PATRIA Il ministro dei Beni culturali annuncia il progetto. Ieri la prima riunione. «Preziosi i suggerimenti di Galli della Loggia»

«Nascerà il museo delle mille bandiere»

Urbani: avrà sede a Roma, al Vittoriano, e testimonierà l’«Unità d’Italia»

«Lo slogan è già pronto. "Italia: cento città, mille bandiere, una sola lingua, una sola civiltà - 1861, un solo Stato"». Giuliano Urbani, ministro per i Beni e le attività culturali, ieri mattina ha partecipato alla prima riunione per la realizzazione del museo dell’Unità d’Italia. Sullo sfondo c’è il 2011, anno del 150° anniversario dell’Unità. Dice Urbani: «Il presidente mi ha gentilmente affidato l’incarico di seguire l’operazione come ministro del settore. Presto contatterò i ministri della Pubblica Istruzione e della Difesa. Dovrò svolgere il compito in stretta collaborazione con loro». Come e dove nascerà il muovo museo, ministro?
«Il piano prevede la valorizzazione del Vittoriano a Roma come museo dell’Unità d’Italia. L’incontro al Quirinale era previsto da tempo e i suggerimenti di Ernesto Galli della Loggia apparsi sul Corriere della Sera di ieri rappresentano una coincidenza molto utile. Lo spirito, l’ottica sono gli stessi. Diversi sono i modi: non ci sarà un concorso internazionale di architettura semplicemente perché, grazie allo sfruttamento del Vittoriano, non ce ne sarà bisogno»
Come sarà articolato lo spazio e cosa raccoglierà?
«Il museo sarà in realtà l’incrocio dei contributi garantiti dalla rete dei tanti musei del Risorgimento e della civiltà italiana sparsi nel territorio. E’ vero, si partirà dal museo delle Bandiere del Vittoriano. Però andremo oltre: mostreremo gonfaloni, stendardi di tutte le realtà autonome dotate di sovranità nei secoli. Cioè comuni, signorie, principati fino agli Stati pre-unitari. In sostanza consideriamo l’unificazione del 1861 come il compimento di processi storici nelle cento città e sotto le mille bandiere»
Un museo dell’Unità non irriterà la Lega di Bossi?
«Assolutamente no. Chi è attaccato alle proprie radici locali individuerà se stesso come una parte del tutto. So che nel corso di qualche colloquio il presidente Carlo Azeglio Ciampi ha parlato del piano con Bossi e che Bossi è stato ben felice di ritrovare tutte le sue radici. Il leader della Lega non può sentirsi estraneo in questo contesto: lavoreremo in stretto contatto con le regioni e, nel caso delle grandi città, anche con i comuni».
Quale sarà il pubblico ?
«I giovani, naturalmente, ma anche gli italiani che hanno bisogno di rinverdire la memoria e poi gli stranieri: abbiamo il diritto e il dovere di ricordare cosa vuol dire "Italia", cioè una civiltà».
Lei ha accennato all’uso della realtà virtuale. Cosa vedrà il visitatore?
«Il Museo sarà visitabile da casa perché sarà anche su rete. E poi pensiamo a un itinerario narrativo che si avvarrà del contributo del gruppo coordinato dal professor Giovanni Negri con la consulenza tecnica di Carlo Rambaldi. Stanno pensando al "Museo dei musei dell’arte italiana" ma ci daranno una mano anche per il museo dell’Unità. Il Vittoriano diventerà insomma un museo simbolo e insieme un grande cuore virtuale dei contributi locali. Racconteremo dove lo Stato unitario affonda le sue radici. Se dobbiamo e vogliamo essere orgogliosi della nostra storia, occorre esserne consapevoli».
Il museo dell’Unità arriverà a raccontare anche i nostri giorni? Come risolverete il nodo di una «ricostruzione condivisibile da tutti» dell’Italia contemporanea? Il problema è enorme, basti pensare alle «due Italie» della Resistenza e della Repubblica di Salò...
«Il museo dell’Unità guarderà al "prima" e al "dopo" ma i riflettori verranno puntati soprattutto sul Risorgimento. In quanto all’Italia contemporanea, non dovremo fornire giudizi storici che competono agli studiosi e alla coscienza dei singoli. Ma sarà indispensabile rendere visibile ogni momento come parte di uno stesso sviluppo di uno stesso popolo. Far finta che qualche capitolo non sia esistito significherebbe fare a meno di un pezzo di storia d’Italia».
Quanto costerà il museo?
«Confesso di non avere ancora un’idea precisa ma nulla di faraonico: la realtà virtuale abbatte molto i costi».
C’è un comitato scientifico?
«C’è un primo gruppo di lavoro di cui fanno parte i professori Giuseppe Talamo, Maurizio Viroli, Francesco Alberoni e il sovrintendente Claudio Strinati. Ci saranno in futuro diversi altri comitati scientifici per ciascuna manifestazione».
Ci sarà solo virtualità? Dunque, addio ai libri...
«No, anzi. Oltre a Internet, ai Cdrom interattivi, agli itinerari di immagini pensiamo alla rivisitazione dei grandi classici storici. Penso per esempio alla Storia delle repubbliche italiane nel medioevo di Simone de Sisimondi. Prevediamo il coinvolgimento dell’Enciclopedia italiana, dei Lincei, di molte accademie».
Berlusconi condivide l’iniziativa di Ciampi?
«L’operazione è stimolata dal capo dello Stato ma fortemente condivisa dal governo e, mi auguro, in futuro da tutto il Parlamento. Berlusconi? Man mano che gli impegni gli consentiranno di metterci la testa, si entusiasmerà anche lui. Lo scopo è proprio il suo: raccontare l’orgoglio di essere italiani».
Bisognerà aspettare il 2011 per vedere qualcosa?
«No. Già il 2 giugno 2002 organizzeremo eventi di grande interesse. Vedrete».

Paolo Conti