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La Buchmesse non si arrende alla paura
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1. La Buchmesse non si arrende alla paura
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da La Repubblica
Mercoledì, 10 Ottobre 2001

La Buchmesse non si arrende alla paura
Si è aperta la fiera di Francoforte

SUSANNA NIRENSTEIN

Gli uomini della sicurezza sono raddoppiati, il padiglione che ospita gli editori americani, gli israeliani, gli inglesi, per essere protetto a dovere, è in fondo, in fondo a questa enorme città del libro costruita dalla Buchmesse di Francoforte su più di 75.000 metri quadri e gli organizzatori assicurano che il pubblico (l'anno scorso ci sono stati 302.897 visitatori) sarà passato al setaccio, borsa per borsa, e se ne scusano fin da ora.
Si è inaugurata all'insegna della tragedia newyorkese dell' 11 settembre la più grande fiera libraria del mondo. Dell' 11 settembre e dell'attacco «non solo a migliaia di innocenti, ma alla civiltà» dice ai giornalisti il direttore della Book Fair Lorenzo Rudolf, senza però mai citare, stranamente, la «guerra» appena iniziata. Anche se è proprio per definire la forma della partecipazione tedesca al conflitto che il primo cancelliere Schroeder è volato lunedì sera a Washington e non ha quindi partecipato, come era invece previsto, alla cerimonia del pomeriggio.
C'era una lunghissima fila da fare, metal detector dappertutto, controlli molto rigorosi, prima di arrivare alla sala gremita di folla dove si è svolta la cerimonia d'inaugurazione. La situazione internazionale comunque non ha cambiato più di tanto l'assetto della Buchmesse che apre al pubblico oggi per chiudere i battenti il 15 ottobre. Innanzitutto gli editori americani sono venuti ugualmente in massa: sono 771 su un totale di 6.661, e solo 31 hanno cancellato la prenotazione, così come hanno rinunciato al loro stand soltanto sei case editrici inglesi sulle 884 che invece saranno qui. In tutto sono 54 le assenze dovute alla tensione internazionale, tra cui una giapponese e una di un paese islamico non meglio specificato dal direttore.
Per Rudolf si è voluto testimoniare di non arrendersi alla paura («non permetteremo a nessuno di dirci quando e come condurre i nostri business, scambiarci idee e punti di vista») e confermare piuttosto «l'appartenenza al sistema di valori che la Fiera rappresenta, la libertà di espressione e l'incontro tra le più diverse culture». E, in effetti, se si guardano i paesi partecipanti (76 contro i 78 dell'anno scorso, con 6.661 espositori) è difficile pensare a un melting pot più ricco e aperto: vi troviamo dall'Albania all'Angola, dall'Estonia alla Mongolia, da Haiti allo Sri Lanka, dall'Egitto all'Uzbekistan... Quest'anno per la prima volta si sono registrati cinque editori indipendenti della Repubblica Popolare Cinese.
La Buchmesse dunque va, gigantesca, infinita, con i suoi chilometri di corridoi, tapirulant, scale mobili da percorrere tra i padiglioni, anche se quest'anno risentirà dell'atmosfera, avverte il direttore Rudolf, e eliminerà qualche festa e qualche sfoggio di mondanità e dedicherà invece alcuni incontri a temi più scottanti, come la censura di stato o il controllo religioso sull'editoria nel mondo arabo.
Paese ospite d'onore della 53esima edizione, come abbiamo detto nei giorni scorsi, la Grecia. Il suo presidente, Costantinos Stephanopoulos ha preso la parola durante l'inaugurazione. Il padiglione greco ormai è quasi pronto: intitolato a Itaca, il percorso circolare cosparso di poesia, narrativa, saggistica, ci porta dai modelli delle navi che solcavano le acque ai tempi di Ulisse, fino all'arte contemporanea, anche questa attraversata, come fosse il filo rosso dell'identità ellenica, dal mare protagonista assoluto di fotografie, videoarte, istallazioni.
Gli altri spazi, ancora ieri, erano nel caos più assoluto: da quello dedicato ai media elettronici usciva solo un rock a tutto volume, mentre gli stand erano tutti da montare. Eppure l'editoria elettronica rappresenta, oltre al filone di incontri sulla crimefiction che inizierà oggi, uno dei punti topici della Buchmesse. E questo anche se il settore è chiaramente in crisi: basterà dire che quest'anno ci saranno duecento espositori, un terzo circa in meno del Duemila. Anche se il dato compensato dal fatto che gli editori che offrono pubblicazioni elettroniche sono 2.230, ovvero un terzo dei partecipanti (nel 2000 erano un quarto), i problemi sono sotto gli occhi di tutti.
Certo non li ha nascosti Hubertus Schenkel nella conferenza stampa di apertura, parlando di una drastica caduta dei prezzi del nuovo mercato: «abbiamo investito moltissimo e non ci è tornato indietro quasi niente». La paura però, anche qui, non deve fermare nessuno, almeno secondo Schenkel: «con le nuove tecnologie lo sviluppo passa attraverso una prima fase di eccitazione e di lancio, una seconda di pura frustrazione, una terza di messa a punto del prodotto, una quarta di vendita».
Oggi, è evidente, siamo nella fase frustrante: i cd rom non piacciono, i manuali neppure, la pubblicità su Internet non funziona, e i consumatori non sono abituati a pagare per quello che la rete gli offre, gli e.book non trovano mercato. Il segreto per Schenkel sta nello studio attento del possibile fruitore e nell'aggiustamento del prodotto ai suoi bisogni restando fiduciosi del fatto che Internet, e il computer, sono diventati mezzi di comunicazione di massa.

Date: 10 Oct, 2001 on 12:07
La Buchmesse non si arrende alla paura
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