Incatenati per la scuola

ROMA — Il tam tam si propaga da una scuola all'altra, da una città all'altra. La mobilitazione degli studenti contro la riforma Moratti, ma anche il riordino degli organi collegiali e, infine, l'intervento armato in Afganistan sta coinvolgendo istituti di tutto il paese.
Le varianti
A Roma, ieri, un gruppo di studenti del Liceo Manara si è incatenato davanti al ministero della pubblica istruzione dopo essere rimasti, bloccati nello stesso modo, 60 ore davanti al loro liceo classico. La protesta era iniziata alle 5 di mattina di venerdì scorso e si era conclusa nella serata di domenica. In tutto si tratta di una cinquantina di giovani mentre i loro colleghi continuano l'occupazione all'interno dell'istituto. Per scuole che entrano in agitazione, ieri è toccato allo scientifico Kennedy e al Peano dell'Eur, altre tornano alla normalità. Così hanno terminato l'occupazione i «digiunatori» del Tasso e i loro «vicini» del Righi. Da tre giorni in occupazione al Virgilio mentre da sabato è in mano agli studenti anche l'Avogadro. Al «Plaone», in vista della fine dell'occupazione si stanno decidendo ulteriori forme di protesta. Occupato, da ieri, anche il Morgagni di Monteverde. A dare notizia delle mobilitazioni del Kennedy e del Morgagni sono stati i giovani del Manara che sono rimasti incatenati per tutta la giornata. Secondo quanto riferito circa 200 studenti per ogni istituto ha preso possesso dei locali e ora si stanno predisponendo i programmi per i corsi autogestiti. Ma non c'è soltanto Roma. Da ieri si manifesta in alcune scuole slovene di Trieste e occupazioni sono in corso a Bari e Padova. Sempre a Trieste è in corso una «cogestione» alla quale partecipano sia studenti che docenti al «Guglielmo Oberdan». Una forma alternativa di protesta che lascia comunque liberi, quanti vogliono seguire le lezioni, di farlo. A Lecce, secondo quanto viene riferito sul sito studenti.net, sono oltre venti gli istituti in mano agli studenti. E proprio a Lecce si è registrato un grave atto vandalico: è stato gravemente danneggiato l'istituto Palmieri.
Nel quadro della mobilitazione nel mondo della scuola sono scesi in campo anche gli allievi dei Conservatori e delle Accademie di belle arti. Secondo il coordinamento si tratta di circa 10 mila ragazzi che accusano la Moratti di «aver messo in discussione — come ha spiegato Francesco Borrelli presidente della Confederazione — la parificazione del titolo delle Accademie e dei Conservatori con la laurea».
Infine, sul fronte politico, un'interrogazione di Rifondazione è stata presentata al ministro dell'Interno Scajola per chiarire «in base a quali motivazioni è stato predisposto l'intervento delle forze dell'ordine» che hanno sgomberato istituti scolastici occupati dagli studenti «in una pacifica quanto legittima forma di protesta contro la riforma della scuola annunciata dal governo».
L'apice
La protesta giovanile dovrebbe conoscere poi il suo apice il 19 e il 20 dicembre, date fissate dal ministro Moratti per la convocazione degli stati generali dell'Istruzione. Una sorta di summit complessivo al quale dovrebbero prendere parti tutti gli operatori della scuola per confrontarsi sulla riforma Bertagna, dal nome dell'esperto che ha elaborato il progetto per conto del ministero. Per quei giorni le organizzazioni giovanili stanno preparando manifestazioni alternative per dire il loro no al progetto di revisione che, tra l'altro, prevede l'obbligo scolastico fino a 18 anni.

di Silvia Mastrantonio