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LA RIFORMA DEGLI STUDI UNIVERSITARI
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1. LA RIFORMA DEGLI STUDI UNIVERSITARI
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da Il Corriere della Sera
Domenica, 9 Dicembre 2001

LA RIFORMA DEGLI STUDI UNIVERSITARI


LA LEGGE
I privilegi del vecchio ordinamento

Sbarramenti per diventare «dottore» ma in alcuni casi facilitazioni per i diplomi triennali


Meglio il «vecchio» ordinamento universitario o il «nuovo» ordinamento? E’ la domanda che tutti gli studenti mai arrivati alla laurea, ma con un bel gruzzolo di esami già fatti, debbono porsi. Uno degli aspetti più controversi legati al problema del recupero degli esami è infatti il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento. In alcuni casi il passaggio è obbligatorio: una volta che si è raggiunto il limite temporale per la decadenza degli esami, lo studente che vuole avere riconosciute tutte o parte delle prove superate deve infatti passare al nuovo ordinamento, con una valutazione a crediti formativi. Come accade all’università di Pisa, dove la decadenza è stata abolita, ma resta il limite degli 8 anni come «sbarramento» per continuare a studiare con la laurea quadriennale (che conferisce il titolo di dottore) o decidere se passare alla triennale (senza titolo). In altri atenei, le segreterie ammettono invece di essere ancora alle prese con l’interpretazione delle nuove norme.
Dunque in ogni università, salvo che sia nata dopo la riforma, per molti anni possono convivere due ordinamenti.
E non solo: lo studente che si è iscritto per la prima volta con il vecchio ordinamento è comunque privilegiato rispetto allo studente che si è iscritto con il nuovo ordinamento, perché il primo può decidere di passare alla laurea triennale, mentre il secondo non può passare alla «vecchia» laurea quadriennale. (M. G.)

I COSTI
Le tariffe? Si decide caso per caso
A Ca’ Foscari si pagano 20 mila lire all’anno se gli studi sono stati interrotti per motivi gravi

Gli esami universitari da recuperare, soprattutto se lo studente vuole continuare gli studi con il «vecchio» ordinamento e non decide una nuova immatricolazione, costano cari. Bisogna infatti pagare iscrizioni e tasse per tutti gli anni in cui si è rimasti inattivi. Più il periodo è lungo, più la cifra è alta. Solitamente si paga una quota forfettaria (una volta si doveva sborsare l’intero importo, con una spesa spesso superiore al milione di lire, 516,46 euro, per ogni anno di fuori corso) che può però variare da ateneo a ateneo. In altre parole, ci sono università dove è più conveniente riscattare il periodo di inattività, altre in cui l’impegno economico è consistente. Inoltre, in alcune università il pagamento cambia secondo la posizione individuale dello studente. Ecco alcuni esempi. All’università Ca' Foscari di Venezia, si paga dalle 20 mila lire (10,33 euro) l’anno nei casi di interruzione per motivi di salute, servizio militare, gravidanza, fino al mezzo milione (258,23 euro) se non ci sono giustificazioni. Mezzo milione per ogni anno recuperato, indipendentemente dalle motivazioni della «pausa», è la cifra richiesta da molti atenei, come Modena e Reggio Emilia, Roma Tor Vergata, mentre a «La Sapienza» si paga un po' meno: 400 mila lire (206,58 euro). A Camerino invece la quota è fissa: 380 mila lire (196,25 euro) con un recupero fino a 12 anni. Al Politecnico di Torino si devono pagare invece solo 50 mila lire (25,82 euro) per ogni anno. (M. G.)

LE TARIFFE
Nel vecchio ordinamento universitario, bisognava pagare le tasse per ogni anno fuori corso, senza sconti. Oggi invece alcune università fanno pagare un forfait per ogni anno recuperato, che va dalle 20 mila lire (10,33 euro) alle 500 mila lire (258,23 euro). In alcuni casi, la tariffa è stabilita dai consigli dei singoli corsi di laurea

VOTI E CREDITI
Con la riforma dell’università è stato introdotto un nuovo sistema di valutazione, quello dei crediti e dei debiti. I crediti non sostituiscono i voti in trentesimi (con i quali si continua a quantificare la preparazione effettiva degli studenti), ma servono a calcolare le ore di studio necessarie per preparare le differenti prove d’esame. I debiti, invece, consentono l’iscrizione all’università anche a chi non ha una preparazione adeguata, ma si impegna a recuperare le lacune formative entro il primo anno

GLI ORDINAMENTI
Non esiste una regola fissa per stabilire quanti crediti valgono i «vecchi» esami. Lo studente fuori corso, però, può decidere di continuare con il vecchio ordinamento (prima dell’introduzione, dunque, dei crediti) e concludere gli studi con la tradizionale laurea quadriennale o quinquennale, quella che conferisce il titolo di «dottore»

FUORI CORSO
Un laureato su tre arriva al traguardo fuori corso. Il 45,1 per cento ha un’età superiore ai 27 anni e solo il 17,7 per cento degli studenti riesce a concludere il corso prima dei 25 anni. Oltre a essere più veloci, coloro che si laureano in corso sono anche più bravi: il voto medio è 108,2 su 110, contro il 100,2 dei fuori corso

L’AUTONOMIA
Il decreto di riforma dell’università italiana, presentato nell’agosto del 2000, stabilisce che la struttura di ciascun corso di studio (dalla laurea triennale a quella specialistica, fino ai master e ai dottorati di ricerca) debba essere definita autonomamente dalle singole università

Il «3»2»
Altro punto chiave è il cosiddetto «3»2» . La riforma prevede infatti due percorsi alternativi che portano ad altrettanti titoli di studio: la laurea «breve» in tre anni (con l’eccezione di Medicina, che continua ad essere articolata in 6 anni) e quella specialistica da conseguire in cinque anni

NUOVI CORSI
Con l’entrata a regime della riforma, si moltiplica l’offerta di corsi degli atenei in tutte le aree disciplinari. Sono più di mille i nuovi corsi fra cui possono scegliere gli studenti, raggruppati nelle classi delle lauree di primo livello , considerando quelli già avviati e le richieste di autorizzazione già avanzate

GLI ISCRITTI
Sono oltre un milione e mezzo gli iscritti all’università. Le facoltà più frequentate sono quelle umanistiche , seguite dall’area giuridico-politica ed economico-sociale. Ultime, come indice di gradimento, le facoltà dell’area scientifico-tecnologica , precedute da quelle dell’area sanitaria


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Date: 09 Dec, 2001 on 11:16
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