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A cento metri i bambini di un’elementare: che succederà al nostro orto?
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1. A cento metri i bambini di un’elementare: che succederà al nostro orto?
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da Il Corriere della Sera
Mercoledì, 3 Ottobre 2001

TRA GLI SFOLLATI
A cento metri i bambini di un’elementare: che succederà al nostro orto?

DAL NOSTRO INVIATO

RONCOCESI (Reggio Emilia) - Qui i bambini imparano presto tante cose. Anche dal nome strano, come oasi ecologica. Sanno che è un posto dove la verdura spunta senza veleno. Hanno imparato tutti che i bimbi non nascono più sotto i cavoli, ma forse pensano che se proprio dovesse capitare bisogna fargli trovare un cavolo pulito. Gli scolari delle elementari San Giovanni Bosco di Roncocesi hanno coltivato un loro orticello pulito nel giardino accanto alle aule. Ci coltivano lattuga e zucchine, bietola e fragole imparando che la natura non è un video game. Nell’orto non ci mettono nemmeno una sfarinata di chimica, un bimbo potrebbe nascerci sicuro di venire al mondo cominciando bene.
Sono orgogliosi della loro battaglia verde, in questa scuola a cento metri dall’Autosole. Adesso chi gli spiega che lì accanto, ieri mattina, passava un Tir stracarico di veleni: acido nitrico, ipoclorito, perossido, acido solforico, formico? Pare proprio tutto in regola secondo le norme dei trasporti, anche se un camion così stivato può diventare una bomba ecologica, ne conviene Attilio Fornaciari, il responsabile reggiano dell’agenzia di protezione ambientale dell’Emilia-Romagna. Forse questa è la cosa più preoccupante: per un «tutto in regola» i bambini di Roncocesi potevano morire soffocati. Fortunati perché c’è stata soltanto una nube tossica irritante ma non grave. Fortunati perché la perdita di acido nitrico è stata limitata e ha fritto trenta metri di asfalto senza scivolare nella campagna. Fortunati, soprattutto, perché il gigante dei veleni non sì è incendiato. Così fortunati che possono preoccuparsi del loro orticello: «Maestra la terra sarà ancora buona?» Roberta, la giovane insegnante, non può rispondere. Figuriamoci se le chiedessero: «Perché i camion pieni di veleni passano così vicino a dove stiamo noi bambini?».
Una domanda molto difficile, che riguarda anche i grandi. A Roncocesi mai avrebbero pensato di diventare una sorta di telefilm vero con l’evacuazione ordinata dalle autorità. «Mi hanno detto di chiudere casa e finestre, perché ci portavano tutti al Palasport di Reggio», racconta una signora anziana davanti alla chiesa. Il gestore dello Young bar dice: «Sono andato via da parenti che stano in città». Un ragazzo in motorino: «A casa mia si sono presi una fifa da morire». Per colpa di una tanica di acido nitrico diventato un colabrodo proprio davanti al tranquillo paese, dove la gente, sentendo di parlare di emergenza in tv, pensa a una storia americana.
Invece è stata una vicenda terribilmente domestica, alla quale però si è interessata tutta Italia. Quella in viaggio di prima mattina tra Milano e Bologna. Code di chilometri, rete viaria in tilt, come si dice, l’autostrada chiusa per ore, appuntamenti saltati, isteria, rassegnazione. E l’Italia che ascolta i telegiornali, persino spaventata all’idea che la notizia fosse l’anticipo di attentati chimici o biologici. Paura più in quelli a casa che tra gli sfortunati in auto. Perché la «nube tossica» per buona sorte non ha aizzato la sua cattiveria, facendola restare memorabile solo per la vita di Roncocesi.
Un evento, vedere in azione gli uomini addetti del disinquinamento, i vigili del fuoco con gli autorespiratori, i mezzi verdi di una ditta di pronto intervento ecologico di Milano. Ha visto tutto Tiziana Zaverio, che abita in una casa colonica a cento metri. «Prima delle otto stavo preparandomi per portare i bambini a scuola, quando ho cominciato a sentire l’aria che pizzicava in gola. Si è alzato del fumo colore arancione. Dopo un’ora e mezza sono venuti a dirmi che era meglio andare via». Il piccolo Matteo gioca sull’aia con una gattina trovatella: «L’hanno buttata via dall’autostrada». Ha anche un micione un po’ ammalato che è sotto cura. «Siamo venuti a vivere in campagna perché ci piacciono gli animali», spiega Tiziana. Che strana campagna, dove un mattino improvvisa si alza una nuvola velenosa e dove, sulla barriera anti rumore dell’autostrada hanno dipinto decine di uccelli in volo. Per accontentare l’occhio.

vmonti@corriere.it
Vittorio Monti


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Date: 03 Oct, 2001 on 08:41
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