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Troppi errori e omissioni non adotterò mai quel testo
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da Il Mattino di Padova
Mercoledì, 24 Ottobre 2001

Troppi errori e omissioni non adotterò mai quel testo
Professor Sergio Bergami Docente alla scuola media «Petrarca» Padova

Ho avuto modo di dare una rapida scorsa al libro «Noi Veneti» del professor M. Cortelazzo recensito dal mattino nel numero di sabato 20 ottobre. Un libro di testo deve essere rigoroso nei contenuti ed adatto agli studenti a cui si rivolge. Mentre questo secondo aspetto a mio avviso è complessivamente riuscito, la prima parte, quella storica denuncia vistose carenze. Nella prima riga della prima pagina si parla della mitica venuta dei veneti fuggiti dalle rovine di Troia nel Veneto collocandola nel 900 a.C. quando tutti sanno che proprio secondo quel mito Padova fu fondata da Antenore nel 1184, cioè ben tre secoli prima. A pagina 24, quando si parla della caduta delle città di terraferma sotto il dominio di Venezia, è sbagliata la sequenza di questa conquista perché Padova fu la penultima città a essere conquistata e non la prima. Purtroppo quando si passa alla storia contemporanea gli errori si infittiscono in gravità e quantità. A pagina 34 si parla dell'esercito austro-ungarico in un periodo precedente il 1867 cioè quando la monarchia era ancora semplicemente austriaca. Ma il più clamoroso è quello a pagina 36 quando vengono confuse la seconda e la terza guerra di Indipendenza: con la terza Guerra di Indipendenza il Veneto passò sì all'Italia, dopo che l'Austria lo aveva ceduto a Napoleone III, ma l'Austria lo cedette perché era stata sconfitta dai Prussiani e non dai Franco-piemontesi.
C'è poi un altro vistosissimo errore che riguarda la I Guerra mondiale, che così profondi e ancor vivi ricordi ha lasciato sul territorio della nostra regione: la spedizione punitiva viene confusa con l'offensiva che portò alla rotta di Caporetto nel 1917, mentre la «Strafexpedition» si sviluppò nel 1916 nel Trentino e nel Veneto. E nell'ultima riga della parte storica si parla di un Veneto alle soglie del Tremila: non mi ero accorto che il Veneto fosse così avanti!

Spesso l'identità di un popolo si forma o si consolida nelle disgrazie, che diventano momenti collettivi di lutto e che creano, anche involontariamente, senso di appartenenza. Per questo nell'ultima parte, quella sul Veneto del secondo dopoguerra, un cenno alle due grandi catastrofi che hanno colpito questa nostra sfortunata regione - l'alluvione del Polesine nel 1951 e il disastro del Vajont del 1963 - sarebbe stato, a mio parere, doveroso.
E se si fosse fatto qualche cenno anche alla tradizione artistica presente nel Veneto sarebbe stata una scelta quanto mai opportuna.
Mi chiedo come mai sia stato possibile produrre un testo così debole. L'assessore regionale Ermanno Serrajotto, oltre a firmare presentazione, ha letto il libro? E non si è accorto di nulla?
Hanno purtroppo ragione a chiamarci «polentoni» se quando cerchiamo di produrre un libro di testo sulla nostra identità, operazione che aveva una sua dignità, novità e originalità, i risultati sono così scadenti. Non adotterò mai un testo così infarcito di errori ed omissioni: la storia ha una sua dura fattualità che - al di là delle interpretazioni - non può essere stravolta.


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Date: 24 Oct, 2001 on 19:27
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