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Lo sciopero generale ora è più vicino
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1. Lo sciopero generale ora è più vicino
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da La Stampa
Martedì, 27 Novembre 2001

Lo sciopero generale ora è più vicino
Oggi i sindacati decidono, lo scontro parte dagli statali

ROMA Un gesto di cortesia. Ma nulla di più. Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi accoglie così Sergio Cofferati, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti. Ai segretari della Cgil, della Cisl e della Uil si limita infatti a dire di comprendere le loro ragioni sulle tutele contro i licenziamenti immotivati: «Vi capisco ma voi dovete capire noi» mette le mani avanti il premier. Nella sala degli Arazzi a Palazzo Chigi, poco dopo le venti, cala subito il gelo. La premessa di Berlusconi non può che avere un risultato: «Non è possibile cominciare con una marcia indietro» annuncia il premier. E´ con queste parole che rende nota, nell´incontro con i sindacati, la decisione di non accogliere la richiesta delle tre confederazioni di mettere nel cassetto l´annunciata modifica dell´articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Il governo conferma invece che in alcuni casi, per i licenziamenti riconosciuti dalla magistratura senza giusta causa, è previsto solo un risarcimento e non più il reintegro. In pochi secondi svaniscono le voci su una possibile mediazione. In pochi secondi vengono cancellate le soluzioni alternative al centro per tutta la giornata di voci incontrollate. E l´ipotesi di sciopero generale si fa più concreta: decideranno oggi i direttivi delle tre confederazioni. Berlusconi ha scelto quindi di rompere con i sindacati, irritandoli, incurante della minaccia di una nuova ondata di scontri sociali estesi anche alla dirompente questione del rinnovo del contratto del pubblico impiego, settore questo destinato a fare da battistrada alla protesta. Una rottura, dunque, anche se il presidente del consiglio a Cofferati, Pezzotta e Angeletti garantisce che non avrebbe voluto imboccare questa strada: «Ci tengo moltissimo, con il massimo della volontà, a fare le cose insieme» dichiara il presidente del consiglio. Ma altro che collaborazione! Ora i sindacati sono sulle barricate, lamentando di aver messo in guardia sulle conseguenze della mancata marcia indietro. Cofferati, Pezzotta e Angeletti non hanno più nemmeno molto da dire. Avevano detto e ripetuto che per loro l´intervento sull´articolo 18 andava cestinato e basta. Nella sala degli Arazzi i tre leader sindacali non fanno altro che ripetere le motivazioni contrarie alle deroghe (sperimentali per quattro anni) al reintegro. Illustrano il loro no, sfruttando la rinuncia del ministro del lavoro e delle politiche sociali Roberto Maroni a rispondere all´insolita richiesta di Berlusconi di spiegare le ragioni della modifica allo statuto dei lavoratori. Ma ormai c´è poco tempo per le spiegazioni. Si consuma lo strappo. Sabato a una manifestazione delle Acli a Verona, Maroni aveva detto di sentirsi tra l´incudine e il martello, cioè stretto tra le pressioni sindacali e quelle della Confindustria. Per l´articolo 18 ha respinto le sollecitazioni della Cgil, della Cisl e della Uil. Ed è andato incontro parzialmente alle tesi della Confindustria che chiedeva una modifica molto più netta. L´intervento deciso «è il minimo che si può fare per aumentare la flessibilità del mercato del lavoro» fa sapere poche ore prima dell´appuntamento fra governo e sindacati il consigliere per le relazioni industriali della Confindustria Guidalberto Guidi. Ma il sindacato promette battaglia e ora il passo verso lo sciopero generale è davvero breve: «Questa prospettiva - ha annunciato Angeletti al termine dell´incontro con Berlusconi- ora è più vicina, il governo ci ha fornito solo argomentazioni politiche». Sulle pensioni invece il governo sembrava più in sintonia con i sindacati dopo la bocciatura da parte della Confindustria della riforma progettata da Maroni. Ma è possibile scindere la questione mercato del lavoro (di cui l´articolo 18 è solo un punto) dalla questione pensioni? In realtà i diversi temi sono legati. E a Palazzo Chigi affiorano tutti i problemi. Berlusconi si dichiara indisponibile anche alle richieste sindacali per il rinnovo del contratto di lavoro del pubblico impiego: non ci sono le risorse necessarie. Il premier fa presente infatti che è indispensabile un attento controllo della spesa pubblica: «Stiamo a guardare la lira in maniera pazzesca» dice. E così chiude il portafoglio oltre che il dialogo con i sindacati. Parole secche. Scelte precise. Berlusconi dà la sensazione di aver misurato bene i suoi passi. Tuttavia ai sindacati confida di non aver potuto approfondire tutte le questioni dell´economia: «Ho avuto poco tempo». E poi precisa alludendo all´incontro a pranzo con il presidente della commissione europea Romano Prodi e a tutti gli impegni legati alla guerra in Afghanistan: «Le questioni internazionali mi hanno occupato molto». Ma ora il capo del governo deve fare i conti con l´aspra reazione delle tre confederazioni.

Roberto Ippolito


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Date: 27 Nov, 2001 on 09:18
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