Gli istituti privati vogliono sostituire l'università
Lauree in svendita

di Paolo Bertinetti

Diversi anni fa la consorteria delle scuole private di lingue (le scuolette, non le istituzioni benemerite e qualificate come il Centre Culturel o il Goethe Institut) ottenne la possibilità di aprire corsi di diploma per traduttori in quelle Regioni dove c’era un vuoto di iniziativa dell’Università. Decisione sbagliata. Ma almeno si trattava di diplomi.

Ora il Ministero e il suo organo consultivo (il CUN) si apprestano ad attivare una Commissione, regolarmente prevista dal codicillo di una legge, per valutare l’idoneità di circa un centinaio di scuole private a rilasciare la Laurea in Lingue. Il punto non è valutare quale è idonea e quale non lo è. Il punto è che nessuna può essere idonea, perché la laurea può e deve darla solo l’Università.

Se si cede su questo punto, si cede su tutto: perché dopo potrà toccare a legge, a psicologia, a economia. Se l’argomento a favore è che si tratta soltanto di una laurea triennale, che consente di presentarsi sul mercato del lavoro con una preparazione di base è ovvio liquidarlo rispondendo che se le varie scuole la preparazione di base sono in grado di fornirla, la forniscano pure: deciderà il suddetto mercato, senza bisogno del titolo di laureato. Se mancano attori, ad esempio, nascano pure cento scuole di arte drammatica: quelli bravi otterranno una scrittura perché sono bravi, non perché sono «dottori» in recitazione.

Una laurea è rilasciata dall’Università, cioè da una istituzione (che può anche non essere statale) i cui docenti sono professori universitari, la garanzia delle cui qualità sta nella severità della selezione che è stata operata tra i più preparati dei laureati. E gli altri bravi laureati che non sono entrati nell’Università, sono diventati, tramite concorso, i migliori insegnanti della scuola statale. Chi è rimasto per insegnare nelle scuolette di lingue? E a questo personale, spesso raccogliticcio, dovrebbe essere affidato il compito di dare una laurea, in un Paese dove la laurea ha valore legale?

Per decenni la cultura italiana è stata sorda alle necessità di conoscere le lingue straniere. Ma ora finalmente ci sono Facoltà di Lingue o Corsi di Laurea in Lingue presso Facoltà di Lettere in tutte le regioni italiane. E’ a loro che spetta il compito di colmare il deficit culturale: non ai commercianti di titoli di studio.
Se si vuole che, un gran numero di italiani sappia davvero parlare una lingua straniera, due sono le cose da fare.

La prima è aumentare il numero di ore dedicato all’insegnamento linguistico nelle scuole. La seconda è quella di migliorare la qualità media degli insegnanti di lingue, che si formano nelle SIS, la Scuola di Specializzazione universitaria al termine della laurea quadriennale. In futuro - e questo è un punto su cui concordano Presidi di Lingue e Commissione Ministeriale apposita – in un nuovo tipo di SIS, che si collocherà all’interno della laurea specialistica.

Rispetto a questo compito le scuolette private non hanno alcun ruolo da svolgere. Se davvero sono in grado di fornire una buona preparazione linguistica, lo facciano. Senza la pretesa di laureare nessuno, come invece pretendono per attirare potenziali studenti grazie allo specchietto per le allodole del titolo di «dottò».

Presidente della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Lingue