Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


Edscuola Board
Edscuola Board Discussion Forum.
Index / Educazione&Scuola© - Archivio Rassegne / Educazione&Scuola© - Rassegna Stampa (Archivio 2)
author message
Il professore d’italiano? Nelle scuole del Nord è assente
Post a new topic Reply to this Topic Printable Version of this Topic
edscuola
Administrator
in Educazione&Scuola

View this member's profile
posts: 13944
since: 23 May, 2001
1. Il professore d’italiano? Nelle scuole del Nord è assente
Reply to this topic with quote Modify your message
da Il Corriere della Sera
Giovedì, 27 Settembre 2001

Carenza imprevista, e preoccupante, degli insegnanti di Lettere. Al Sud, invece, sono in esubero

Il professore d’italiano? Nelle scuole del Nord è assente

di FRANCESCO MERLO


E’ esplosa al Nord «l’emergenza Lettere»: non ci sono abbastanza professori di Italiano nelle medie e nelle medie superiori. A Milano, a Varese, e in molte altre città mancano gli insegnanti di lingua nazionale. Nelle regioni di Manzoni, Pavese, Gozzano e Montale, persino nella terra di Dante scarseggia la materia prima della scuola, il pane di ogni formazione, l’ingrediente elementare di qualsiasi dieta intellettuale: l’Italiano. E’ come se in agricoltura sparisse il produttore di grano o se ai poppanti non dessero più latte. E non è tutto. Questa volta l’allarme del Provveditorato di Milano non è per una disfunzione burocratica, ma per una grave malattia dell’intero Paese.
Speculare a questa deficienza delle «humanae litterae» nel Nord c’è infatti un esubero al Sud, un eccesso di «umanesimo» in Campania, in Puglia, in Calabria e in Sicilia, una pletora di inutili professori di Italiano nelle terre di Croce e Pirandello.
Il proletariato intellettuale meridionale di cui parlava Salvemini è oggi composto da docenti disoccupati che preferiscono vivere di espedienti, allungare la propria adolescenza in famiglia sino ai trentacinque e ai quarant’anni, e diventare canuti restando «precari» piuttosto che emigrare al Nord e insegnare, per due milioni al mese, in scuole che sempre più somigliano alle piazze, ad agglomerati di umori giovanili ingovernabili, debordanti dalle regole della grammatica, della morfologia, della sintassi.
Ecco dunque la malattia: poco pane al Nord e troppo pane al Sud; l’Italiano si impoverisce e si fa cachettico a Milano mentre inacidisce in retorica e diventa obeso a Napoli. La patologia è grave perché chi non sa parlare e scrivere la lingua nazionale finisce con lo scimmiottare, comunicare con segnali di fumo, sgangherare gli slang, con il rifugiarsi nei surrogati e nelle parlate gergali sino ad imbrogliarsi e a degradare il proprio pensiero. In questo modo anche l’idea delle famose quattro «I» della propaganda elettorale di Berlusconi - Informatica, Internet, Inglese, Impresa - si mostra inadeguata perché arranca dietro le mode cangianti del mercato. Sarebbe bastata una quinta «I»: quella delle fondamenta, la I di Italiano. Difatti la lingua del web, l’apprendimento dell’Inglese e persino la sintassi del manager diventano biascichii grotteschi senza il supporto della lingua nazionale, senza un buon italiano appreso a scuola.
Già la sociologia classica, ben prima di Berlusconi, trovava che il Nord fosse più avanzato anche dal punto di vista dell’ordinamento scolastico perché favoriva la cultura scientifica, tecnica e politecnica su quella umanistica, aveva più scuole di formazione professionale e meno licei classici. Ebbene, questa differenza, questa discriminante è arrivata probabilmente al capolinea, al punto da marginalizzare le Lettere, da fare dell’insegnamento dell’Italiano un’attività da poveracci, da meridionali indigeni. Ci dice Antonio Di Tollo, preside del più famoso liceo scientifico di Bari, il Majorana: «Da anni qui non abbiamo docenti di fisica, ma siamo tutti professori di Italiano. E i laureati in Lettere al Sud sono persino aumentati mentre il numero dei licei classici è diminuito, col risultato di accrescere l’esubero».
Al contrario, a Milano non soltanto non ci sono abbastanza docenti di Italiano, ma in molti hanno preferito restare a paga ridotta negli istituti privati piuttosto che trasferirsi a paga intera nella scuola di Stato. E si tratta evidentemente di insegnanti che non si fanno incentivare da un salario che rimarrebbe comunque irrisorio, insufficiente a pagare una colf. Probabilmente sono mogli di professionisti che trovano più comoda e confortevole la scuola privata sotto casa.
Non sappiamo cosa può diventare l’Italia senza Italiano. Forse la poesia si farà rap da ragioniere, forse l’umanesimo sta già facendo come gli elefanti e torna a morire dove è nato, nel Mediterraneo.

Francesco Merlo


http://www.edscuola.it
http://www.edscuola.com
Mail: redazione@edscuola.com
Date: 27 Sep, 2001 on 07:14
Il professore d’italiano? Nelle scuole del Nord è assente
Post a new topic Reply to this Topic Printable Version of this Topic
All times are GMT +2. < Prev. Page | P.1 | Next Page >
Go to:
 

Powered by UltraBoard 2000 Personal Edition,
Copyright © UltraScripts.com, Inc. 1999-2000.

Archivio
Archivio Forum
Archivio Rassegne