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«La Moratti porterà la scuola dell’obbligo fino a 18 anni»
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1. «La Moratti porterà la scuola dell’obbligo fino a 18 anni»
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da Il Messaggero Veneto
Venerdì, 28 Settembre 2001

«La Moratti porterà la scuola dell’obbligo fino a 18 anni»

Parla Mazzuchin Marin, dirigente dello Stringher di Udine nello staff tecnico del ministro. Sarà modificato anche l’esame di Stato

UDINE – Anche una friulana nello staff di tecnici del ministro dell’istruzione Letizia Moratti, che hanno collaborato alla definizione della futura riforma scolastica. È la dirigente dello Stringher di Udine, Enrica Mazzuchin Marin, tra l’altro fino al ’95 esperta governativa presso la Comunità europea. Dove ha rappresentato l’Italia nel progetto sull’orientamento e lo scambio tra i giovani. Le novità della riforma sono molte, dalla diversa durata dei corsi, alla rivisitazione profonda della formazione professionale, pure l’esame di stato sarà modificato.
Come cambierà la scuola italiana?
«I punti cardini della riforma del governo, che ha l’obiettivo di innalzare e non abbassare il livello educativo, sono l’obbligo scolastico fino a 18 anni e l’articolazione del percorso scolastico in dodici anni con la formula 4-4-4. Suddivisi pariteticamente fra elementari, medie e superiori, in quest’ultimo caso i quattro anni previsti potranno diventare cinque o sei, con determinate specializzazioni. Altro punto forte è appunto l’estensione dell’obbligo dell’istruzione-formazione fino a 18 anni, ora fermo al primo anno delle superiori».
Per una riforma così radicale ci vorranno tempi lunghi?
«La ristrutturazione dell’impianto organizzativo della scuola è già in stato avanzato. Cambiano da subito gli esami di stato. Dal prossimo anno, nell’estate del 2002, i ragazzi avranno di fronte una commissione composta da insegnanti interni e solo il presidente sarà un esterno. E particolare non meno importante per gli studenti e le loro famiglie, verrà modificata pure la strutturazione della prova».
Preside Mazzuchin, cosa resterà della scuola attuale?
«La scuola d’infanzia sarà valorizzata. La sua frequenza resta facoltativa, ma potrebbe costituire un credito per il successivo percorso scolastico. Si vogliono conservare e mettere in evidenza le esperienze sperimentali delle elementari, saranno in continuità con le medie che verranno rivisitate. Non ci saranno contraccolpi per l’edilizia scolastica. E neppure la tanto temuta “onda anomala”, dovuta al raddoppio degli studenti delle classi diventate punto di incontro di chi aveva cominciato da subito la scuola di base, elementari unite a medie, e dai ragazzi provenienti dal vecchio percorso accorciato di un anno».
La riforma raccoglierà la richiesta di un maggior raccordo fra formazione e lavoro?
«È prevista l’introduzione del sistema duale. Significa che i giovani, in un arco di età che va dai 14 ai 21 anni, potranno scegliere se, dopo un ciclo di orientamento, entrare nel percorso tradizionale frequentando le superiori, o in quello professionale. Si sta ancora valutando la possibilità che la formazione abbia agganci con l’Università, ma è troppo presto per parlarne».
Cosa dovrà aspettarsi chi già opera nella scuola?
«Per ottenere e mantenere la qualità nella formazione degli insegnanti e delle altre figure professionali, impegnate nella scuola, si vuole avviare un’operazione di rinforzo per valorizzare l’aspetto progettuale dell’attività didattica. Inoltre, a chi lavora in questo settore strategico per il futuro del paese, dovranno essere assicurati adeguati riconoscimenti economici, dato lo sforzo richiesto».
Che spazio avrà il tema complesso della valutazione?
«Sarà creato un sistema nazionale di valutazione, che garantisca non solo la qualità della scuola ma anche la valutazione della parte nazionale del curricolum della formazione professionale, ovvero quella che sarà comune in tutta Italia, pari all’80% del numero di ore. In questo modo non ci saranno differenziazioni nelle conoscenze e competenze fondamentali acquisite in un determinato corso di formazione, a prescindere dalla sede geografica della scuola o dell’ente che lo organizza».
Le regioni avranno meno voce in capitolo?
«Questa riforma richiederà un ruolo essenziale da parte delle regioni per consentire a tutte di partire con una base formativa omogenea, al fine di evitare la costituzione di aree svantaggiate e quindi potenzialmente in maggiori difficoltà rispetto alle altre».

Maria Rita Branca


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Date: 28 Sep, 2001 on 18:54
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