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«Parlo poco l’inglese, ma studio tutte le sere»
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1. «Parlo poco l’inglese, ma studio tutte le sere»
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da Il Corriere della Sera
Venerdì, 21 Dicembre 2001

DAL PALCO

Via il testo ufficiale, il premier duella coi ragazzi
«Parlo poco l’inglese, ma studio tutte le sere»


ROMA - «Faccio conferenze in francese, ma la conoscenza dell’inglese non ce l’ho ed è una manchevolezza della mia formazione professionale. Il mio inglese è tutt’al più sufficiente per le relazioni interpersonali, non oso invece fare un discorso ufficiale». Nessuno al mondo può insegnare a Silvio Berlusconi come comportarsi davanti a una platea. Il re del talk show politico è lui. E così davanti a un focolaio di contestazione studentesca, ieri ha messo da parte i panni del premier e ha indossato quelli del papà in vena di confidenze. Severo ma sorridente, capace di dire ai figli scapestrati che sta operando per il loro bene. «Voglio che dalla scuola italiana escano ragazzi che, parlando un inglese sicuro, possano essere veri cittadini del mondo». L’impressione è che i giovani contestatori - quasi tutti mini-presidenti di consulte studentesche provinciali - abbiano più in odio Letizia Moratti che lui. Tanto è vero che la tattica decisa a tavolino era di polemizzare con la lady di ferro e di far scena muta davanti al presidente del Consiglio. Ma poi, si sa come vanno queste cose, a urlare i giovani ci han preso gusto e han cercato l’en plein. Lui, quasi da subito, ha cercato di blandirli. «Non vado più a scuola, ma studio tutte le sere e tutti i giorni sono chiamato a dare esami multipli». Per preparare il discorso agli Stati generali «mi sono impegnato fino alle quattro e mezzo di notte, ma data l’ora e data la musica (i fischi, ndr) lo consegno a Letizia da mettere agli atti». Io sono venuto qui per il confronto, ha aggiunto papà Silvio, e se voi lo chiamate scontro, vabbe’ ... fa lo stesso. Non me la prendo per così poco».
Capito che avevano davanti il Grande Comunicatore, gli studenti hanno deciso di replicare più d’ingegno che di corde vocali. E hanno tirato su un po’ di cartelli con il codice a barre, quello stampato su tutti i prodotti del supermercato, e la scritta «non siamo in vendita». Berlusconi ha continuato a parlare ma la curiosità l’ha tradito. Voleva capire la mossa dei suoi giovani avversari però non ce l’ha fatta. «Vi chiedo scusa - ha detto mellifluo - ma la vecchiaia non mi consente di vedere fin lì. Apprezzo la vostra ginnastica ma state facendo uno sforzo inutile». Acquietatisi i contestatori, Berlusconi ha potuto sciorinare la sua visione della scuola. E facendolo ha corso il rischio di spiazzare la Moratti. Il ministro in tutte le sedute degli Stati generali aveva cercato di allontanare dalla sua riforma l’accusa di «aziendalizzare la scuola» e per questo aveva rinunciato anche ad avere come ospite il presidente della Confindustria? Beh, la parola più pronunciata dal premier è stata «impresa». Ha rimproverato ai libri di testo di non sottolineare il ruolo delle aziende e tra le varie cose che si devono insegnare ai giovani ha incluso anche «il senso di cosa sia una scala gerarchica in un’impresa».
Letizia Moratti la contestazione l’ha patita molto più del suo presidente del Consiglio. La voce durante il suo intervento tradiva la tensione del momento ed era più flebile del solito. Non ama i toni aggressivi e sicuramente quella creatasi a fine mattina al Palacongressi non era pane per i suoi denti. Troppe cose erano «sfasate». Ma se è vero che nella due giorni romana le hanno cucito addosso una manifestazione tutta ritmata sui tempi televisivi e a tratti paradossale («qui palco centrale a voi redazione di Rai Educational, avete i dati dell’audience?», «qui redazione, questa notte il popolo del web ha preso d’assalto il sito e ha scelto la sua top 4»), il ministro però ha saputo rimanere con i piedi ben piantati per terra. Vuole una riforma «condivisa» e non ha intenzione di derogare. Ha incassato l’appoggio del premier e degli altri ministri, ma in fondo la lezioncina di tattica politica che le ha fatto il collega degli Affari Regionali Enrico La Loggia («la materia è talmente complessa che eventualmente dovremo ricorrere alla delega») non le è piaciuta. E lo ha ribadito in chiusura: «Prima di arrivare a una vera e propria proposta voglio tenere ancora aperto il confronto». Tiremm innanz, ma come dico io.

Dario Di Vico


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Date: 21 Dec, 2001 on 08:31
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