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Italia, via al primo censimento multietnico
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1. Italia, via al primo censimento multietnico
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da Il Corriere della Sera
Mercoledì, 10 Ottobre 2001

L’Istat vuole scoprire come è cambiato il Paese negli ultimi 10 anni. Il fenomeno della mobilità: 2,5 milioni lavorano in un’altra città

Italia, via al primo censimento multietnico

Da domani all’opera 100 mila rilevatori. Questionari in dodici lingue distribuiti casa per casa


ROMA - Da domani 100 mila rilevatori tra impiegati comunali e studenti universitari reclutati dall’Istat busseranno alle porte degli italiani per il 14° censimento generale della popolazione, un’operazione che nei Paesi avanzati si fa ogni dieci anni. L’ultimo censimento risale al 1991 e da allora i cambiamenti intervenuti nella società sono profondissimi, dieci anni di oggi in termini di mutamento equivalgono a 30 di una volta. Nel ’91 a Palazzo Chigi c’era Giulio Andreotti, la sinistra era guidata da Achille Occhetto, la Lega Lombarda cominciava ad imporsi nelle amministrative ma, soprattutto, sulle coste pugliesi c’erano i primi massicci sbarchi di albanesi. Gli stranieri residenti in Italia erano solo 356 mila. Quasi nessuno in Italia, eccezion fatta per le casalinghe, lavorava in casa. E, considerazione tutt’altro che secondaria, dieci anni fa il tema «sicurezza» non rappresentava un’emergenza. Si apriva la porta di casa più liberamente di quanto avvenga nell’anno di grazia 2001. E si dovrà, invece, fare per il censimento.

PENDOLARI - Rispetto alle mille rilevazioni che ogni giorno vengono pubblicizzate il censimento ha un grande vantaggio: è universale e non si basa solo su un campione. Uno dei temi che focalizza è il pendolarismo. Grazie ai dati che saranno ricavati dai questionari diffusi nei prossimi giorni, si potrà disporre di informazioni per capire quanti sono i lavoratori che ogni mattina si spostano dal luogo di residenza, quanto tempo impiegano a raggiungerlo e quali mezzi di trasporto usano. Più in generale, all’Istat sottolineano come il «grande» censimento serva a mettere a fuoco il rapporto tra il cittadino e il territorio dove vive. Con quei dati si può sapere dove vivono (addirittura fino al dettaglio del quartiere), le classi più disagiate, i lavoratori «poveri» o i pensionati al minimo. Si possono fotografare le trasformazioni socio-economiche: le tante Sesto S. Giovanni che non sono più operaie, come i nuovi distretti industriali della Puglia. A che serve tutto ciò? Innanzitutto a definire i bacini di utenza: dove è meglio una nuova fabbrica, in quale Comune è preferibile allocare un nuovo ospedale o una università o più semplicemente un centro commerciale. Tutti scelte orientate all’ottimizzazione e che evitano sprechi.


VITA DA RESIDENCE - Se la prima grande domanda alla quale deve rispondere la rilevazione riguarda il territorio, la seconda si riferisce a un fenomeno segnalato da alcune tra le più recenti indagini a campione. Non è più vero che gli italiani non sono disposti a lasciare la loro città per andare a lavorare in un’altra, anzi sta emergendo un modello mediterraneo di mobilità. Gli americani quando si spostano impacchettano tutto, dalle suppellettili agli animali domestici, dalle biciclette ai figli. L’italiano, invece, si muove da solo e lascia la famiglia nel luogo di residenza. Evita, insomma, di far consumare «strappi» a consorti e prole. Stiamo parlando del popolo dei residence, per lo più professionisti che pendolano settimanalmente o quindicinalmente tra ufficio e casa, ma anche di tanti operai specializzati e lavoratori stagionali dell’industria delle vacanze. Quanti sono in totale? Si stima il loro numero attorno ai 2,5 milioni.


MULTIETNICITA’- La terza grande domanda rivolta al censimento riguarda gli stranieri. Nel ’91 l’Italia non era sicuramente una società multietnica come lo era, ad esempio, la vicina Francia. Oggi ci siamo avvicinati. La dimostrazione è che per la prima volta il questionario dell’Istat è stato redatto in dodici lingue. Gli immigrati legali sono tra 1,3 e 1,4 milioni, mentre è impossibile dire quanti sono i clandestini. Bisognerà però sapere dove vivono i «nuovi» italiani, se lavorano o meno, quale grandi di istruzione hanno e dove sono i loro figli. L’impressione è che si vada lentamente verso ricongiungimenti familiari, ma questo è un trend che riguarda più alcune nazionalità (segnatamente i filippini) che altre (i marocchini). Dal censimento si arriverà anche a stimare le piccole Chinatown presenti in Italia e si cercherà di capire quanto sia ampio il tessuto sociale che le comunità straniere costruiscono. Se infatti è risaputo che i cinesi creano loro ambulatori, anche gli ucraini stanno cominciando a fare lo stesso.

Dario Di Vico

I PRECEDENTI


IL PRIMO CENSIMENTO Proclamata l’Unità d’Italia , si provvede a fare il conteggio degli abitanti che, al 31 dicembre 1861 , risultano 26.328.000 . Di questi, gli analfabeti sono il 78 per cento, mentre le persone capaci di esprimersi in lingua italiana (compresi toscani e romani), sono 600 mila (appena il 2,5 per cento della popolazione). I cittadini che hanno diritto al voto , invece, sono 418.696 (soltanto l’1,9 per cento della popolazione). Dato il diffuso analfabetismo, per compilare le schede molti cittadini devono ricorrere agli scrivani pubblici

Numero verde e un sito Internet Le guide per compilare i modelli


Il 14° Censimento generale della popolazione - a cui è abbinato quello delle abitazioni - inizia domani con la consegna a casa dei modelli, fase che durerà fino al 20 ottobre. Il loro ritiro avverrà tra il 22 ottobre e l’11 novembre. Ogni modello contiene una guida per la compilazione. E’ stato predisposto sia un numero verde (800.294.294) sia un sito ( http://www.censimenti.it ). Extrema ratio, gli anziani possono farsi aiutare dai rilevatori. Per facilitare gli stranieri il questionario sarà reperibile in dodici lingue straniere.


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Date: 10 Oct, 2001 on 12:01
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