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Aut-Aut, idee controcorrente
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1. Aut-Aut, idee controcorrente
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da Il Corriere della Sera
Mercoledì, 28 Novembre 2001

ELZEVIRO I cinquant’anni della rivista
Aut-Aut, idee controcorrente

di GILLO DORFLES


Che una rivista filosofica - sia pur interessata anche alle lettere, alle arti, e alle «scienze umane» - abbia raggiunto (e superato) il mezzo secolo, è certo sorprendente e del tutto insolito. E lo è tanto più tenendo conto che Aut Aut , la rivista fondata nel 1951 da Enzo Paci (a cui sarà dedicato un incontro dal titolo «1951-2001. Cinquant’anni di Aut Aut » domani 29 novembre, alle 15, nella Sala di Rappresentanza dell'Università degli Studi di Milano), è stata sin dall’inizio non allineata alle strettoie e pastoie del pensiero filosofico coevo. L’iniziativa di Paci - allora cattedratico di Teoretica alla Statale di Milano - era dunque, già in partenza, molto audace, e poteva essere considerata come una sorta di insubordinazione al pensiero dominante. Tanto più quando Paci mi propose di collaborare con lui in veste di «redattore capo», anzi di unico redattore, della rivista. Del resto, già con questa scelta, Paci dava prova del suo «coraggio culturale»: la mia presenza, allora ancora lontana dall’ambito universitario, costituiva un’ulteriore remora per l’accettazione della rivista da parte della morta gora nella quale si dibatteva il pensiero filosofico milanese. E, infatti, sin dai primissimi numeri, i nomi che, tanto Paci in campo filosofico, quanto chi scrive in quello estetico-critico proponemmo, dicevano chiaramente quale fosse l’indirizzo assunto dalla pubblicazione. La quale, non a caso, aveva «rubato» a Kierkegaard il suo «Enter Eller» per sottolineare quella che avrebbe dovuto rivelarsi come una contrapposizione o una scelta tra marxismo e idealismo, tra esistenzialismo e fenomenologia, partendo soprattutto dall’opera (allora prediletta da Paci) di Husserl. E, in questa nota, accennerò soltanto ad alcuni dei dati di cui sono stato responsabile, fino all’ampliamento del comitato di redazione avvenuto nel ’57 e poi seguito dal lungo periodo quando (dopo la scomparsa di Paci nel ’76) toccò a P. A. Rovatti, uno dei suoi più illuminati allievi, guidare la rivista (divenuta più spiccatamente filosofica) fino ai nostri giorni. Mi limiterò, comunque a precisare come l’indirizzo fenomenologico allora difeso da Paci indispettisse molti ben pensanti dell’accademismo nostrano ancora legati all’idealismo crociano e gentiliano.
La nascita di Aut Aut (che all’inizio si valeva come redazione dell’abitazione stessa del filosofo in via Soperga) avvenne dopo un serrato dibattito con chi scrive e con l’approvazione di Paci di far collaborare al tempo stesso gli studiosi da lui preferiti (da Ricoeur, a Semerari, da Charles Morris a Buzzati Traverso, da Luciano Anceschi a Geymonat, da Ernesto Grassi a Ernesto De Martino, ecc.) e gli storici dell’arte, gli artisti, gli estetologi che mi parevano più idonei e criticamente rilevanti. Fu così che sin dai primi numeri, apparvero scritti di musicisti come Dallapiccola, Niccolò Castiglioni, Leibowitz; di estetologi come Herbert Read, Gombrich, Max Bense; di poeti come Gottfried Benn, Cecil Day Lewis; di critici come Clement Greenberg, Hodin, Thomas Munro, ecc. Molti dei quali allora quasi sconosciuti in Italia e di cui solo molto più tardi sarebbero state tradotte le opere. Ma non si dimentichi come, anche da parte dello stesso Paci, venissero invitati parecchi letterati come Ungaretti, Butor, Sartre, Raboni, Scalia, Sanguineti e vorrei almeno ricordare come, a proposito di Ungaretti e del Nouveau Roman , Paci abbia avuto parole di grande ammirazione ma anche di severa critica.
Prima, tuttavia, di chiudere questo breve ricordo d’un’epoca piena di fermenti, di contrasti e di alternative, vorrei ancora accennare a un elemento, apparentemente del tutto estrinseco eppure quanto mai significativo: la veste grafica di Aut Aut . Fu Max Huber, uno dei più vivaci e originali grafici svizzeri (allora trapiantato a Milano), a inventare quella copertina che continua ancora oggi - col suo colore rosso acceso e i caratteri bodoniani in nero - a costituire una «bandiera» immediatamente riconoscibile e forse un motivo della sua semicentenaria vitalità.


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Date: 28 Nov, 2001 on 12:54
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