto immotivata la preoccupazione del sindacato» e conclude con una sferzata che sembra indirizzata alla Cgil più volte accusata dallo stesso ministro di voler imporre i propri veti: «Mi auguro che nessuno voglia rimpiangere i tempi in cui i governi subivano i diktat ora dell’una ora dell’altra parte». Tuttavia il ministro, dopo aver ricordato che i disegni di legge delega sulla previdenza e sul mercato del lavoro sono stati valutati «in maniera estremamente positiva dalla Banca d’Italia, dalla Corte dei Conti e da autorevoli commentatori», dice che si tratta di «proposte migliorabili in Parlamento», lasciando così aperta la porta del confronto col sindacato.


UNA NUOVA TRATTATIVA - Lo stesso Maroni, del resto, ha lanciato qualche giorno fa la proposta di una trattativa per un nuovo patto sociale che affronti gli altri capitoli del welfare da riformare, dagli ammortizzatori sociali (cassa integrazione, indennità di disoccupazione, eccetera) agli enti previdenziali (Inps, Inpdap, Inail e gli altri). Proposta accolta con interesse dalla Cisl, con freddezza dalla Uil e respinta invece dalla Cgil. Intanto, un primo appuntamento tra ministero e parti sociali è fissato per giovedì prossimo anche se su materie diverse. In particolare, verranno discussi i provvedimenti di recepimento di alcune direttive europee, tra le quali una che sta molto a cuore ai sindacati, quella sui «comitati aziendali europei», che regola le procedure per rendere effettivo il diritto di informazione e consultazione delle organizzazioni sindacali nelle aziende con più di mille dipendenti.
Subito dopo potrebbe partire la trattativa generale proposta da Maroni. Con due obiettivi: 1) ricucire lo strappo sulle riforme del lavoro e delle pensioni, preparando i decreti attuativi della delega, che dovranno essere presentati entro il 2002; 2) impostare le altre riforme. Il negoziato, spiega il sottosegretario al Lavoro, Maurizio Sacconi, «potrà cominciare subito e svolgersi parallelamente alla discussione parlamentare sui disegni di legge delega, in modo da risultare utile anche alla presentazione di eventuali emendamenti».


DUE PUNTI FERMI - Il governo, quindi, non esclude modifiche alle proposte di riforma presentate, ma su due cose non farà marcia indietro, ha più volte detto lo stesso Maroni: 1) le norme che semplificano i licenziamenti in alcuni casi (lavoratori di aziende in nero che emergono, dipendenti a termine il cui contratto venga trasformato a tempo indeterminato, lavoratori assunti in aziende che grazie a queste assunzioni superino i 15 dipendenti) e le norme che prevedono il taglio dei contributi (fra 3 e 5 punti) sui nuovi assunti. Secondo il governo si tratta di punti irrinunciabili della riforma perché rendono più flessibile il mercato del lavoro e abbassano i costi per le aziende, provocando un sicuro aumento dell’occupazione. Per Cgil, Cisl e Uil si tratta invece di misure che ledono i diritti fondamentali dei lavoratori e spaccano in due il mercato del lavoro, a tutto danno dei giovani. Misure da cambiare. Anche con l’aiuto di Ciampi.

Enrico Marro


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Date: 05 Jan, 2002 on 10:57
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