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Gli insegnanti di Cl lasciano il sindacato
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da La Stampa
Mercoledì 17 Ottobre 2001

Gli insegnanti di Cl lasciano il sindacato
In 10 mila contro lo sciopero, chiedono un ordine professionale

Raffaello Masci

ROMA Una bomba sindacale sta per scoppiare nel mondo della scuola. Diecimila insegnanti legati all’esperienza di Comunione e Liberazione, finora iscritti ai sindacati confederali, e soprattutto alla Cisl-scuola, lasceranno questa militanza.
I risultati di questa operazione sarebbero due: uno di breve periodo che comporterebbe una frattura nel sindacato tradizionale della scuola con possibile conseguenze sullo sciopero annunciato da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, che venerdì stesso potrebbe essere (o non essere) confermato. L’altro di più vasto respiro, che porterebbe a configurare un nuovo soggetto nella vita della scuola, impegnato però a tutelare e promuovere il lavoro specifico dell’insegnante, sull’esempio più di un Ordine professionale che non di un raggruppamento sindacale.
A governare questa iniziativa c’è il Dipartimento scuola di Comunione e Liberazione e della Compagnia delle Opere, presieduto da Giuseppe Meroni.
«All’interno degli attuali sindacati - spiega Meroni - noi ci sentiamo trattati come persone in condizione di minorità mentale, indotte a fare scelte e a condurre battaglie su questioni inesistenti o che non ci riguardano come docenti. Per esempio la vertenza sull’orario di lavoro (18 ore innalzabili a 24 con gli straordinari) è una cosa che c’era già nel contratto. E inoltre l’inserimento sotto la generica voce di comparto scuola" del personale amministrativo (Ata) ci sembra che snaturi la specificità della professione docente equiparandola alla massa degli impiegati dello Stato, senza nessuna specificità per il ruolo formativo ed educativo che la caratterizza».
Cl, dunque, lamenta proprio quella burocratizzazione del lavoro docente contro cui la stessa ministra Moratti intende battersi, come annunciato nel discorso tenuto in luglio davanti alla commissione Cultura della Camera.
Ma non c’è il rischio che nasca comunque l’ennesimo sindacatino della scuola? «Per nulla affatto - continua Meroni - noi non vogliamo stare a dirimere questioni meramente organizzative, funzionali e in ultima istanza burocratiche. Noi crediamo che il mestiere di insegnare sia una delle professioni di più alta rilevanza civile e umana e che si debba puntare sulla difesa di questo lavoro, sui suoi contenuti, sulla sua qualità. Noi vogliamo essere una sorta di Ordine professionale e non la voce di un comparto del pubblico impiego, come invece stanno diventando i sindacati confederali e anche gli altri. Per questo venerdì annunceremo la nostra uscita dalla triplice».
Il nuovo soggetto della vita della scuola, per ora è una associazione «matrice» denominata «Didattica e innovazione scolastica», ma da questa costola dovrebbero poi nascere decine di associazioni autonome su base territoriale che si coordinerebbero in un organismo nazionale, e sarà quest’ultimo a costituire l’interfaccia tra i docenti e il ministero sulle questioni dell’insegnamento, «lasciando da parte tutte le altre categorie dei lavoratori della scuola, pure fondamentali, ma che svolgono una professione del tutto inassimilabile a quella docente».
Venerdì 19 sarà dunque una giornata fatidica per la vita del corpo docente italiano, infatti, mentre l’esercito dei 10 mila professori ciellini dirà addio a Cgil, Cisl e Uil, questi stessi sindacati - insieme a Snals e Gilda - staranno in riunione col ministro per decidere se confermare lo sciopero oppure se accettare le proposte di mediazione che la signora Moratti proporrà loro sulle questione aperte della legge Finanziaria.
Nelle medesime ore (e nel medesimo luogo, il ministero di viale Trastevere) i docenti aderenti ad Unicobas terranno una manifestazione con successivo corteo.


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Date: 17 Oct, 2001 on 13:07
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