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1. Scuola, il laboratorio dell’autonomia
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da Il Corriere della Sera
Lunedì 29 Ottobre 2001

Scuola, il laboratorio dell’autonomia

Corsi d’avanguardia, istituti-aziende ma anche proteste. E i presidi: vogliamo più fondi e potere


ROMA - Sta accadendo di tutto. A Torino è scomparso il quadrimestre. A Ravenna alunni di 10 anni sono diventati insegnanti. A Caltagirone docenti in pensione sono stati richiamati in classe. Sta accadendo di tutto, e siamo ancora solo all’inizio. Il preside ha la carta di credito della scuola, ma non gli basta: vuole un budget più grande e niente vincoli alle capacità di spesa. Può, in piccola parte, remunerare i docenti migliori, ma è ancora troppo poco: vuole anche licenziare gli insegnanti che non rendono. Ha appena incassato un milione e 300 mila lire lorde di aumento, ma non è soddisfatto: esige più potere, suggerisce di privatizzare i bidelli, reclama un ruolo da vero dirigente. Il grande laboratorio dell’autonomia scolastica scoppia di progetti e offre centinaia di rivendicazioni. E’ morta la vecchia circolare ministeriale: la scuola si è sganciata da Roma, si è reinventata aggrappandosi al territorio.
Il corso antibullismo si è affiancato alle materie tradizionali, lo stage all’estero - persino nel club Mediterranée - è ormai una consuetudine, la cultura d’impresa si apprende sul campo. Centinaia di scuole sono aziende virtuali, e al Pesenti di Bergamo fanno sul serio: i futuri enologi producono un vino squisito, lo vendono sul mercato, collaborano con i carabinieri dei Nas.
C’era una volta la scuola clonata all’infinito, sempre uguale a se stessa. La differenza era nel passaparola sulla bravura dei docenti. Oggi la «fama» di un istituto si alimenta fra le pieghe di un bilancio ricco, i genitori annusano i progetti e la migliore didattica. Ogni scuola concorre con le altre, la corsa alla qualità ricalca modelli di certificazione aziendali (alcuni istituti ostentano il marchio dell’Iso 9001).
Ma tanto fervore ha un prezzo e sconta difficoltà. Il preside, oggi dirigente scolastico, è responsabile di una trasformazione sofferta. Gestisce migliaia di persone, ma non può premiare i docenti che lo meritano: «E i docenti migliori alla fine si stancano. Ci hanno dato la bicicletta, ci hanno detto di pedalare, ma non abbiamo la pompa per gonfiare le ruote», riassume Marco Masuelli, Istituto professionale Giulio di Torino . Molto, moltissimo, dipende dall’entusiasmo di un manipolo di insegnanti, ed è quindi forte il bisogno di strumenti più efficaci: «In Germania licenziano chi non sa insegnare. Non è una provocazione, dovremmo poterlo fare anche noi», rivendica Graziano Melzani, liceo pedagogico Gambara di Brescia .


DIRIGENTI DIMEZZATI - Roma , quartiere Centocelle, media San Benedetto. I genitori danno i voti alla scuola, con questionari anonimi. Ma i soldi scarseggiano: «Pochi e sempre in ritardo di un anno», si lamenta il dirigente Antonino Titone. E quando arrivano non è facile spenderli: «Abbiamo libertà di spesa entro i quattro milioni, ma sopra questa soglia dobbiamo coinvolgere il consiglio d’istituto - protesta Roberto Proietto, liceo scientifico Bottoni di Milano -. Sono responsabile della gestione, ma anche per comprare tre computer devo chiedere il permesso. Come un sindaco senza giunta, dipendente sempre dal consiglio comunale. Gli organi collegiali devono essere riformati, altrimenti l’autonomia non decollerà mai e il preside resterà un dirigente dimezzato».
Gli fa eco Sonia Campetti, istituto Maxwell, provincia di Torino : «Ho la libertà di acquistare beni e servizi, ma non quella di crearmi una squadra all’altezza. Ho abolito il quadrimestre, ma non posso delegare nulla».
CERTIFICATO DI QUALITA’ - A Sassari la scuola media Pasquale Tola è un miniconservatorio, dispone di un’orchestra, organizza corsi di regia televisiva. Una fatica immane, spiega il dirigente Luigi Galluppi, se «non ho la possibilità di sanzionare chi non lavora». Manca la valutazione dei docenti, si fa strada timidamente quella delle scuole. Imitando le aziende alcune si promuovono con la certificazione di qualità: la Costa di Ciriè è stata la prima media ad ottenere l’Iso 9001, garanzia di un buon sistema di gestione: «Un optional, ma che serve a dare una scossa al sistema», dice l’ex preside Vito Infante. Altre scelgono la strada dell’autovalutazione: la Gregorio Russo di Palermo gestisce indicatori di qualità di 60 scuole, li confronta, sostiene un costo (ogni scuola contribuisce con 300 mila lire), promuove una classifica annuale che stimola gli istituti indicando a ognuno punti di forza e di debolezza.


L'ECCELLENZA - La possibilità di rimodulare i programmi ha prodotto casi di avanguardia. Massa Carrara , liceo Pellegrino Rossi. Una full immersion nella cultura della Grecia antica precede l’inizio delle lezioni di greco, che a loro volta anticipano lo studio del latino. Il tecnico industriale Faraday di Ostia ha spostato tre materie al solo secondo quadrimestre e i promossi sono saliti dal 57% al 71%. A Russi, in provincia di Ravenna , gli alunni di V elementare seguono un laboratorio di lettura animata, poi diventano tutor dei bimbi della materna, iniziandoli alla comprensione del racconto e all’amore per i libri. Nella media Narbone di Caltagirone (Catania) docenti in pensione tornano in classe per 4 ore alla settimana, per insegnare sviluppo della memoria e della concentrazione. E a Ferrara il liceo classico Ariosto, fino a ieri sinonimo di tradizione, è diventato un simbolo di autonomia realizzata: cinque indirizzi di studio e una cooperativa di ex diplomati pronta a gestire l’antica biblioteca. Altro che rosa rosae replicato all’infinito. «Ma adesso siamo preoccupati», si presenta Giancarlo Mori, 57 anni, preside da 12. Contro l’articolo della Finanziaria che prolunga l’orario dei docenti ha scritto una lettera-appello al ministro, firmata da tutti i professori: «Speriamo che ci ascolti. Altrimenti non avremo più tempo per i progetti e anni di lavoro delle scuole d’avanguardia saranno azzerati».


INCENTIVI - Figli dell’autonomia anche i diplomandi dello scientifico Majorana di Mola di Bari , partito nel ’97 con la sperimentazione voluta da Berlinguer. «La riforma ha fatto affiorare quello che tanti facevano già, ma ora abbiamo le spalle coperte» chiarisce il preside Antonio Di Tollo, 46 anni, e guai a chiamarlo manager. Risultati: tutoring, linguaggio multimediale e un’area della civiltà latina, Plauto in classe ma anche sul palcoscenico. Un concorso di scrittura e un laboratorio di lettura animato da Dacia Maraini, Igor Man, Corrado Augias. Richieste per il futuro: autogestione dei servizi e incentivi reali a chi lavora di più (i 3 milioni lordi a chi ha incarichi particolari sono giudicati irrisori). «Se le pulizie fossero assegnate a noi - sogna Di Tollo - potremmo risparmiare e reinvestire in progettazione. Scegliersi i docenti? Utopia. Non tutti i presidi sono in grado di farlo». La direttrice della Pacifici di Villa Adriana , a Tivoli , Stefania Viozzi, ha ideato un laboratorio archeologico, aperto uno sportello fiscale ed esportato il «suo» corso antibullismo, ma ha visto la flessibilità naufragare per una banale questione di orari dello scuola-bus. L’istituto Irnerio, alle porte di Bologna , ha prodotto un musical di successo, eppure il preside, Giovanni Schiavone, denuncia trasferimenti facili e carenza di fondi.


POCHI FONDI - Conflitti e frustrazioni sono in agguato. «La selezione dei progetti mortifica i docenti» conferma Stefania Valentini, 23 anni di direzione, ora al 178° circolo didattico di Roma : tre teatri, ma neanche il tavolo per le riunioni. E per ripulire il giardino ha cercato fondi via web. «La scuola non ha mercato. Viviamo di tagli e donazioni. I genitori vogliono l’inglese già dalla materna, la musica, l’informatica...». Dall’altra parte della capitale la media Majorana, unica con un collegio docenti aperto al pubblico. Il preside Mario Rusconi, numero due dell’Anp e autore di un manuale per l’uso dell’autonomia, fa incetta di premi. Grazie ai genitori: 673 famiglie che versano 60 mila lire l’anno per decine di iniziative, incluse lezioni di piano con concertisti di fama e la collaborazione col nobel Rita Levi Montalcini. Un successo. Tanto che le banche gareggiano per sovvenzionare il logo, nihil difficile volenti , e le famiglie affittano bus privati pur di mandare i figli alla Majorana. «E lo Stato non dà che briciole», sospira Rusconi.


SCUOLE AZIENDA - Ma c’è anche chi fattura miliardi, magari vendendo formaggi col marchio dell’istituto. Il San Benedetto di Latina è un vero e proprio campus, 45 ettari, 38 classi, 115 docenti e sei quintali di latte lavorato al giorno in stretto contatto con aziende come Francia, Pettinicchio, Bayer. «Gli sponsor mettono qualche decina di milioni, ma il grosso lo facciamo da soli», racconta il preside-imprenditore con alloggio (a pagamento) nell’istituto. Che stress, ma in tre anni il «buco» di 170 milioni è diventato un attivo di 75. Quanto alla riforma... «Troppi paletti amministrativi, ero più autonomo prima - provoca Giuseppe Gabrielli -. Se si rompe il trattore non posso aspettare il consiglio d’istituto». Non sono poche le scuole-azienda che hanno stretto legami col mondo del lavoro. «L’impresa è il nostro cliente», dice Giovanni Amato del Pesenti di Bergamo , che ha aperto un’agenzia di collocamento in istituto. L’Enrico Fermi di Pieve di Cadore (Belluno), che forma ottici per le aziende della zona, conta 650 alunni e 4 offerte di lavoro per diplomato. E il preside Gerardo Cavaliero già pensa di intitolare aule e istituti ai manager della vallata. In cambio di fondi, naturalmente.

Marco Galluzzo


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Date: 29 Oct, 2001 on 09:03
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